SOCIETÀ

Mandela Day: l’eredita di un grande uomo, oggi più attuale che mai

“Che ci sia giustizia per tutti. Che ci sia pace per tutti. Ci sia lavoro, pane, acqua e sale per tutti. Che tutti sappiano che il corpo, la mente e l'anima di ciascuno sono stati liberati per realizzare se stessi. Che mai, mai e poi mai più questa bella terra possa vivere l'oppressione dell'uno da parte dell'altro e soffrire il disonore di essere la feccia del mondo. Lasciamo che la libertà regni”.

Con queste parole Nelson Mandela, il 10 maggio del 1994, concludeva il suo primo discorso da presidente eletto della Repubblica Sudafricana post-apartheid.

Militante, fin da giovanissimo, tra le fila dell’African National Congress (ANC), combatté le politiche di segregazione razziale fin dalle loro prime applicazioni, da parte degli afrikaner, negli anni ’50: ma si trattò sempre di un “combattimento” pacifico, in quanto Mandela aveva scelto in gioventù, e avrebbe difeso per tutta la vita, la strada della nonviolenza radicale, della pace e dell’inclusione. Come ebbe a dire durante i terribili anni di reclusione a Robben Island – dove era detenuto in qualità di prigioniero politico dopo la messa al bando, nel 1960, di tutte le organizzazioni per i diritti civili (tra cui anche l’ANC) – “io non ho nemici, ho soltanto avversari”. E la sua fede nella pace e nel dialogo fu ulteriormente confermata durante il mandato presidenziale, tra il 1994 e il 1999: fu Mandela a sostenere il Paese nei primi passi al di fuori del regime di apartheid, che era valso al Sudafrica lo sdegno e l’abbandono da parte di tutta la comunità internazionale. Nel 1995 veniva istituita la Commissione per la Verità e la Riconciliazione (Truth and Reconciliation Commission, TRC), il cui scopo era raccogliere le testimonianze di vittime e carnefici dei crimini commessi nei lunghi decenni bui della segregazione non per portare vendetta, ma per creare un’autentica riconciliazione tra bianchi e neri, oppressori e oppressi, ora fratelli di un’unica Rainbow Nation, come la definì “Madiba” in quello storico primo discorso presidenziale.

Nelson Mandela ha incarnato i più alti ideali ai quali l’umanità ha deciso di ispirarsi dopo le guerre mondiali – libertà, uguaglianza e fratellanza fra tutti gli uomini, al di là di tutte le differenze di razza, di sesso, di fede, di ideologia. In eredità, quest’uomo ha lasciato un progetto ideale: la realizzazione, ancora in fieri, di una società giusta e inclusiva.

Ancora oggi, il Sudafrica non ha pienamente realizzato il processo di pacificazione iniziato dal suo primo presidente nero: nonostante la sorprendente crescita economica registrata nei primi anni Duemila, la disoccupazione, la povertà e le disuguaglianze affliggono ancora il Paese, percorso, negli ultimi anni, da ondate di violenza xenofobica, rivolta soprattutto verso i numerosi migranti internazionali, perlopiù subsahariani, che ogni anno entrano nei confini nazionali alla ricerca di una vita migliore.

Molti più risultati sono stati raggiunti sul fronte internazionale: fin dalle politiche di apertura messe in atto dall’ultimo presidente bianco del Paese, Frederik W. De Klerk (vincitore, nel 1993, del Nobel per la Pace insieme a Mandela), il Sudafrica è stato nuovamente accolto dalla comunità internazionale e dall’ONU; inoltre, dagli anni 2000 ha assunto un ruolo di leadership regionale, concretizzatosi nel rinnovato impegno per la Southern African Development Community (SADC), fondata nel 1992.

Dal 2009, l’ONU ha istituito l’International Mandela Day, una giornata di commemorazione che cade il 18 luglio, giorno della nascita del presidente, il cui obiettivo è portare avanti e diffondere a livello mondiale gli ideali e l’impegno del grande politico sudafricano. Quest’anno, nella diciottesima ricorrenza dell’evento, il tema centrale sarà la lotta alla povertà – tra l’altro, primo dei diciassette Sustainable Development Goals dell’Agenda 2030 – e, di fronte all’emergenza sociale generata, soprattutto nel continente africano, dalla pandemia, è stata lanciata in Sudafrica l’iniziativa nazionale “Each One Feed One(#each1feed1), per aiutare i maggiormente colpiti dalla crisi a superare almeno l’insicurezza alimentare.

Mandela si considerava una persona semplice, resa eccezionale non per merito, ma per le contingenze della Storia. Oggi ancor più di prima, il suo impegno, la sua fede in ideali come pace e giustizia, ci indicano la via da percorrere per una ricostruzione pacifica, equa e inclusiva della società: per onorare la sua memoria non affidiamoci alle parole, ma seguiamo il suo esempio, divenendo parte attiva del rinnovamento.

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