SOCIETÀ

Mare Jonio, la nave progetto umanitario contro i morti in mare

È salpata dal porto di Augusta, in Sicilia, il 4 ottobre scorso, Mare Jonio, la nave battente bandiera italiana che da dieci giorni naviga nelle acque del Mediterraneo centrale, di fronte alle coste della Libia portando in mare il progetto Mediterranea. Un’operazione voluta e organizzata da diverse figure, una ‘piattaforma aperta e inclusiva’ che ha riunito associazioni, soggetti politici, culturali e sociali e singoli cittadini che hanno scelto di farne parte. “Non una Ong, che non siamo e non vogliamo essere, - ha spiegato l’armatore Alessandro Metz - ma una Ang, un’azione non governativa che serva ad aprire un ragionamento nuovo, un’azione assolutamente inclusiva”.

Così il rimorchiatore Mare Jonio, acquistato grazie a un prestito concesso da Banca Etica e al supporto economico di singoli, enti, associazioni, realtà varie e un’attività di crowdfunding finalizzata a ripagare il prestito e a dare continuità all’operazione, è stato riconvertito nel progetto umanitario che ha preso il nome di Mediterranea.

“Il progetto di Mediterranea è nato qualche mese fa, guardando quello che stava succedendo vicino a noi – ha raccontato l’armatore. La chiusura dei porti e il blocco delle imbarcazioni di soccorso delle Ong ha cancellato quei testimoni capaci di  raccontare quello che nel nostro mare continua ogni giorno a succedere: partenze, attraversamenti, naufragi, morti, sbarchi”.

Mare Jonio è salpata con l’obiettivo specifico di verificare, monitorare, raccontare quello che succede in mare e di fornire soccorso a imbarcazioni che si trovano in difficoltà, cosi come è previsto dalle leggi internazionali e dalla cultura e di chi vive e conosce il mare.

Il progetto ha avuto il supporto delle ong tedesca Sea Watch, di Open Arms e di tanti personaggi della cultura, dei media nazionali e internazionali. “La nostra presenza – continua Metz – ha sicuramente fatto in modo che molte realtà si muovessero. Di certo, sapere che qualcuno può raccontare che ci sono persone in pericolo che hanno richiesto aiuto, come prevedono le leggi internazionali, obbliga chi ha il dovere di interessarsene, quantomeno a non assumersi scomode responsabilità che attraverso il nostro racconto potrebbero diventare pubbliche. È stato così per un barcone di 130 persone portato in salvo dalla Guardia Costiera maltese da tempo non più attiva nei salvataggi ed è stato così anche per un barcone con 70 migranti a bordo che, dopo ore di trattative, la Guardia Costiera italiana ha fatto sbarcare qualche giorno fa nel porto di Lampedusa”.

La nave, dopo 12 giorni di navigazione nel canale di Sicilia, rimarrà qualche giorno per una sosta tecnica al porto di Palermo pronta a ripartire il prima possibile.

“Sono tantissime le persone che in queste settimane ci hanno fornito il loro sostegno – conclude Metz - e questo ancora di più continua a dimostrarmi che anche le cose che pensiamo troppo lontane da noi (io sono un operatore sociale che da oltre 30 anni lavora con le persone in difficoltà, quindi in un ambiente distantissimo da quello che può essere il mare) si possono fare”.

Alessandro Metz sarà a Palazzo Liviano martedì 16 ottobre alle 18.00 per presentare il progetto Mediterranea.

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