C’è chi dice che la scienza non è democratica – lo abbiamo sentito ripetere anche durante l’ultima pandemia – e chi sostiene che essa, o meglio il pensiero scientifico e matematico che le è sotteso, è al contrario fulcro e palestra di democrazia e di valori civili. Come Chiara Valerio, scrittrice con molti anni di studio e di insegnamento della matematica alle spalle e autrice del libro La matematica è politica, selezionato nella cinquina finalista del Premio Galileo per la divulgazione scientifica 2021.
“Dai tempi del dottorato mi è rimasta questa idea che i matematici, le matematiche e tutte le persone che studiano le scienze devono in qualche modo sempre confrontarsi con una comunità di loro pari, e questo ha molto a che fare con l'idea di cittadinanza – spiega Valerio a Il Bo Live –. A volte li immaginiamo chiusi in una torre d'avorio, ma in realtà i matematici e le matematiche sono continuamente in contatto con una comunità di vivi e di morti, esattamente come ogni cittadino in una democrazia costituzionale come la nostra, che appunto prende i principi fissati dalla costituente e cerca di applicarli di vivificarli”.
Intervista di Daniele Mont D'Arpizio; montaggio di Elisa Speronello
La matematica quindi come fonte di valori, soprattutto nella direzione della collaborazione, dell’accoglienza e dell’inclusione, ma anche laboratorio di virtù civili e persino di spiritualità. “Sedersi a svolgere un esercizio di matematica è un gesto di protesta nei confronti del presente, che sia urgenza percepita o stasi di forza maggiore, perché studiare matematica significa riprendersi il tempo – scrive l’autrice nel libro – (…) Non ci sono filosofie e religioni altrettanto efficaci, non ci sono passeggiate nella natura che possano reggere il confronto del tempo e del silenzio che regala lo svolgimento di un esercizio di matematica”.
Questo anche perché oggi la matematica si presenta come l’esatto contrario di quell’insieme di granitiche e indiscutibili certezze che ci è stato tramandato sui banchi di scuola. Tutto dipende, scrive sempre Valerio, dal contesto e dall’insieme di riferimento: persino che le parallele non si incontrino e che 2 più 2 faccia 4. “Le regole e le verità matematiche sono assolute ma allo stesso tempo transeunti, dipendono sempre dai contesti, come anche i principi costituzionali, i diritti e i doveri”, continua la scrittrice nell’intervista a Il Bo Live.
La matematica insomma, secondo Poincaré scienza delle relazioni piuttosto che delle cose, è determinante per la crescita intellettuale, civile e umana di chi la coltiva. Per questo La matematica è politica è in parte affine all’autobiografia intellettuale, in parte si inserisce nella galleria delle proposte di fondazione di un’etica laica, che valga per tutti pur non dipendendo da un’autorità esterna, immanente o trascendente. E non trascura qui e là nemmeno i toni del pamphlet, ove tenta di calare i principî illustrati dall’autrice nella nostra realtà politica, con tanto di nomi e cognomi.
“ I matematici e le matematiche sono continuamente in contatto con una comunità di vivi e di morti, esattamente come ogni cittadino in una democrazia costituzionale come la nostra
Come può però esistere una disciplina che voglia fondarsi su regole condivise senza riconoscere una qualche forma di autorità? Per Chiara Valerio “la risposta facile sarebbe con l'autorevolezza. In realtà sono prive di principio di autorità tutte le materie che rispondono a cosa e non a chi: perciò è bello che i giovani studino le scienze, la matematica, la chimica e architettura, l'ingegneria o la filologia. In fondo tutte le discipline possono essere impostate come una risposta a qualcosa e non a qualcuno: cosa che la matematica fa naturalmente perché ti educa contemporaneamente a sentirti un padreterno e l'ultimo servo della gleba, dato che chiunque in qualsiasi momento può venire con un controesempio e dimostrare che hai torto. E non si tratta mai di attacchi personali, ma di cose che aiutano a far crescere tutta la comunità”.
Qualche dubbio al lettore, soprattutto se provvisto di una formazione giuridica o storico-politica, può derivare dall’applicazione del ragionamento deduttivo al diritto e alla politica: un mondo quasi per definizione ancorato al principio di autorità, che nasce proprio per quelle situazioni in cui i singoli non riescono spontaneamente a trovare un accordo. Un mondo che, al pari delle scienze, negli ultimi tempi si è arricchito di punti di vista e di problematiche e in cui al centro della riflessione rimane, o perlomeno dovrebbe rimanere, la persona intesa e compresa nella sua singolarità e unicità (pensiamo solo al processo penale). Un sistema infine segnato dalla complessità e dall’ipertrofia normativa, con leggi e principi spesso in contrasto tra loro, che sembra chiamare l’interprete a un bilanciamento piuttosto che a un’applicazione al caso particolare di un principio puramente astratto.
Rimane comunque impressa la forza con cui l’autrice associa la matematica alla democrazia, ma anche alla rivoluzione. Anche se oggi numeri e algoritmi sono anche il linguaggio dell'economia e della finanza, del marketing e delle piattaforme web, con le loro forme di sorveglianza e di profilazione sempre più efficaci. “Gli strumenti sono sempre i neutri – conclude Valerio –, sono gli esseri umani che decidono di utilizzarli in un modo o nell’altro. La matematica è una lente potentissima che può essere utilizzata per distorcere o per correggere, conoscerla significa imparare a decrittarne le distorsioni, capire la portata di quelle che la matematica americana di Cathy O'Neil in un bellissimo libro chiama armi di distruzione matematica”. Uno strumento essenziale di testimonianza e di resistenza che va diffuso nella società e non lasciato alla mercé di chi guida il sistema, si tratti dei governi o di chi siede nei consigli di amministrazione. “Studiare non serve: studiare comanda” scrive Valerio, e su questo non si può che essere completamente d’accordo.