SOCIETÀ

Il mercato dei veicoli elettrici accelera nel mondo, ma non in Italia

Nel 2022 è stato toccato un nuovo record mondiale di vendita di veicoli elettrici (EV): più di 10 milioni, un numero maggiore di tutte le auto vendute in Europa (9,5 milioni) e circa la metà di quelle vendute in Cina. La crescita del trend è evidente, se si conta che nel 2020 meno del 5% delle auto vendute erano elettriche, nel 2021 il 9%, mentre nel 2022 sono state il 14% del totale. In 5 anni si è passati dalla vendita di 1 milione a più di 10 milioni e quelli già circolanti oggi sono circa 26 milioni di Light Duty Vehicles (LDVs), mezzi leggeri con meno di 12 posti, sia a batteria (BEV) sia ibridi (PHEV).

Circa 6 milioni di auto elettriche sono state vendute l’anno scorso solo in Cina, che ha anche circa la metà di quelle circolanti al mondo: quasi 14 milioni. L’Europa è il secondo mercato e nel 2022 un’auto su cinque tra quelle vendute era elettrica. Complessivamente la vendita di auto in Europa è calata del 3% rispetto al 2021, ma è aumentata quella delle elettriche, del 15%. Erano elettriche l’88% delle auto vendute in Norvegia, il 54% in Svezia, in Germania il 31% e in Francia il 21%.

In Italia invece si è registrato un calo di quasi il 20% della vendita di EV passando da 140.000 a 115.000 veicoli venduti, mentre il governo nel contesto europeo dello stop alla vendita di auto a diesel e benzina entro il 2035 ha combattuto una battaglia per difendere i biocarburanti che per ragioni di efficienza (ma anche di sostenibilità alimentare perché possono andare in conflitto con la produzione agricola, si parla infatti di Food VS Fuel), avranno ben poco mercato nel trasporto leggero.

Il terzo mercato globale è quello statunitense, che ha raggiunto l’8% nella vendita di auto elettriche, crescendo più di tutti gli altri nell’ultimo anno (del 55%).

A fine 2023 potrebbero essere 14 milioni i veicoli venduti nel mondo, il 18% del totale, e a fine decennio nel 2030, secondo i nuovi scenari del Global EV Outlook 2023 dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), questa percentuale potrebbe salire al 35%. Entro quella data si redistribuirà anche il numero dei veicoli elettrici nel mondo: la Cina avrà il 40% del mercato, l’Europa il 25% e gli Usa il 20%.

Emissioni e efficienza

Un simile assetto porterebbe a raggiungere entro il 2025 il picco della domanda di petrolio per il settore del trasporti su strada.

Gli impegni presi sul fronte della produzione di batterie dai diversi blocchi geopolitici sono più che sufficienti, secondo la IEA, a incontrare la domanda di mercato e sarebbero addirittura in linea con uno scenario a zero emissioni nette entro il 2050.

Nel 2022 nel mondo sono stati spesi 425 miliardi di dollari in auto elettriche, il 50% in più rispetto all’anno precedente, e solo il 10% è riconducibile a incentivi statali. Gli investimenti in start-up per sviluppare nuove tecnologie come quelle per l’accumulo hanno superato i 2 miliardi di dollari, in crescita del 30% rispetto all’anno precedente.

La principale ragione per cui le auto elettriche sono fondamentali per contrastare il riscaldamento globale non è tanto che non bruciano combustibili fossili: parte dell’elettricità che le alimenta può venire generata ad esempio da centrali termoelettriche a gas o carbone e andrebbe quindi sostituita con quella proveniente da fonti rinnovabili. In ogni caso, non bruciando carburante, il motore elettrico aiuta a risolvere il problema dell'inquinamento, in quanto non produce quelle polveri sottili che rendono irrespirabile l'aria di moltissime città. 

Tuttavia, il pregio più importante delle auto elettriche, se così si può dire, è che sono tecnologie molto più efficienti delle auto a combustione interna: rispetto a queste ultime richiedono dalle 3 alle 4 volte meno energia per fare gli stessi chilometri. Sul fronte dell’efficienza, vincono il confronto anche con veicoli alimentati a idrogeno o carburanti sintetici (detti anche e-fuels power-to-liquid). In un mondo sempre più popoloso e sempre più elettrificato (possibilmente a rinnovabili) l’efficienza energetica è il tratto più importante da ricercare.

Non tutti i veicoli elettrici però aiutano allo stesso modo a ridurre le emissioni. Nel 2022 il mercato delle auto elettriche è stato dominato da quelle che, se avessero avuto il motore a scoppio, si sarebbero chiamate di grossa cilindrata, che rappresentavano più del 60% delle opzioni disponibili in Cina ed Europa e una percentuale ancora maggiore negli Usa.

Le batterie dei SUV elettrici sono dalle due alle tre volte più grandi di quelle montate su piccole auto e richiedono molti più minerali critici.

Secondo uno studio del MIT Trancik Lab riportato sul New York Times, le emissioni dell’intero ciclo di vita di un grande pick-up elettrico sono in media la metà di un veicolo analogo alimentato a benzina o diesel, ma non sono diverse rispetto a quelle di un auto a combustione interna di piccola cilindrata.

Non solo auto elettriche

Rispetto al 2018 la gamma di auto elettriche è più che raddoppiata arrivando a circa 500 modelli sul mercato. È un’offerta considerevole, ma che resta meno della metà dei modelli di auto a combustione interna (circa 1250), le quali però hanno raggiunto il picco a metà degli anni ‘10 del 2000 (circa 1500) e da allora sono calate.

Il segmento dei trasporti più elettrificato ad oggi non è però quello delle automobili, bensì quello dei veicoli a due o tre ruote, che godono di particolare successo in paesi in via di sviluppo come l’India, dove sono incentivati dal governo e risultano vantaggiosi specialmente in un contesto di carburanti molto cari. Altri Paesi dove sta emergendo un mercato per i veicoli elettrici sono la Thailandia e l’Indonesia.

Per quanto riguarda bus e camion elettrici la loro percentuale sui veicoli venduti è rispettivamente del 4,5% e dell’1,2%. In Finlandia però il 65% dei bus venduti nel 2022 erano elettrici.

Batterie e minerali critici

Nel 2022 la produzione del 60% del litio, del 30% del cobalto e del 10% del nichel è stata destinata al mercato dei veicoli elettrici e in particolare alle batterie. 5 anni fa queste percentuali erano rispettivamente al 15%, 10% e 2%.

L’anno scorso, rispetto al 2021, la domanda di batterie agli ioni-litio per l’automotive è cresciuta del 65% (arrivando a 550 GWh) e tale crescita traina la domanda di minerali critici, avverte la IEA: “ridurre il bisogno di materiali critici sarà importante per la sostenibilità, la resilienza e la sicurezza della catena di fornitura, specialmente visti i recenti sviluppi di prezzo per i materiali delle batterie”.

Nel 2022 le batterie a litio, nichel, manganese e ossido di cobalto (NMC) sono rimaste il modello più utilizzato (60%), anche se esistono già batterie agli ioni-litio che non impiegano cobalto, come le batterie litio-ferro-fosfato (LFP, 30%). Il 95% di queste ultime però è montato su veicoli prodotti in Cina, dove è anche stata annunciata una capacità produttiva di circa 100 GWh di batterie al sodio, alternative a quelle al litio.

Se le batterie LFP recano il beneficio di non impiegare cobalto, ritenuto un minerale di conflitto, possono però secondo la IEA in prospettiva risultare problematiche per il loro utilizzo di fosforo, materiale chiave per i fertilizzanti: una larga diffusione di questa tipologia di batterie, al crescere del mercato degli EV, potrebbe generare conflitti di fornitura tra il settore dei trasporti e quello agricolo.

La Cina resta anche il maggiore esportatore sia di auto elettriche (35% di quelle esportate sono cinesi, e l’Europa è il suo più grande mercato), sia di batterie. Entro il 2030 però l’Europa, con il Net Zero Industry Act, punta a produrre sul vecchio continente il 90% delle batterie di cui necessita ogni anno (550 GWh). Lo stesso intendono fare Stati Uniti (con l’Inflation Reduction Act) e India (con il Production Link Incentive).

Infrastrutture di ricarica

A fine 2022 nel mondo c’erano 2,7 milioni di punti di ricarica pubblici, più di 900.000 installati solo nell’ultimo anno. Sono però i punti di ricarica rapida, specialmente lungo le autostrade, quelli che consentono viaggi anche lunghi e che permettono di vincere le resistenze dei consumatori nello scegliere di adottare l’auto elettrica, rimarca la IEA.

Nel 2022 ne sono stati installati 330.000 di nuovi, ma il 90% in Cina. In Europa a fine dell’anno scorso i punti di ricarica rapida erano circa 70.000, un aumento del 55% rispetto all’anno precedente: ce ne sono 12.000 in Germania, quasi 10.000 in Francia, 9.000 in Norvegia. Contando anche quelli lenti in Europa ci sono circa 530.000 punti di ricarica.

“C’è una chiara ambizione in tutta l’Unione Europea a sviluppare ulteriormente le infrastrutture pubbliche di ricarica, come indicato dall’accordo AFIR (Alternative Fuels Infrastructure Regulation) che fisserà i requisiti di copertura di ricarica elettrica nella rete di trasporti trans-europea" sottolinea la IEA. "Un accordo tra la Banca Europea di Investimento e la Commissione Europea metterà a disposizione più di 1,5 miliardi di euro entro la fine del 2023 per le infrastrutture per i carburanti alternativi, includendo anche le ricariche elettriche rapide”.

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