SCIENZA E RICERCA

Le microplastiche sono arrivate anche nei laghi europei

Esiste una chiara correlazione tra l’utilizzo da parte dell’uomo del suolo e la presenza di microplastiche nei laghi. Uno studio pubblicato su Plos Biology ha analizzato le acque superficiali di 67 diversi laghi europei scoprendo che le concentrazioni di microparticelle erano superiori a quelle precedentemente riportate nei laghi. Di fatto l’analisi conclude che la presenza di microplastiche nei laghi studiati è del tutto similare a quella di fiumi e oceani.

I laghi infatti spesso sono trascurati come potenziali hotspot per l'accumulo di detriti antropici. Quando le acque di fiumi e torrenti entrano nel lago, le microparticelle potrebbero potenzialmente essere trattenute più a lungo e quindi accumularsi in concentrazioni più elevate. I laghi poi, possono anche ricevere complessivamente più microparticelle rispetto alle aree costiere perché sono più vicini alle fonti di inquinamento. La maggior parte dei laghi europei infatti si trova all'interno dei paesi sviluppati.

 

Le concentrazioni di microplastiche e fibre antropogeniche nei laghi riflettono l'uso del suolo circostante

Gli autori dello studio hanno quindi cercato di testare se l'inquinamento fosse più comune nei laghi circondati da terre antropizzate, in cui venivano generati più rifiuti secondo un modello informatico esistente. L'analisi inoltre ha escluso le macroparticelle superiori a 5 mm, motivo per cui dai risultati finali bisogna considerare un’eventuale sottovalutazione dell'accumulo di plastica nei laghi. 

Andrew J. Tanentzap e soci hanno scoperto che la concentrazione di microparticelle nell'acqua quadruplicava nelle aree in cui l’attività umana era più presente e raddoppiava nelle aree con una minore copertura forestale. Gli autori hanno anche trovato un quantitativo di  microparticelle di plastica cinque volte inferiore nei laghi con più microrganismi attivi suggerendo, in attesa di studi più approfonditi, l’ipotesi che alcune specie naturali possano aiutare a rimuovere l'inquinamento, come e quanto però dev’essere studiato a fondo.

I risultati però hanno messo chiaramente in luce come la stragrande maggioranza (94%) delle particelle fosse proveniente da fonti antropiche e ristagnasse sulla superficie dell’acqua. I tipi più comuni di microparticelle, come ad esempio polipropilene e polietilene che si trovano in bottiglie e sacchetti, possono essere particolarmente pericolose in quanto  queste microparticelle rimangono galleggianti nell'acqua a causa di densità inferiori rispetto all'acqua dolce e quindi sono facilmente accessibili agli organismi.

La concentrazione di microparticelle nell'acqua quadruplicava nelle aree in cui l’attività umana era più presente

“Lo studio fornisce una preziosa base di prove per aiutare a dare priorità al monitoraggio e alla mitigazione dei detriti antropogenici nei laghi del mondo - hanno dichiarato gli autori -. Poiché i detriti antropogenici continuano a inquinare l'ambiente, i nostri dati aiuteranno a contestualizzare il lavoro futuro e i nostri modelli possono informare il controllo e gli sforzi di riparazione".

“La maggior parte della nostra attenzione sull'inquinamento da plastica si concentra sugli oceani, ma abbiamo scoperto che i laghi europei, cioè le nostre fonti di acqua potabile, sono inquinati allo stesso modo da plastiche microscopiche e fibre artificiali”.

Lo studio quindi fornisce le basi scientifiche per ritenere che anche la situazione dei laghi debba essere costantemente monitorata con attenzione. Sappiamo che le microplastiche oramai sono dappertutto, dagli oceani ai ghiacciai. Un dato che non può non allarmare.

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