CULTURA

Il mondo del giallo e noir e un appuntamento a Pistoia

Potrebbe essere una buona idea fare un salto a Pistoia all’inizio di ottobre, in occasione dell’undicesima edizione del Festival del Giallo, quest’anno dedicato a un tema “intrigante”, Acque e misteri: giallo mediterraneo e altre narrazioni. Incontri ed eventi si svolgeranno soprattutto nei locali della Biblioteca San Giorgio, le rappresentazioni presso teatri, sia quello del Circolo Arci Bottegone, sia il Piccolo Teatro Mauro Bolognini. Ovviamente Pistoia vale di per sé una visita, anche non brevissima, culturale artistica storica urbanistica architettonica. Poi alcune altre curiosità saranno questa volta scopribili letterariamente, dall’8 al 10 ottobre 2021. Il primo mistero glorioso da decifrare è cosa sia questo giallo mediterraneo di cui si parlerà, sottomistero cosa sia lo stesso giallo, sottosottomistero se esiste davvero una pluralità di indicazioni geografiche tipiche, terrestri o marine e, casomai: esiste anche il giallo atlantico? O pacifico? Quello “nordico” fa riferimento a un punto cardinale europeo o proprio al Mar del Nord? E ci sono ulteriori specificità adriatiche, tirrene, egee?

Il giallo a enigma o deduttivo o classico (whodunit, Who has done it?, Chi l'ha fatto?) rappresenta il tipo più tradizionale del genere giallo: un investigatore scopre l'autore di un delitto in base a indizi più o meno nascosti e fuorvianti, generalmente all'interno di una ristretta cerchia di personaggi. Molto vi si è ragionato sopra ed è stato notato come, in linea di massima, i racconti polizieschi razionalistici possono essere rappresentati come edifici a tre piani. La ragione, al primo piano, pone un problema o enigma; al secondo piano, propende a trasformare l'enigma incomprensibile in enigma incredibile e di conseguenza, in Mistero; poiché l'enigma appare senza soluzione, al terzo piano, dissolve il mistero e risolve il problema. Il giallo classico, appunto a enigma, prevede che per il lettore sia possibile arrivare alle medesime conclusioni logiche dell'indagatore, e quindi individuare il colpevole, analizzando gli stessi indizi sui quali l'investigatore costruisce le proprie deduzioni. Il “giallo” è un termine italiano (1929), in quegli anni il genere (nominato sempre diversamente nelle varie lingue: mistery, policier, Kriminal, con infinite varianti) prendeva altre strade (hard-boiled negli Usa) ed è evoluto in modo articolatissimo, soprattutto con il “noir” nell’ultimo mezzo secolo.

La narrazione classica si presenta come una "sfida al lettore" che, per essere equa, deve rispettare un famoso decalogo di regole auree, per esempio quello proposto da Ronald Knox nel 1929. Il capostipite di questo genere letterario è senza dubbio Edgar Allan Poe con il racconto The Murders in the Rue Morgue, dove il protagonista, Auguste Dupin, risolve un caso apparentemente inspiegabile. Tra gli autori di gialli classici si possono citare Conan Doyle, Wallace, Agatha Christie, Stark, Van Dine, Dorothy L. Sayers, Queen, Mignon G. Eberhart, Freeman Wills Crofts, Mary Roberts Rinehart, Margery Allingham, Quentin,  Freeman, King e Patricia Wentworth. Il periodo d'oro del giallo classico va grosso modo dal 1920, l'anno della pubblicazione del primo romanzo di Agatha Christie, Poirot a Styles Court e di I tre segugi di Freeman Wills Crofts, al 1940. 

Un osannato sottogenere è il cosiddetto enigma della camera chiusa, cioè un giallo in cui la vittima viene trovata uccisa in un contesto "impossibile", per esempio all'interno di un ambiente apparentemente sigillato dall'interno. Ann Radcliffe, antesignana del genere giallo e maggiore rappresentante del romanzo nero, con il romanzo I misteri di Udolpho anticipò per certi versi l'enigma della camera chiusa. Autori classici, per la camera chiusa, sono: Dickson Carr, Talbot, Rawson, Boucher, King e Crispin. Pure in tempi recenti il giallo deduttivo, spesso anche con ambientazione storica, continua ad avere successo, come dimostrano le storie pubblicate da Halter, Elizabeth George, Schechter, Cynthia Peale, Doherty, Anne Perry, Dorothy Simpson, Margaret Doody, Lilian J. Brown, Gosho Aoyama e P. D. James. Molti autori italiani si sono cimentati di continuo con il giallo a enigma, anche contemporanei.

Il noir è un’altra cosa. Forse.

Per le storie di crimini e misteri si suole risalire alla Bibbia o, almeno, a Poe, quasi due secoli fa. I libri del genere hanno avuto alterne ma crescenti produzione e diffusione, successo un po’ ovunque nel mondo. E innumerevoli ricostruzioni critiche, definizioni linguistiche e nazionali, articolazioni tecniche e comparate. A un certo punto, per il tramite della critica francese alla storia del cinema americano, a cavallo della guerra poco prima della metà del Novecento, apparve il termine “Noir” come genere o sottogenere assestante. In Italia l’utilizzo è divenuto via via talmente pervasivo che ha finito per sostituire il nostro tradizionale e intraducibile “giallo”. Ancora oggi tutto è noir, nulla più è proprio “solo” un giallo.

Il contemporaneo fascino irresistibile della letteratura noir, valido in Italia da quasi quaranta anni, risiede probabilmente in un’aura che permea ma non determina, in un carattere “apofatico” che può essere definito solo tramite negazioni e, soprattutto, in una negazione fondamentale: non possono esserci conclusioni di verità e giustizia, nei romanzi come nella vita. Il noir sta innanzitutto nel finale aperto e nei caratteri della narrazione come lo stile personale, i colori e i ritmi biodiversi, le sensibilità interpretate, l’atmosfera di disagi e incompiutezze. Come la vita, appunto. Il genere è meticcio da decenni (come quasi tutti i generi letterari da secoli), tanto quanto la stessa nostra specie Homo sapiens da millenni. 

All’inizio il noir si è contrapposto al giallo classico, soprattutto in Italia. Pian piano si è visto, che i confini dei generi sono tutti artificiali, tanti bravi scrittori e scrittrici sono riuscite a violare o scalfire qualsiasi regola astratta, nel nome della buona o meno buona letteratura, della qualità del singolo romanzo e delle serie. Inoltre, sia giallo che noir raccontano ormai ogni città e regione, le indicazioni geografiche tipiche hanno riguardato prima Bologna e Milano, estendendosi poi a ogni anfratto della realtà italiana (e il fenomeno vale quasi per ogni nazione e quasi per ogni letteratura nazionale).

Certo è che i festival del giallo e/o noir sono numerosissimi, quasi sempre annuali e di buona riuscita.

Più di quaranta anni fa in Italia cominciava sulla costa romagnola l’avventura di un festival dedicato al genere noir in tutte le sue forme. Un festival, cioè letteratura cinema teatro fumetto grafica storia geografia, di genere, cioè noir giallo policier nero mystery crime in tutte le sue declinazioni e traduzioni. A Cattolica c’erano già un premio letterario e tanta gente al mare d’estate. Si scelse giugno e si ampliarono arti e spettacoli coinvolti. Per non utilizzare l’italianissimo e datato “giallo” si chiamò MystFest. Già nel 1980 c’erano in Europa altri festival similari, soprattutto in Francia, dove il noir aveva innovato il genere con quasi un decennio d’anticipo rispetto all’Italia. Il Mystfest ha avuto una sua evoluzione e una sua storia, non solo successi ed epigoni. A un certo punto si è sdoppiato per una serie di conflitti con risvolti anche giudiziari, la sua effettiva prosecuzione periodica si è svolta d’inverno in montagna per un ventennio, il Noir in Festival, ora prosegue a Milano e in Lombardia. 

Gli appuntamenti di genere si sono moltiplicati per ogni pizzo, in ogni regione d’Italia, in ogni angolo d’Europa. Ipertrofia. Del genere come di quasi tutto. Da oltre trent’anni c’è un grande festival giallo internazionale e multimediale anche in Spagna, si chiama Semana Negra, dura dieci giorni e si svolge nelle Asturie, a Gijon. Inventato e diretto dal mitico storico tuttologo trottola ispano-messicana Paco Ignacio Taibo II (quello di Héctor e del Che), in una grande città industriale (oltre 270.000 abitanti), in piena estate, è capace di coinvolgere l’intera cittadinanza, di richiamare pubblico da tutt’Europa e  di coinvolgere la capitale Madrid (fra l’altro da lì parte il treno che porta autori e giornalisti sulla costa del nord). I festival giallo noir sono decine nel nostro paese. È impossibile star dietro ad ogni avvenimento dedicato al giallo, gli scrittori vengono presentati ovunque e da varie parti si è attenti a non limitare l’evento alla presentazione di una singola novità. Abbiamo già narrato di Treviso. La settimana dopo vi è l’atteso importante appuntamento di Pistoia.

L’undicesima edizione del festival del giallo di Pistoia parte da una convinzione generale di carattere non solo letterario: il Mediterraneo è stato ed è incubatore di culture, crocevia di popoli. La letteratura di indagine (giallo, poliziesco, noir, novela negra, polar) non poteva non essere influenzata da questo crogiuolo di migrazioni e di mescolanze, fisiche e simboliche. Allora, esiste qualche tratto comune fra gli autori dei paesi affacciati o comunque collegati al bacino mediterraneo? E riesce anche a essere contemporaneo, ovvero a scavare i problemi che agitano le acque dei popoli in mezzo alle nostre terre (migrazioni, povertà, traffici, differenze economiche e sociali fra bordo africano e bordo europeo)? Ne parleremo lì. Vero è che il luogo di ambientazione, che sia Barcellona, Marsiglia, Napoli, Bari, Catania, Palermo, Genova, Trieste, Atene, Istanbul, Tunisi o l’immaginaria Vigata (o gli entroterra estesi delle nazioni interessate, Parigi o Milano e Nordest comprese in qualche caso) è spesso elemento fondamentale delle storie; un luogo che può appartenere sia agli scrittori che solo ai personaggi. 

L’indagine quasi mai si basa su un ragionamento astratto o solo su un’osservazione attenta, bensì sulla frequentazione, descrizione e presentazione dell’ambiente sociale in cui si è verificato il crimine.  L’investigatore, per la posizione di osservatore privilegiato in quanto poliziotto, carabiniere, giornalista, investigatore per professione o per caso, vede gli imbrogli e le falsità, il rapporto del potere con il crimine, le meschinità e misfatti, non da estraneo, partecipe di una realtà che lo supera e lo influenza.  Sotto questo punto di vista anche Maigret è, in qualche modo, noir mediterraneo e non a caso Simenon molto qui viaggiò, fotografò e narrò paesaggi e isole dei nostri mari, inaugurando la lunga serie di “colleghi” mediterranei: Pepe Carvalho, Fabio Montale, Salvo Montalbano, Alfredo Ricciardi, Rocco Schiavone, Bruno Arcieri, Petra Delicado, Kostas Charitos, Kati Hirschel, Marco Buratti, Vanina Guarrasi, Blanca Occhiuzzi, Lolita Lobosco, Saverio Lamanna, Jean Pierre Mordenti, Vito Strega e chi più ne ha ne metta.

Se c'è uno scrittore emblema del noir mediterraneo è Jean Claude Izzo

Se dovessimo scegliere uno scrittore emblema del noir mediterraneo diremmo Izzo. Non a caso Carlotto lo scelse per impostare una bella fortunata collana di storie mediterranee. Jean Claude Izzo (1945 - 2000), era figlio di Gennaro, che nel 1929, a dodici anni, emigrò da Napoli in Francia, a Marsiglia, raggiungendo i fratelli Antonio e Antonietta e trovando quasi subito lavoro in un bar. Nel 1941 sposò la figlia di uno scaricatore di porto spagnolo Isabel, che faceva la sarta e tutti chiamavano Babette. Nel 1943 i tedeschi li espulsero dal Panier; nel 1945 nasce Jean Claude, che non imparerà mai l’italiano. A scuola (tecnica) il ragazzo fa i conti con il colonialismo e l’Algeria, aderisce a Pax Christi, incontra Marie-Hélène Bastianelli, pure di padre italiano, compagna di tutto per un 15ennio (e di molto anche dopo), sposa nel 1968, madre del loro Sébastien nel 1972. Legge tanto, scrive poesie, trova lavoro in una libreria. Affascinante, fuma sempre, è strabico. 

Izzo fa il servizio militare da pacifista, lo confinano al disciplinare di Gibuti, ci va, resiste poco, entra in sciopero della fame per un mese, lo mettono a seguire il giornale dell’esercito. Torna e non smette più di fare cronaca e letteratura. alte. Aderisce al PSU, poi al PCF, trova saltuario lavoro a “La Marseillaise”, poi in biblioteca, infine viene assunto al quotidiano. Reportages, recensioni, poesie, pièces, saggi, racconti, grandissimi gialli e romanzi; in simbiosi con idee e ideali; appassionato di polar e di jazz. Collaborazioni con festival, dimissioni, breve residenza parigina. Donne: Beatrice, Laurence, Catherine (seconda moglie). Resterà immortale grazie a una tardiva trilogia in tre anni sul mitico Fabio Montale (successo internazionale, memoria scolpita) e per altri meravigliosi romanzi (non noir, se così di può dire) mediterranei. Muore nel 2000 per un tumore ai polmoni. Prima o poi un festival italiano andrà dedicato solo a lui, chiacchiere musiche immagini passioni emozioni. Ogni festival deve trovare una sua “anima” e Izzo ne può attizzare tante.

Ovviamente anche i festival del giallo vanno vissuti criticamente

Non c’è una formula fissa che si ripete, un certo margine di forzatura e inutilità va comunque tenuto presente. Organizzare un “festival” e intitolarlo al “giallo” non comporta che si sappia davvero cosa si trova, che si facciano incontri interessanti e originali, che si dorma e si mangi bene (come sarà a Treviso e a Pistoia). Ogni festival ha una sua geografia e una sua storia, può valere la pena visitare quel luogo in altri momenti, o andarci solo perché c’è quell’evento noir unico e irripetibile, o semplicemente cogliere l’occasione. Dipende anche da aspettative e vocazioni personali. In linea di massima coltiviamo festival con incontri legati non solo alle ultime uscite in libreria, capaci di tematizzare colori territori bulimie e anoressie del genere e di promuoverne una lettura critica, multimediale e multisensoriale, a più voci, dentro contesti di attività culturali pubbliche (come sarà a Treviso e Pistoia).

Molto ci sarebbe da scrivere e dibattere sul rapporto fra editori, scrittori e lettori. E qualcosa c’è da capire su cosa possano portare i festival all’indotto al libro. Il rapporto con la lettura è personale, spesso silenzioso, non tutti non sempre siamo disposti a comprare nelle fiere. Ci sono incontri dove i libri “venduti” sono pochissimi. E altri invece, dove c'è fiducia nell'organizzazione e nelle proposte dei librai. O particolare simpatia/empatia con gli autori. La maggior parte dei festival non porta incredibili aumenti di vendite, magari talora cresce autorevolezza, visibilità, impatto. Molto dipende dalle ragioni del festival, dall’idea originaria, dalla personalità e dalla funzione di chi prima l’ha avuta, poi organizzata. 

Ci sono fili complessi da ricostruire: i fondi (pubblici e privati) e chi li gestisce (un direttore, un’associazione, uno scrittore, una libreria, un funzionario, un assessorato); le spese e chi ci guadagna; le attività permanenti connesse e le eventuali strutture fisse; la scelta degli inviti a scrittori per amicizie, radicamento locale, etero-indicazione, disponibilità; l’eventuale organizzazione parallela di concorsi per scritture gialle (vedendo anche dove ci sono concorsi senza festival); l’eventuale attività stabile di locali “amici” del giallo; la presenza e la cura degli eventi non strettamente letterari; il periodo scelto in relazione alla vita e al metabolismo di quel territorio; orari e modi di coinvolgimento dei tanti possibili pubblici; le complessive attività artistiche e spettacolari nella provincia e nella regione. 

Sarà poi compito degli storici comparare fra nazioni, lingue, cicli del noir mediterraneo. Anche in Italia l’enorme numero di uscite annuali di romanzi di genere giallo o nero o poliziesco o criminale (che dir si voglia) ha moltiplicato l’esigenza di appuntamenti a loro dedicati. E da almeno un quarantennio sono tanti gli scrittori patri, ormai ogni regione ha scuole e proseliti. Tutto troppo (anche di cene gialle c’è una certa inflazione). Chi (nella vita propria) vuole scegliere ha pochi strumenti, deve rischiare, spesso si accontenta. I lanci promozionali dei volumi (e dei festival) promettono storie eccezionali, stili inimitabili, personaggi indimenticabili. Accade raramente. Si viene egualmente “intrattenuti” dal genere scelto (come quando ci si mette davanti a schermi vari), il cervello frulla, poche le emozioni e i sapori che restano. Ciò vale per alcuni libri, non automaticamente per gli incontri. Lì c’è comunque vita di relazione, se non costa troppo (sia tempo che denaro) frequentarli può essere comunque un’esperienza utile a scegliere e leggere meglio. Ci vediamo (anche) a Pistoia!

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