Che ne sarà di noi, turisti delle affollate ferie d'agosto, in passeggiata sotto il solleone, alla costante ricerca di un posto all'ombra? Mai come quest'anno l'abbiamo desiderato mentre, trascinandoci per le strade nelle giornate roventi di luglio e agosto, tentavamo di sopravvivere all'attacco dell'ennesima ondata di calore. Ma quanto influirà l'aumento delle temperature sulle prossime scelte turistiche? Un articolo su The New York Times prova a fare il punto immaginando il futuro del turismo in Europa, partendo proprio dalle mete italiane, sempre più strette nella morsa del grande e insopportabile caldo.
Sceglieremo destinazioni alternative, magari preferendo Stoccolma a Roma? Ritarderemo o anticiperemo le ferie di qualche settimana, se non addirittura di un paio di mesi, per evitare la sofferenza dei periodi più caldi, diventati talmente aggressivi da annientare qualsiasi entusiasmo vacanziero? Potrebbe andare così, soprattutto perché il caldo eccezionale di quest'anno non dovrebbe essere considerato una eccezione ma solo l'inizio di una tendenza segnata da eventi meteorologici estremi. A confermarlo è anche il recente studio Accelerated western European heatwave trends linked to more-persistent double jets over Eurasia, pubblicato su Nature, che identifica l'Europa come hotspot per le ondate di calore, con tendenze all'aumento da tre a quattro volte più rapide rispetto al resto delle medie latitudini settentrionali nel corso degli ultimi 42 anni. In questo quadro, a beneficiare delle nuove tendenze turistiche potrebbe essere appunto il Nord Europa e, nel breve periodo, le mete da “ultima chance”, quelle che rischiano di scomparire.
Il rapporto Climate Change: Implications for Tourism, pubblicato dal Cambridge Institute for Sustainability Leadership, dal Cambridge Judge Business School e European Climate Foundation, riflette sui futuri effetti diretti e indiretti dei cambiamenti climatici sull’industria del turismo. Il settore turistico è altamente esposto agli effetti diretti del cambiamento climatico, come l'innalzamento del livello del mare e l'aumento delle temperature, ed è minacciato da impatti indiretti come il cambiamento della disponibilità di acqua e la diffusione di alcune malattie. L'innalzamento del livello del mare avrà impatti profondi e multipli sul turismo costiero, con conseguenze sulla conservazione delle spiagge, ma non solo: tempeste con venti, onde, piogge e mareggiate possono infatti interrompere trasporti, energia elettrica e approvvigionamento idrico su cui l'industria turistica fa affidamento. L'aumento delle temperature potrebbe allontanare i turisti dal Mediterraneo, la maggior parte delle regioni produttrici di vino potrebbero diventare meno adatte per la coltivazione della vite, con implicazioni per il turismo enogastronomico, le temperature più elevate potrebbero moltiplicare gli incendi boschivi, rendendoli anche più intensi in alcune parti del mondo. La variabilità delle precipitazioni nevose, il ritiro dei ghiacciai e gli inverni più miti avranno ripercussioni sul turismo nelle aree dedicate agli sport invernali, in Europa e in Nord America, e i cambiamenti nella biodiversità avranno conseguenze anche sull'eco-turismo.
Il bollettino sul clima di Copernicus per luglio 2022 ci dice che, a livello globale, il mese appena trascorso è stato uno dei tre più caldi mai registrati, quasi 0,4°C al di sopra del periodo di riferimento 1991-2020, con temperature molto al di sopra della media su gran parte delle masse continentali dell'emisfero settentrionale [...] è stato più secco della media per gran parte dell'Europa, con record locali di basse precipitazioni battuti a ovest e siccità in diverse località del sud-ovest e sud-est. Queste condizioni hanno influenzato localmente l'economia e hanno facilitato la diffusione e l'intensificazione degli incendi. L'estensione del ghiaccio marino antartico ha raggiunto il suo valore più basso nei record di dati satellitari di 44 anni, al 7% al di sotto della media, ben al di sotto del record precedente".
Le ondate di calore influenzano la vita delle persone, definendone le scelte, mettendone a rischio la salute e indebolendone le prestazioni lavorative. In uno studio del 2021 sono stati valutati gli impatti economici in Europa. Il caldo estremo compromette la capacità lavorativa degli individui, con la conseguente riduzione della produttività. Gli ambienti eccessivamente caldi causano affaticamento e portano alla riduzione del numero di ore di lavoro, influenzando inoltre la capacità di assimilare informazioni, interferendo con il processo decisionale, minando in ultima analisi la crescita economica.
"Analizziamo i danni economici presenti e futuri dovuti alla riduzione della produttività del lavoro causata dal caldo estremo in Europa. Per l’analisi degli impatti attuali, ci siamo concentrati sulle ondate di calore verificatesi in quattro recenti anni di caldo anomalo (2003, 2010, 2015 e 2018) e abbiamo confrontato i nostri risultati con il periodo storico 1981-2010. Negli anni selezionati, i danni totali stimati attribuiti alle ondate di calore sono stati pari allo 0,3-0,5% del prodotto interno lordo (PIL) europeo. Tuttavia, le perdite individuate sono state ampiamente eterogenee nello spazio, mostrando costantemente impatti sul PIL superiori all’1% nelle regioni più vulnerabili. Le proiezioni future indicano che entro il 2060 gli impatti potrebbero aumentare in Europa di quasi cinque volte rispetto al periodo 1981-2010, in assenza di ulteriori azioni di mitigazione o adattamento".