Alla Scuola per Librai Umberto ed Elisabetta Mauri Ricardo Franco Levi ha presentato il rapporto annuale dell’AIE (Associazione Italiana Editori) relativo al 2020, l’annus horribilis: ebbene l’editoria chiude con il 2.4% di crescita a dispetto delle oggettive difficoltà incontrate in tutti i settori lo scorso anno.
Il PIL italiano – spiega Angelo Tantazzi di Prometeia – dal 1997 ha mostrato un andamento divergente rispetto a quello medio europeo: ad oggi noi siamo sotto di quattro punti percentuali, mediamente invece quello europeo, nonostante il covid, è superiore di circa il 20% rispetto a vent’anni fa. Se poi si osservano gli andamenti nel corso del 2020, inevitabilmente si riscontra una caduta mai sperimentata prima, di circa il 9.1%, anche se nel terzo trimestre, in concomitanza con la fine del lockdown, c’è stata una ripresa dell’ordine del 15%.
Sempre secondo Prometeia, i cittadini italiani davanti all’incertezza hanno quasi raddoppiato il risparmio, che nel 2020 è stato di 103 miliardi sui conti correnti e di 130 miliardi complessivi. Analogamente le imprese, che solitamente reinvestono, l’anno passato hanno accantonato 83 miliardi. E se grande è stata la cautela, nonostante le misure di calmieramento e di sostegno alle famiglie come il blocco dei licenziamenti fino al 31 marzo 2021 e le moratorie dei debiti, anche gli acquisti sono calati. Il paniere dei consumi, poi, si è spostato nettamente dai servizi (hotel, ristorazione, turismo, telefonia ecc., in calo del 2.3%) verso i consumi alimentari (+2.8%) e tecnologici (computer, tablet ecc. in aumento del 18.9%) che sono avvenuti in buona parte online.
E il libro?
Appartiene, insieme ad abbigliamento, giornali, giocattoli, cosmesi ecc. alla categoria dei beni non durevoli il cui acquisto nel complesso è rimasto stabile (-0.1%), ma in realtà, preso singolarmente, ha performato ben meglio.
Il Presidente dell’AIE Levi evidenzia come il comparto editoriale sia, già in partenza, una leadership europea che vale 36-38 miliardi di euro: 6 dei 10 principali gruppi editoriali mondiali sono del Vecchio continente e basti pensare, come esempio emblematico, che la biografia del Presidente Obama è stata pubblicata da uno di questi e non da un editore americano. Nel 2020 il mercato del libro di carta in Europa è andato sostanzialmente bene, a parte in quei Paesi dove le librerie sono state chiuse molto a lungo (in Francia, che registra il -2%; e in Germania con il -2.3%): il Regno Unito segna un aumento di 5.5 punti percentuali, l’Olanda di 7, la Spagna di 1. Discorso a parte vale per il Portogallo dove è crollato del 19% a causa di una lunghissima chiusura.
In Italia cosa succede?
Qui il comparto editoriale è addirittura la prima industria culturale del Paese con 3 miliardi di rendita (valore a prezzo di copertina) e, nonostante i crolli degli acquisti di cui s’è detto, nel 2020 le vendite dei libri cartacei di varia (romanzi e saggistica) sono aumentate dello 0.3% rispetto al 2019. Se sommiamo anche ebook e audiolibri (che hanno registrato rispettivamente un aumento del 37% e del 94%) l’incremento è del 2.4% per un totale di 1.544 milioni di euro rispetto ai 1.508 dell’anno prima e 104.5 milioni di libri acquistati (di cui quelli di carta calano dello 0.8%, mentre gli ebook crescono del 36.6%).
Abbiamo assistito al boom dell’e-commerce che è passato a gestire dal 27 al 43% delle vendite (con una prevalenza di Amazon su tutti) e al calo dei canali fisici (le librerie) che però nel corso dei trimestri hanno recuperato (fino a tornare al 57%), grazie anche – come sottolinea Paolo Ambrosini, Presidente dell’ALI (Associazioni Librai Italiani) – all’approvazione della legge Levi che ha spostato l’attenzione della promozione del libro dal prezzo al contenuto (anche se Amazon continua ad avere un trattamento fiscale diverso rispetto a tutte le altre librerie e store).
Il genere preferito resta la narrativa, che copre un terzo della quota di mercato, soprattutto straniera (lievemente in crescita: dello 0.6%) rispetto a quella italiana (-1.2%), mentre si registra un lieve calo nella vendita dei libri per ragazzi, dei testi scolastici (a causa del lockdown) e regge bene l’editoria universitaria dal momento che il fenomeno della pirateria si è ridotto drasticamente. Cresce in generale la vendita di non fiction specialistica (+5.2%), testi giuridici a parte il cui mercato ha risentito della chiusura dei tribunali.
Ma come è stato possibile un risultato che è da considerarsi estremamente positivo in uno scenario di potere d’acquisto ridotto, festival e fiere del libro sospesi, crisi del turismo e della mobilità ecc.?
La grande risorsa è stata, a detta di tutti, l’incredibile collaborazione instauratasi tra gli attori coinvolti: librerie, distributori, case editrici, ma anche uffici stampa, canali di divulgazione ecc. che sono stati capaci di rimodulare i piani, mantenere gli investimenti, ripensare la comunicazione.
Alberto Rivolta, direttore operativo del gruppo Feltrinelli, evidenzia come, anche nel ripensare il negozio fisico e le strategie di marketing sia stato chiave definire una “piramide di Maslow aggiornata” alla cui base sta il “prendersi cura di sé”. Ed evidentemente la lettura è un buon sistema.
Abbiamo intervistato, sui questi temi e non solo, un grande esperto di editoria, Mario Andreose.
Mario Andreose, veneziano, è attivo da alcuni decenni nell’editoria. Ha partecipato all’avventura del Saggiatore di Alberto Mondadori in vesti successive di correttore di bozze, traduttore, redattore, redattore capo, direttore editoriale. Passato alla Mondadori, si è occupato del settore nascente delle coedizioni dei libri per ragazzi e dei libri illustrati. È stato direttore editoriale del Gruppo Fabbri, comprendente le case editrici Bompiani, Sonzogno, Etas e le edizioni scolastiche. Nella RCS Libri, nata dalla fusione del Gruppo Fabbri con la Rizzoli, ha ricoperto l’incarico di direttore letterario. Attualmente è presidente de La Nave di Teseo, collaboratore del supplemento culturale “Domenica” del “Sole 24 Ore” e membro del comitato direttivo del Centro internazionale di studi umanistici “Umberto Eco” presso l’Università di Bologna.