SOCIETÀ
Il Parlamento europeo approva una nuova direttiva contro i reati ambientali
Meno di un anno fa si discuteva di come i crimini ambientali fossero una piaga difficile da combattere non solo per i motivi derivanti dalla loro pericolosità, ma proprio perché c’era una mancanza di una definizione ufficiale del concetto di crimine ambientale e l’assenza di un quadro giuridico condiviso a livello internazionale. Ora queste lacune si sta cercando di eliminarle. Un passo in avanti è arrivato a fine febbraio, quando il Parlamento europeo ha approvato in via definitiva nuove misure e sanzioni per contrastare la criminalità ambientale.
Partiamo dalla sostanza del fatto: sono state inasprite le pene per tali reati che ora possono arrivare anche a dieci anni di carcere e 40 milioni di euro di multa.
“ sono state inasprite le pene: anche a dieci anni di carcere e 40 milioni di euro di multa
La criminalità ambientale è la quarta attività criminale al mondo e una delle principali fonti di reddito per la criminalità organizzata insieme al traffico di droga e armi e alla tratta di esseri umani. Nel dicembre 2021, la Commissione ha presentato una proposta per rafforzare la protezione dell'ambiente nell'UE attraverso il diritto penale, con l'obiettivo di contrastare il numero crescente di reati ambientali. Tale proposta è arrivata in seguito ad una relazione che metteva in luce come la criminalità ambientale fosse in rapida espansione e mettesse a rischio non solo gli habitat e le popolazioni di specie selvatiche, ma interi ecosistemi, ambienti di vita ed economie. Tali reati, che generano grandi profitti, “hanno relativamente poche probabilità di essere scoperti e spesso sono perpetrati da organizzazioni criminali operanti attraverso le frontiere interne ed esterne dell’Unione europea (UE)”. Un quadro in cui si nota quindi come la criminalità ambientale sia strettamente correlata alla transnazionalità, motivo per cui le azioni di contrasto devono prevedere una cooperazione internazionale di alto livello. La relazione di Eurojust, che è l’Agenzia dell’Unione europea per la cooperazione giudiziaria penale, descriveva già nel dicembre del 2021 diverse problematiche nelle attività di indagine, ribadendo che la criminalità ambientale deve essere riconosciuta come una forma di criminalità organizzata”.
Ora qualcosa si è mosso e il Parlamento europeo ha approvato una nuova legge contro i crimini ambientali. Con l'approvazione della direttiva, arrivata grazie a 499 voti favorevoli, 100 contrari e 23 astensioni, sono stati anche introdotti nuovi reati. Tra questi ci sono il commercio illegale di legname, l'esaurimento delle risorse idriche, le gravi violazioni della legislazione dell'UE in materia di sostanze chimiche, e l'inquinamento provocato dalle navi. “I deputati - come si legge nel comunicato - hanno voluto inserire nel testo anche i cosiddetti "reati qualificati", vale a dire quelli che portano alla distruzione di un ecosistema e sono quindi paragonabili all'ecocidio (ad esempio gli incendi boschivi su vasta scala o l'inquinamento diffuso di aria, acqua e suolo)”.
Per questi “reati qualificati”, il massimo della pena è di otto anni di reclusione, mentre per quelli che causano la morte di una persona si arriva anche dieci anni. Inoltre per le imprese l'importo della multa varia in base alla natura del reato: potrà essere pari al 3 o 5% del fatturato annuo mondiale o, in alternativa, a 24 o 40 milioni di euro.
Gli Stati membri ora hanno due anni per recepire le norme nel proprio diritto nazionale. È importante però segnalare che i deputati europei hanno voluto inserire sostegno e assistenza nei procedimenti penali per gli informatori (whitleblower) che denunciano reati ambientali. Inoltre, hanno introdotto l'obbligo per gli Stati membri di organizzare corsi di formazione specializzati per forze dell'ordine, giudici e pubblici ministeri, redigere strategie nazionali e organizzare campagne di sensibilizzazione contro la criminalità ambientale.