SOCIETÀ

Patto di stabilità UE: difficile per ora cambiarlo

Il Patto di stabilità e di crescita è quel complesso di regole e di meccanismi che regolano le economie dei Paesi dell’Eurozona ed è stato sottoscritto nel 1997, quando la moneta unica era ancora un obiettivo da realizzare. Negli ultimi anni, in particolare con la crisi scoppiata ormai più di un decennio fa, è finito spesso sul banco degli imputati, vera e propria personificazione delle politiche di austerity richieste da Bruxelles.

Ora sembra giunto il momento, auspicato da più parti, di una rimodulazione dell’accordo. O, meglio, di iniziare a pensarci, visto che il percorso sarà ancora lungo e complesso. “Per ora la Commissione Europea ha semplicemente deciso di pubblicare un documento che valuta la performance del patto stabilità e crescita in questi primi 20 anni di esistenza dell'Euro, per aprire un dibattito intorno alla sua possibile riforma”, spiega a Il Bo Live Lorenzo Forni, docente di economia all'università di Padova con una lunga esperienza nell’ufficio studi della Banca d’Italia e al Fondo Monetario Internazionale. “Il documento non fa proposte specifiche ed è sostanzialmente aperto a commenti e feedback, in particolare dalla Banca Centrale Europea e dai ministri economici dei vari Paesi, ma anche dalla società civile e dalle associazioni che volessero eventualmente contribuire. Si tratta di un processo al momento poco definito: vedremo dove porterà”.

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Al momento quindi non è il caso di cantare vittoria: anche perché, se è vero che sono in pochi a dire che in questi anni il patto ha funzionato, spesso sono diversi i motivi alla base delle rispettive posizioni. Mentre infatti l’Italia lamenta ad esempio che i vincoli imposti dall’accordo – a cominciare da quello sul deficit – non abbiano favorita una politica di investimenti, atta ad uscire dalla crisi, d’altra parte i Paesi del Nord Europa contestano che le norme non abbiano impedito deficit statali eccessivi, con la conseguente esplosione dei debiti sovrani. In prospettiva sarebbe quindi tutto da vedere se un’eventuale riforma andrebbe nella direzione di una maggiore libertà di bilancio per i Paesi dell’eurozona.

In realtà, secondo Forni, è concettualmente sbagliato contrapporre stabilità e crescita: “La stabilità, in particolare macroeconomica, è una condizione essenziale per permettere la crescita – dice Forni –. Investimenti produttivi, consumi, ricerca e sviluppo: tutte queste cose richiedono un contesto macroeconomico stabile, che dia delle prospettive certe. Se invece lo spread va su, bisogna aggiustare i conti e non si sa chi verrà tassato, né cosa farà l'Europa…”. Proprio al rapporto tra politica di bilancio e crescita economica è dedicato l’ultimo libro di Lorenzo Forni, Nessun pasto è gratis (Il Mulino 2019): “Ci sono tante riforme non costerebbero molto economicamente, da quella della giustizia alla pubblica amministrazione: bisognerebbe insistere su quelle, non tanto sulla spesa pubblica”.

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