SCIENZA E RICERCA

La perdita di ghiaccio in Antartide

Il maggiore contributo all’innalzamento del livello dei mari, circa un quarto del totale, ad oggi proviene dallo scioglimento dei ghiacci della sola Groenlandia, che riversa ogni anno un volume di circa 300 km3 di acqua negli oceani. Ogni anno l’isola danese aggiunge 1,5 centimetri alla linea di superficie marina. Preoccupano però i ritmi crescenti con cui l’Antartide sta immettendo massa liquida negli oceani: oggi siamo intorno agli 80 km3 di volume annui, ma le stime danno questo valore in crescita.

Le temperature registrate già alla fine della prima settimana di febbraio dalla base Esperanza, sulla punta settentrionale della penisola antartica, hanno registrato il valore record di 18,3°C, la stessa di Los Angeles il 6 febbraio. Un primato durato poco, perché la settimana successiva per la prima volta la colonnina di mercurio ha superato i 20°C.

Le immagini satellitari della Nasa hanno testimoniato lo scioglimento dei ghiacci che ricoprono Eagle Island, collocata all’estremità della penisola antartica: 106 millimetri di neve si sono sciolti in 5 giorni, il 20% dell’accumulo stagionale.

Prima di quella di febbraio l’Antartide era già stato investito da due ondate di calore eccezionali, a novembre e a gennaio. I venti occidentali che solitamente proteggono la penisola quest’anno sono stati più deboli, così come più alte sono risultate le temperature del mare, anche di 3°C.

L’Antartide perde regolarmente blocchi di ghiaccio. Uno dei più grandi si è staccato nel 2017 e ora naviga in mare aperto: ha una superficie di 5.800 km2, si chiama A-68 ed è più grande della Liguria. A febbraio il ghiacciaio di Pine Island ne ha preso uno di 300 km2, grande all’incirca quanto l’isola di Malta. Le immagini satellitari dell’Agenzia spaziale europea hanno documentato il lento processo di distaccamento.

Progressivo distaccamento del ghiacciaio di Pine Island. Esa (Agenzia Spaziale Europea)

Nel mese appena trascorso, il ritiro del ghiacciaio Thwaites, nell’Antartide occidentale poco più a sud di Pine Island, ha rivelato un’isola di roccia granitica, su cui appoggiava la lingua del ghiacciaio, lunga circa 350 metri e ribattezzata isola di Sif, divinità norrena della Terra. La scoperta è stata realizzata dai climatologi del progetto Thor (Thwaites Offshore Glacier Research), impegnati nel monitoraggio del Thwaites, che assieme a quello di Pine Island, è il ghiacciaio che sta soffrendo maggiormente le alte temperature registrate in questi giorni. Il Thwaites è grande come il Regno Unito e se dovesse riversarsi interamente nelle acque antartiche provocherebbe, secondo quanto riportato su Nature, un innalzamento del livello dei mari di più di mezzo metro.

Responsabili di questo scioglimento sembrano essere flussi di corrente oceanica calda del mare di Amundsen, che lambisce la calotta del Thwaites.

L’aumento del livello dei mari è una delle conseguenze più temute del cambiamento climatico in atto. Il riscaldamento globale indotto dall’aumento dell’anidride carbonica in atmosfera sta facendo già scomparire i ghiacci dell’Artico. Questo a sua volta innesca una cascata di azioni di retroazione (feedback): alterazioni delle correnti oceaniche e atmosferiche, riduzione dell’albedo (o riflettanza), aumento delle temperature degli oceani, tutti effetti che finiscono per accelerare lo scioglimento dei ghiacci e l’innalzamento dei mari. Le stime riportate nell’ultimo rapporto dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) relative ai valori che si raggiungeranno entro la fine del secolo stanno venendo rivedute al rialzo. Città a bassa quota come Venezia, Miami, New Orleans, Londra, Shanghai devono pianificare la loro difesa, mentre linee costiere di aree povere e densamente popolate come quella del Bangladesh rischiano di rimanere prive di protezioni.

Il riscaldamento globale ha causato lo scioglimento dei ghiacci e l’innalzamento dei mari, è vero, ma arrestare il primo, la causa, non servirà a evitare i secondi, gli effetti. Se è vero che l’umanità in linea di principio può mettere in campo misure per frenare l’aumento della temperatura globale, i processi di scioglimento dei ghiacci e di innalzamento dei mari una volta innescati difficilmente sono reversibili. Sono giganti lenti, mossi da cause lontane e devono compiere tutto il loro corso prima di invertire il cammino. Dall’ultima volta che l’Antartide si è trovato privo di ghiacci sono passati circa 35 milioni di anni.

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