SCIENZA E RICERCA

Una possibile connessione tra l'aumento della CO2 e il declino degli insetti

L’ininterrotto aumento di CO2 in atmosfera, fenomeno monitorato e studiato ormai da decenni, genera una molteplicità di ripercussioni negative sugli ecosistemi e sulla salute umana. Tra questi non vi è solo il generale aumento della temperatura globale, ma anche una serie di conseguenze localizzate, e apparentemente secondarie, che però – all’interno di un sistema complesso come la biosfera – possono avere importanti ricadute, generando catene di “effetti a cascata”.

Ad esempio, una quantità di anidride carbonica presente in atmosfera in concentrazioni superiori alla norma altera i cicli vitali delle piante, che dipendono in modo essenziale da questo composto: l’esposizione a grandi quantità di CO2, infatti, stimola nelle piante una crescita precoce, che inibisce tuttavia il normale assorbimento di sostanze nutritive come fosforo, sodio e azoto, determinando un fenomeno definito “diluizione dei nutrienti”.

Questo problema, noto già da tempo, aveva finora destato preoccupazione soprattutto in merito alla nutrizione umana: la necessità di alimentarsi con piante meno nutrienti potrebbe determinare, soprattutto in contesti sociali di scarsità di risorse e di povertà, un aumento della malnutrizione e dunque delle malattie. Ma un nuovo studio, pubblicato da poco su PNAS, avanza un’audace ipotesi secondo cui il diminuito contenuto nutritivo delle piante potrebbe essere fra le concause di un’altra piaga causata dal cambiamento climatico: la lenta ma inesorabile scomparsa degli insetti.

Traendo le conclusioni da un lungo periodo di ricerca sul campo condotto nella Konza Prairie  – una prateria autoctona protetta, luogo ideale per studiare gli effetti del cambiamento climatico su un ecosistema, in assenza di altri fattori di stress – il professor Michael Kaspari e la ricercatrice Ellen Welti, dell’università dell’Oklahoma, tracciano una diretta connessione tra il trend pluridecennale di costante decremento (a un tasso annuo del 2% circa) delle popolazioni di cavallette da loro monitorate e il progressivo aumento, su scala mondiale, di parti di CO2 in atmosfera, che determina un sostanziale calo della qualità nutritiva delle piante, l’unico cibo da cui molte specie di insetti dipendono.

Si tratta di uno studio non definitivo, ma che certamente apre nuove prospettive di ricerca in campo ecologico: della vastissima platea di insetti che popola la terra si hanno ancora oggi pochissime informazioni in termini sia numerici sia qualitativi, ed è dunque difficile stabilire tendenze generali.

Tuttavia, questo studio costituisce un ulteriore, importante campanello d’allarme: gli insetti sono minacciati da una pluralità di pericoli, originati in gran parte dal cambiamento climatico. Il loro mondo è all’uomo pressoché ignoto, ma una cosa è certa: i molti miliardi di specie di insetti sparsi sul pianeta sono una componente essenziale per ogni ambiente, e svolgono servizi ecosistemici insostituibili. Dall’abbondanza e dalla salute delle popolazioni di insetti dipende l’intera catena trofica che dà forma agli ecosistemi: non ci è concesso lasciare che il loro numero continui silenziosamente a declinare.

Il documentario "The great death of insects", prodotto dall'emittente tedesca DW

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