SOCIETÀ

Povertà energetica: 2,2 milioni di famiglie soffrono il rincaro in bolletta

Il rapporto sulla povertà energetica 2019 presentato dall'Oipe il 4 giugno a Milano presso la sede dell’Autorità di Regolazione per Energia, Reti e Ambiente (Arera) evidenzia che le bollette dell'energia elettrica e del gas sono sempre più salate, per varie e complesse ragioni, e che a soffrire maggiormente questo rincaro sono le famiglie meno abbienti.

L'Osservatorio Italiano sulla Povertà Energetica (Oipe) nasce dall’impegno di quattro ricercatori che da tempo studiano il fenomeno - Ivan Faiella (Banca d’Italia), Luciano Lavecchia (Banca d’Italia), Raffaele Miniaci (Università degli studi di Brescia), Paola Valbonesi (Università degli studi di Padova) - e si configura come un network di ricercatori ed esperti, provenienti da diverse università e istituzioni (Banca d’Italia, Enea, Università degli studi di Padova, Università degli studi di Palermo, Università degli studi di Firenze, Università degli studi di Brescia e Rse, tra le varie). L’Osservatorio, che svolge attività di ricerca, informazione e divulgazione sui temi della povertà energetica, a livello nazionale e internazionale, al fine di misurarla, monitorarla e contribuire a contrastarla, è ospitato dal Centro studi di economia e tecnica dell'energia “Giorgio Levi Cases” dell'università di Padova, e presieduto da Paola Valbonesi (Dsea).

Si dice che una famiglia è in povertà energetica se ha difficoltà ad acquistare un paniere minimo di beni e servizi energetici, oppure se ha un accesso ai servizi energetici che implica una distrazione di reddito superiore a un “valore normale”. Per misurare la povertà energetica si considera sostanzialmente l'impatto dei consumi dell'energia (e relativi costi) sul totale della spesa della famiglia.

Nei Paesi in via di sviluppo la povertà energetica riguarda circa 1 miliardo di persone che non hanno accesso fisico alla rete elettrica e circa 2,7 miliardi di persone che usano combustibili sporchi e inquinanti per cucinare (fonte: International Energy Agency).

Il Report evidenzia come nel nostro Paese invece, nel 2017 vi sono 2,2 milioni di famiglie in povertà energetica, ovvero l’8,7% del totale, in crescita di 0,1 punti percentuali rispetto al 2016. Negli ultimi dieci anni i prezzi pagati dalle famiglie italiane sono cresciuti molto più dell’inflazione: +35% per l’elettricità e +23% per il gas. Tendenze tutto sommato in linea con quanto avviene negli altri Paesi europei, ad eccezione della Spagna, dove l'aumento del costo dell'elettricità è stato maggiore, e della Germania, dove invece il prezzo del gas dal 2010 si è stabilizzato.

L'aumento del prezzi dell’energia è un fenomeno sempre complesso da predire per la natura composita degli elementi che lo causano: per avere un'idea del perché il costo dell'energia sia aumentato dobbiamo guardare al quadro più ampio dell'epoca in cui viviamo. L'Europa è all'avanguardia sia nella lotta al cambiamento climatico sia nella transizione energetica verso fonti rinnovabili e sostenibili, ma secondo il Rapporto, anche lo sforzo di decarbonizzazione contribuirà, stante i meccanismi di finanziamento, all'aumento dei prezzo dell'energia.

I cambiamenti climatici infatti influenzano la domanda di energia delle famiglie, riducendo il consumo per il riscaldamento ma aumentando quello per il raffreddamento. In Italia, a partire dal 2010, il picco della domanda di energia elettrica in estate è stato superiore al picco invernale, mentre dal 2014 al 2017 la domanda di gas è stata inferiore alla media dei precedenti 15 anni.

E se la domanda di energia cresce al crescere delle temperature, la transizione energetica verso fonti decarbonizzate e sostenibili eserciterà una pressione al rialzo sui prezzi dell'energia elettrica: gli incentivi e i sostegni all'energia rinnovabile saranno affiancati a sempre maggiori disincentivi e restrizioni al consumo di energia non pulita. Il finanziamento delle energie rinnovabili si raccoglie attraverso l'aumento dei prezzi dell'elettricità pagati dalle famiglie: in Italia, circa il 25% del costo della bolletta serve a finanziare la transizione energetica, mentre in Germania questo valore arriva anche al 50%.

Nel nostro Paese gli incentivi alle fonti rinnovabili di energia elettrica, finanziati dalla componente A3 della bolletta elettrica (recentemente rinominata ASOS) sono passati da 3,6 miliardi di euro nel 2010 (0,2% del Pil) a 12,1 miliardi nel 2018 (0,7% del Pil), toccando un massimo di 14,4 miliardi nel 2016 (1% del Pil). L'impatto sulla bolletta del consumatore è cresciuto nel tempo, e negli ultimi anni si assesta intorno al 25% del prezzo finale, quando nel 2009 raggiungeva l'8%.

A fronte di un aumento dei prezzi dell'energia, quasi tutti i Paesi europei negli ultimi 10 anni hanno visto calare i consumi energetici: del 12% il Regno Unito, del 10% la Germania, dell'8% la Francia (Figura 3.3). Ad eccezione dell'Italia, dove nonostante l'aumento dei prezzi, i consumi sono rimasti stabili. Ciò ha chiaramente determinato un aumento della spesa energetica, la cui incidenza sul totale della spesa delle famiglie è passata dal 4,7% nel 2007 al 5,1% nel 2017. Due terzi di questa spesa sono destinati al riscaldamento dell’abitazione e il restante terzo per gli usi elettrici. E questa incidenza percentuale della spesa energetica risulta più elevata per le famiglie meno abbienti, la cui condizione nell'ultimo decennio è generalmente peggiorata.

Consumi costanti a fronte di un aumento dei prezzi implicano che la domanda di energia possa essere definita, con una metafora fisica, anelastica, spiega il Rapporto. Significa cioè che reagisce debolmente e con ritardo alla variazione dei prezzi. Conseguentemente, a fronte di aumenti dei prezzi dell’energia, registreremo, almeno nel breve e medio termine, una maggiore spesa per prodotti energetici, e questo peggiorerà la situazione di chi ha redditi bassi.

Il Vulnerable Consumer Working Group (Vcwg) dell'Unione Europea individua quattro tipologie di cause della povertà energetica: le caratteristiche dei mercati energetici (prezzi, concorrenza, regolamentazione, costi di sistema), le caratteristiche delle famiglie (reddito, condizioni di salute, età, istruzione, accesso alle tecnologie), le condizioni abitative (manutenzione dell'edificio, efficienza energetica, dotazione tecnologica), le condizioni ambientali e socio-economiche del contesto di vita (stato dell'economia, area geografica di residenza).

Secondo il Rapporto, i principali fattori che in Italia aumentano la probabilità di essere in povertà energetica risultano essere la condizione di povertà assoluta, il fatto che la famiglia risieda nel Mezzogiorno o in un piccolo centro urbano, il fatto che il capofamiglia abbia un basso livello di istruzione, sia non occupato o giovane.

Data questa varietà di cause all’origine della povertà energetica, la prof.ssa Valbonesi mette in luce che “sarebbe necessario implementare vari strumenti per combatterla, strumenti tra loro differenziati, ma tra loro coordinati, al fine di aumentare l’efficacia del contrasto al fenomeno”.

Circa le tipologie di interventi da mettere in atto per risolvere la povertà energetica il Rapporto discute tre principali gruppi: azioni per l’efficienza energetica delle abitazioni, azioni per la riduzione dei prezzi finali (tariffe sociali, bonus e programmi di pagamento), azioni per il sostegno al reddito. In alcuni Paesi questi interventi vengono finanziati con tributi nazionali mentre in altri tramite tassazione locale. In Italia, le politiche nazionali per contrastare la povertà energetica prendono la forma di bonus (in particolare il bonus elettrico e il bonus gas) per la copertura parziale della spesa energetica; di regolamenti, agevolazioni fiscali tra cui l'Ecobonus per la riqualificazione energetica degli edifici; e infine sussidi per sostenere le famiglie con redditi bassi.

Come evidenziato a Milano dalla presentazione di Roberto Malaman (Arera) - che ha seguito l’illustrazione dei principali risultati del Rapporto a cura di Luciano Lavecchia (Banca d’Italia) - solo un terzo delle famiglie aventi diritto ai bonus accedono effettivamente a tali supporti. La tavola rotonda coordinata da Paola Valbonesi ha fornito invece ulteriori spunti per il contrasto alla povertà energetica a partire dal focus sugli anziani in povertà energetica, affrontato dalla Fondazione Di Vittorio (Serena Rugiero) e dalle “esperienze territoriali di vicinanza”, quali il Progetto Banco Energia, promosso da una azienda fornitrice di energia (Silvia Pedrotti, A2A); il Progetto Assist di formazione di Tutor per i consumi energetici a supporto alle famiglie vulnerabili (Marina Varvesi, Asifor); il Progetto Fratello Sole Energie Solidali per l’efficientamento degli edifici che accolgono persone vulnerabili (Fratello Sole, Fabio Gerosa); e le diverse azioni di efficientamento energetico di “social housing” (Marco Corradi, Acer, Emilia Romagna).

I prossimi appuntamenti che l’Osservatorio ha già in programma prevedono un workshop in ottobre a Roma, dove si discuteranno nuovi contributi di ricerca sul tema, e l’organizzazione di una sessione speciale su povertà energetica in una conferenza che si terrà entro la fine del 2019. In queste occasioni presenteremo gli sviluppi di alcune ricerche in corso” sottolinea Paola Valbonesi, “volte ad esempio a studiare l’impatto sulle spese per riscaldamento derivante dall’uso di combustibili diversi dal gas metano, usati da una parte non trascurabile di popolazione. Ci occuperemo inoltre di definire la policy di efficientamento per le tipologie abitative individuate anche attraverso tecniche di georeferenziazione”.

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