SCIENZA E RICERCA
Premio Nobel 2023 per la Fisiologia o Medicina a Karikò e Weissman
Katalin Karikò e Drew Weissman, vincitori del Premio Nobel per la Medicina. Fonte: Niklas Elmehed © Nobel Prize Outreach
Nel 2021, raccontando del Nobel per la Medicina assegnato a David Julius e Ardem Patapoutian, Marco Boscolo su Il Bo Live concludeva con queste parole: “Dopo due anni di pandemia globale, gli analisti del settore davano come potenziale premio Nobel per la Medicina Katalin Karikò, ricercatrice a BioNTech, e Drew Weissman (University of Pennsylvania). I due sono gli autori principali di un paper del 2005 alla base del metodo basato sull’mRNA con cui sono stati prodotti alcuni dei vaccini per Sars-CoV-2. Solitamente, però, l’Accademia delle Scienze di Stoccolma non si lascia facilmente guidare dalle scoperte di maggiore richiamo mediatico. Per Karikò e Weissman, che hanno cominciato a lavorare al progetto già tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta, i tempi sembravano tuttavia maturi. La tempistica era simile a quella di Jennifer Doudna e Emmanuelle Charpentier. La loro scoperta di CRISPR Cas9, però, ha ricevuto il Nobel in Chimica, per cui anche per l’mRNA non è detta l’ultima parola”. Così è stato.
A distanza di due anni, il premio Nobel 2023 per la Fisiologia o la Medicina è stato assegnato congiuntamente a Katalin Karikò e Drew Weissman “per le loro scoperte sulle modifiche delle basi nucleosidiche che hanno permesso lo sviluppo di vaccini efficaci a base di mRNA contro il Covid-19”. Le scoperte dei due premi Nobel, dichiara la Fondazione, sono state fondamentali per lo sviluppo di vaccini efficaci a base di mRNA contro il Covid-19 durante la pandemia iniziata all'inizio del 2020. Grazie alle loro scoperte rivoluzionarie, che hanno cambiato radicalmente la nostra comprensione del modo in cui l'mRNA interagisce con il nostro sistema immunitario, Katalin Karikò e Drew Weissman hanno contribuito allo sviluppo di vaccini a un ritmo senza precedenti, durante una delle più grandi minacce alla salute umana nei tempi moderni.
BREAKING NEWS
— The Nobel Prize (@NobelPrize) October 2, 2023
The 2023 #NobelPrize in Physiology or Medicine has been awarded to Katalin Karikó and Drew Weissman for their discoveries concerning nucleoside base modifications that enabled the development of effective mRNA vaccines against COVID-19. pic.twitter.com/Y62uJDlNMj
Sono i primi anni Novanta quando si muovono i primi passi in questo settore di ricerca. Un gruppo di scienziati dell’università del Wisconsin riesce ad attivare la produzione di proteine in topi di laboratorio utilizzando un preparato a base di mRNA virale. Sarà però Katalin Karikó, biochimica ungherese, a insistere su questa linea di ricerca – convinta che le molecole di mRNA possano essere impiegate per contrastare alcune patologie –, e ad affinare la tecnica grazie anche alla collaborazione di Drew Weissman, immunologo dell’università di Boston. A partire dal 2005 i risultati delle loro indagini vengono pubblicati in varie riviste scientifiche, catalizzando l’attenzione di altri ricercatori.
L'interesse per la nuova tecnologia comincia ben presto a crescere e diverse aziende lavorano allo sviluppo del metodo. Vengono prodotti vaccini contro il virus Zika e Mers-CoV, strettamente correlato quest’ultimo a Sars-CoV-2. L’impiego di RNA messaggero stuzzica il settore della farmaceutica, poiché fa intravedere la possibilità di ottenere non solo vaccini ma anche medicinali in modo semplice e flessibile. Una sequenza di mRNA, in linea teorica, potrebbe riparare un cuore danneggiato attraverso la produzione di una proteina che stimola la crescita dei vasi sanguigni. Oppure potrebbe codificare per un enzima mancante e in questo modo offrire una cura a una malattia genetica rara.
La ricerca non si interrompe e, in piena pandemia da Covid-19, la tecnologia introdotta da Katalin Karikò e Drew Weissman permette di sviluppare in tempi record due vaccini utilizzando, per la prima volta nella storia, proprio la tecnologia a RNA messaggero. Con livelli di efficacia superiori al 90%, i due nuovi vaccini si fondano entrambi sullo stesso principio: dare al nostro corpo le informazioni necessarie a produrre la proteina Spike – la “chiave” che Sars-CoV-2 utilizza per aprire la serratura delle nostre cellule (i recettori Ace2) e infettarle –, allenando in questo modo il sistema immunitario a riconoscere il virus pur senza mai esserne venuto in contatto. Ebbene, le istruzioni vengono fornite alle nostre cellule dall’mRNA virale che, con il vaccino, viene iniettato nel nostro corpo all’interno di una nanoparticella lipidica. “Il resto è storia”, verrebbe da dire.
In quell’occasione lo storico della medicina Bernardino Fantini dichiarava a questo giornale: “Per la prima volta non si utilizza una 'materia', ma un 'messaggio': ciò che conta non è la molecola, ma quello che vi è 'scritto'. E questa è la prima applicazione pratica della rivoluzione molecolare che considera la vita trasmissione di informazione. Si tratta di un cambiamento totale rispetto anche alla filosofia della biologia tradizionale, che insisteva invece sulla materia, sulla struttura”.