SOCIETÀ

La produzione di elettricità potrebbe aver già raggiunto il picco delle emissioni

Le emissioni prodotte dal settore di produzione dell’energia elettrica potrebbero aver raggiunto il loro picco nel 2022 e potrebbero aver già iniziato la loro discesa. Il dato andrà confermato nell’anno in corso, ma se così dovrebbe essere si tratterebbe di un momento storico per la transizione energetica e un passo importante (seppur di tanti che ancora vanno fatti) verso la neutralità climatica. A sostenerlo è la Global Electricity Review 2023 del think tank Ember, che analizza dati da 78 Paesi che rappresentano il 93% della domanda globale di elettricità, focalizzandosi in particolare sui i 10 maggiori produttori di CO2 che da soli sono responsabili di più dell’80% delle emissioni globali.

Il rapporto ci concentra solo sulla produzione di energia elettrica, che per circa il 60% a livello globale è ancora dominata dai combustibili fossili. L’altro dato significativo riportato da Ember è che solare ed eolico hanno raggiunto nel 2022 la quota record del 12% di produzione di elettricità (nel 2021 erano al 10%). Complessivamente le fonti di energia elettrica a basse emissioni, insieme a idroelettrico e nucleare, raggiungono il 39%. La crescita dell’elettricità pulita è spinta soprattutto dal solare, che da solo è cresciuto nell’ultimo anno del 24% (una quantità pari all’intera domanda elettrica del Sud Africa), seguito dall’eolico al 17% (equivalente quasi alla domanda elettrica del Regno Unito).

La produzione di elettricità è il primo settore che deve venir decarbonizzato, perché la maggior parte dei consumi dovranno venire elettrificati quanto più possibile, dai trasporti al riscaldamento domestico, fino alle industrie pesanti (le cui emissioni sono le più difficili da abbattere). La strada è stata indicata dal rapporto dell’Agenzia Internazionale dell’Energia con il rapporto Net Zero by 2050: se l’intera economia deve raggiungere la neutralità climatica nel 2050, la produzione di elettricità deve farlo entro il 2040.

Crescono le emissioni ma cala l’intensità carbonica dell’elettricità

Complessivamente le emissioni del settore elettrico sono cresciute nel 2022, dell’1,3% rispetto all’anno precedente. Non sono mai state così alte, ma secondo Ember questa potrebbe essere stata l’ultima volta che sono aumentate: avrebbero, per l'appunto, raggiunto il loro picco storico.

Un altro dato che viene sottolineato è che pur essendo aumentate le emissioni e sono diminuite quelle associate all’unità di elettricità generata: l’intensità carbonica ha toccato un record di 436 grammi di CO2 emessa per kilowatt/ora generato. Significa che il mondo produce più elettricità più pulita di quanto non ha fatto in passato. La domanda di elettricità nel mondo cresce, di circa 700 TWh, e l’80% (550 TWh) di questa nuova domanda è soddisfatta proprio da solare ed eolico.

Soprattutto a causa della crisi del gas, nel 2022 alcuni Paesi sono tornati a bruciare carbone, come la Germania (che nel frattempo ha spento le sue ultime centrali nucleari), ma l’aumento complessivo di questa fonte è stato solo dell’1,1%, in linea con quanto accaduto nell’ultimo decennio. Non è avvnuto quindi il tanto temuto ritorno al carbone. È anche vero però che alla COP26, la conferenza dell'ONU sul clima tenutasi a Glasgow a fine 2021, era stato deciso l’inizio della graduale riduzione dell’uso del carbone fino a una sua eliminazione. Questo phasedown non c’è stato, così come i leader del G7 riuniti a Sapporo in Giappone nei giorni scorsi hanno ancora rimandato l'uscita dalla più inquinante delle fonti fossili, su cui alla vigilia si sperava di ottenere l'accordo entro il 2030.

Globalmente il calo del consumo di gas, sempre per generare elettricità, è stato piuttosto ridotto (-0,2%), ma è il terzo anno di fila che si conferma. Secondo le proiezioni di Ember l’era della fine dei combustibili fossili è iniziata.

Se la strada dell’elettricità pulita e a basse emissioni è ormai stata imboccata e le emissioni prodotte da questo settore quest’anno inizieranno a calare, quelle globali prodotte dagli altri usi energetici e da tutte le altre attività umane sono ancora in crescita. Per rispettare gli impegni presi con l'accordo di Parigi, secondo i rapporti dell’IPCC dovranno raggiungere un picco entro il 2025 per poi iniziare a calare: dovranno venire ridotte di quasi la metà (del 43% rispetto al 2019) entro il 2030 per restare in linea con un mondo non più caldo di 1,5°C, di circa un quarto (27%) per un mondo non più caldo di 2°C.

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