SOCIETÀ

Il futuro delle emissioni e della società secondo la transizione energetica

Sono anni che ormai sentiamo dire che il futuro sarà green, a emissioni zero, libero da CO2, che il trasporto sarà prevalentemente elettrico, così come il riscaldamento, che i combustibili fossili dovranno gradualmente uscire dalle nostre economie, sostituiti dalle fonti di energia rinnovabile quali solare ed eolico, che dovremo investire sull’efficientamento energetico e su tecnologie innovative. Probabilmente però non siamo davvero consapevoli della portata della sfida che dovremo affrontare nei prossimi decenni.

Su richiesta ufficiale della presidenza della COP26, la conferenza delle parti sul clima che riunirà a Glasgow il prossimo novembre tutti i Paesi dell’ONU, l’agenzia internazionale per l’energia, la IEA, ha stilato un rapporto speciale, Net Zero by 2050, che per la prima volta prova a disegnare la strada da seguire, passo dopo passo, da qui al 2050, in termini di decisioni politiche, investimenti economici e innovazioni tecnologiche necessarie a rendere a impatto zero il settore energetico, responsabile da solo di quasi i 3/4 delle emissioni globali.

“È la più grande sfida che l’umanità abbia mai dovuto affrontare” scrive senza mezzi termini il rapporto, che delinea più di 400 tappe da percorrere gradualmente nei prossimi 30 anni.

Sempre più Paesi nel mondo si stanno impegnando a raggiungere gli obiettivi di neutralità climatica, chi entro il 2050 come Unione Europea e Stati Uniti, chi entro il 2060 come la Cina.

“Il crescente consenso politico nei confronti del raggiungimento delle zero emissioni è causa di notevole ottimismo nei confronti del progresso che il mondo può realizzare, ma i cambiamenti che sono necessari per raggiungere le zero emissioni entro il 2050 sono stati scarsamente compresi” si legge nel rapporto.

Si pensi solo che nel 2030 si stima che l’economia mondiale sarà il 40% più espansa rispetto ad oggi, ma che dovrà impiegare il 7% in meno dell’energia che sfrutta oggi. Nel 2050 l’economia potrebbe essere il doppio di quella attuale e la popolazione mondiale tra i 9 e i 10 miliardi di abitanti. Ciononostante, la domanda energetica dovrà necessariamente diminuire.

Per quanto ambiziosi, infatti, i piani d’azione finora proposti dai singoli Paesi non fanno ancora abbastanza per limitare il riscaldamento globale al di sotto di 1,5°C. “Anche laddove venissero realizzati con successo, gli impegni presi lascerebbero a circa 22 miliardi di tonnellate di CO2 le emissioni globali nel 2050”.

L’obiettivo del rapporto IEA è invece quello di suggerire le mosse per portare a zero le emissioni del settore energetico entro quella data. Secondo la stessa IEA, ad esempio, bisognerà rinunciare sin da subito all’inaugurazione di nuovi pozzi di petrolio e nuovi giacimenti di gas. I combustibili fossili verranno gradualmente abbandonati lasciando il posto all’elettricità prodotta da fonti rinnovabili.

Scorrendo la presentazione grafica del rapporto ci si inoltra letteralmente nel futuro e prende forma anno dopo anno una società radicalmente diversa, nella quale ad esempio dal 2025 non si troveranno più sul mercato caldaie a gas. Dal 2030 il 60% di tutte le auto vendute saranno elettriche. Nel 2035 non si venderanno più auto col motore a scoppio e useremo la metà dei combustibili fossili che bruciamo oggi. Nel 2040 tutta l’elettricità sarà prodotta a zero emissioni e nel 2050 l’economia globale sarà alimentata al 90% da energie rinnovabili, gran parte solare ed eolico.

Se a tratti sembra di leggere un racconto di fantascienza è solo perché la nostra mentalità è ancora troppo radicata nel business as usual, in uno scenario in cui il cambiamento è percepito come una fastidiosa perturbazione delle nostre abitudini.

Quella tracciata dal rapporto, secondo la IEA, è la strada necessaria a garantire una transizione che assicuri a tutti i Paesi un accesso equo all’energia e che garantisca una crescita economica robusta che crei nuove specializzazioni e nuovi posti di lavoro.

Naturalmente non mancano le incognite e le contraddizioni da risolvere, come quella relativa ai minerali critici per la transizione energetica. Un singolo esempio dà poi l’idea di quanto ciclopica sia l’impresa: per realizzare gli obiettivi del solo fotovoltaico, da qui al 2030 ogni giorno bisognerebbe installare una quantità di pannelli pari al più grande parco solare ad oggi esistente, secondo il rapporto IEA. Dal 2030 in avanti invece bisognerà aumentare ogni anno di 630 GigaWatt la capacità del fotovoltaico e di 390 GW quella dell'eolico. In altri termini dovremo viaggiare oltre 4 volte più veloci di quanto non facciamo oggi: nel 2020 infatti abbiamo aumentato di 134 GW la capacità del solare e di 114 GW l'eolico, per un totale di circa 260 nuovi GW di rinnovabili, secondo l'ultimo rapporto IRENA.

Nello scenario tracciato dalla IEA dovrà crescere significativamente anche l’elettricità prodotta dall’idroelettrico e dalle centrali nucleari. Inoltre, se la riduzione delle emissioni che opereremo entro il 2030 dipenderà da tecnologie già esistenti e disponibili, l’ulteriore riduzione prevista dal 2030 al 2050 dovrà affidarsi a tecnologie che ad oggi ancora non sono pienamente sviluppate e disponibili e sulle quali si dovrà investire per tempo: tra queste ci sono sistemi di accumulo efficienti, gli elettrolizzatori per l’idrogeno verde e gli impianti di cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica.

2020

Nel 2020 abbiamo emesso quasi 34 miliardi di tonnellate (Gt) di anidride carbonica equivalente (CO2eq) in atmosfera. Il 60% dell’elettricità è stata prodotta da combustibili fossili (petrolio, gas e carbone), solo il 10% da fonti rinnovabili come solare ed eolico. Solo il 5% delle automobili vendute erano elettriche. 13,5 Gt di CO2eq sono state emesse dalla produzione di elettricità e riscaldamento (cerchio azzurro nel grafico del rapporto IEA), 8,5Gt dal settore industriale (cerchio verde), 7,2Gt dal settore dei trasporti (cerchio giallo). I sistemi di cattura dell’anidride carbonica attuali sono in grado di sequestrare globalmente solo 40 milioni di tonnellate di CO2.

Dal 2021, sostiene il rapporto IEA, non dovrà più essere approvato lo sviluppo di centrali a carbone le cui emissioni non vengano abbattute, non dovranno più essere concesse estensioni all’estrazione di carbone, né dovrà essere approvato lo sviluppo di nuove stazioni petrolifere o di gas. Tutto questo sarà indispensabile per raggiungere gli obiettivi climatici fissati.

Purtroppo sappiamo ad esempio che la Cina continuerà a far crescere la produzione di energia dal carbone almeno fino al 2030 e che le aziende dei combustibili fossili non hanno nessuna intenzione di lasciare sotto terra gas e petrolio, al contrario investono sull’esplorazione di nuovi giacimenti e calcolano il bilancio derivante dai profitti delle future estrazioni.

Sarà pertanto necessaria un’azione legislativa decisa per indirizzare il cambiamento.

2025

Al 2025 le emissioni annue dovranno essere scese a circa 30 Gt di CO2eq. Tutti i nuovi edifici dei Paesi avanzati dovranno essere a impatto zero. Non si dovranno più vendere caldaie a gas. Le rinnovabili dovranno produrre il 20% di tutta l’elettricità. Entro il 2030 gli investimenti globali in energia pulita dovranno essere più che triplicati, raggiungendo i 4.000 miliardi di dollari.

2030

Nel 2030 le emissioni annue dovranno stare intorno alle 21 Gt di CO2eq. La maggior parte di questa riduzione si otterrà grazie a tecnologie che sono già disponibili oggi. Ma il successivo decremento di emissioni fino al 2050 dovrà essere realizzato tramite tecnologie che oggi non sono ancora disponibili. È pertanto fondamentale investire durante questa decade 2020 – 2030 su strumenti efficienti ed efficaci che saranno sul mercato quando ne avremo veramente bisogno.

Nel 2030 la domanda globale di carbone dovrà essere dimezzata rispetto al 2020 e tutte le centrali a carbone incapaci di abbattere le emissioni dovranno essere abbandonate nelle economie avanzate. Il 60% di tutte le auto vendute dovranno essere elettriche. Continuerà a crescere la quota di rinnovabili così come l’idrogeno verde, prodotto da elettrolizzatori, i quali dovranno avere globalmente una capacità di 850 GW.

2035

Al 2035 le emissioni globali annue dovranno arrivare a poco meno di 13 Gt di CO2eq. Non si dovranno più vendere auto a combustione interna, la metà dei camion venduti dovrà già essere elettrica. Tutta l’elettricità dovrà venire prodotta quasi a impatto zero: al settore saranno concesse 2 Gt di emissioni di CO2eq. L’idrogeno, sia blu sia verde, dovrà rappresentare il 6% di tutta la produzione energetica. Tutte le centrali a carbone o petrolio che non abbattano le proprie emissioni di CO2 dovranno essere abbandonate entro il 2040. La capacità di cattura e sequestro della CO2 dovrà essere salita a 4Gt. La domanda complessiva di combustibili fossili risulterà dimezzata rispetto al 2020.

2040

Le emissioni globali saranno scese a poco più di 6 Gt di CO2eq e il sistema energetico sarà retto primariamente dall’elettricità, che sarà prodotta a impatto zero. Si farà largo impiego di batterie e sistemi di accumulo, sui quali nel frattempo ci sarà stato un massiccio investimento che avrà portato a tecnologie efficienti e a basso spreco. L’idrogeno, specialmente quello verde, si sarà ulteriormente espanso, così come l’idroelettrico. La metà di tutti gli edifici saranno saliti di livello energetico, risultando a zero emissioni. La metà dei carburanti utilizzati nel trasporto aereo sarà a basse emissioni. La domanda del solo petrolio sarà dimezzata rispetto al 2020.

2045

Siamo a 2,5 Gt di CO2eq. La stra grande maggioranza dei veicoli sarà elettrica o alimentata a celle a combustibile (come il motore a idrogeno). La metà dei sistemi di riscaldamento sarà costituito dalle pompe di calore elettriche. L’idrogeno verde alimenterà le industrie o alternativamente le emissioni prodotte dalle industrie saranno catturate. Nel frattempo sarà cresciuta la capacità produttiva dell’energia nucleare. La domanda di gas sarà dimezzata rispetto al 2020.

2050

Nel 2050 il settore energetico avrà raggiunto la neutralità climatica e tutta l’anidride carbonica emessa, si stima fino a 7,6 Gt di CO2eq, per produrre energia verrà assorbita dai sistemi di cattura disponibili. Le rinnovabili costituiranno il 90% dell’elettricità prodotta e solare ed eolico da soli (ma soprattutto solare) varranno il 70% del totale. L’85% degli edifici risponderà ai migliori criteri di efficienza energetica. Più del 90% dell’industria pesante sarà a basse emissioni.

Investimenti, cooperazione internazionale e azioni legislative decise saranno elementi imprescindibili per realizzare questi obiettivi. Ma “una transizione che avvenga su questa scala e a questa velocità non può essere realizzata senza il pieno supporto e la partecipazione della cittadinanza” si legge nel rapporto. “I cambiamenti influiranno su molti aspetti delle vite delle persone, dal trasporto al riscaldamento, dalla cucina alla pianificazione urbana, fino ai lavori. Stimiamo che circa il 55% della riduzione delle emissioni dipenderà dalle scelte dei consumatori, come ad esempio procurarsi un auto elettrica, riqualificare la propria abitazione rendendola efficiente da un punto di vista energetico o installando pompe di calore. Cambiamenti nel comportamento, specialmente nelle economie avanzate, come sostituire all’auto una camminata, la bicicletta o il trasporto pubblico, o rinunciare a una longa tratta di volo aereo, porteranno a una riduzione complessiva del 4% delle emissioni”.

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