La centrale nucleare di Fukushima, Giappone. Foto: Reuters
Abbiamo bisogno di energia: le nostre società, il loro sviluppo e la loro economia, hanno bisogno di energia. Non è una novità degli ultimi decenni. La novità degli ultimi decenni è semmai che adesso ne siamo consapevoli, abbiamo maturato concetti come quello dello “sviluppo sostenibile” e c’è persino chi si spinge a parlare della necessità di una decrescita. Perché la nostra dipendenza dall’energia adesso è un problema, e lo sappiamo. Allora cerchiamo di capire come siamo arrivati fin qui.
È questa la premessa di un libro che ripercorre la storia dell’energia dai tempi antichi ai giorni nostri e che, in poco più di quattrocento pagine, ne offre un’immagine probabilmente pressoché completa. Un libro monumentale, diremmo, se non fosse che, in realtà è quasi breve per il tema che tratta. Il suo titolo è Prometeo a Fukushima – Storia dell’energia dall’antichità a oggi, lo ha scritto la storica dell’ambiente Grazia Pagnotta, che insegna all’università di Roma Tre.
Vista la quantità di informazioni che questo libro contiene, e la sostanziale imparzialità della sua voce narrante, più che una recensione (o tantomeno un’analisi critica della tesi, dato che qui una tesi non c’è, e che comunque chi scrive non si sentirebbe all’altezza di una eventuale critica) si è deciso di riassumerne i contenuti in tre puntate.
Intanto un paio di precisazioni: questo è un riassunto di un compendio, perciò il lettore dovrà perdonare qualche imprecisione e qua e là le accelerazioni sui tempi della storia. Poi si consideri che ogni epoca ha conosciuto mix energetici che qui verranno inevitabilmente semplificati, e che ogni luogo del pianeta ha avuto le proprie vicende, ma qui dobbiamo concentrarci sul nostro spicchio di mondo. E già è abbastanza difficile così.
Infine, si tenga conto che nella storia dell’energia gli eventi periodizzanti non sono quelli classici della storia generale ma sono i seguenti:
- la Rivoluzione industriale, nell’Ottocento
- la scoperta dell’elettricità, negli anni settanta dell’Ottocento
- l’esplosione della bomba atomica, 1945
- lo shock petrolifero, 1973
- l’incidente di Chernobyl, 1986.
L’ultimo grande evento sarà il cambiamento climatico, ma a collocarlo in questa scala temporale ci penserà chi verrà dopo di noi. Suo malgrado.
La cittadina di Pripyat e, sullo sfondo, la centrale nucleare di Chernobyl
“ Siamo esseri umani: prima abbiamo usato i muscoli, e solo i muscoli.
Facciamo un grande salto indietro nel tempo
Siamo esseri umani: prima abbiamo usato i muscoli, e solo i muscoli. I nostri. Poi abbiamo scoperto il fuoco, poi la forza degli animali. Ognuna di queste fonti energetiche si è aggiunta a quelle che avevamo già, quindi i muscoli dell’uomo (e dei suoi schiavi) sono sempre stati usati.
Intanto abbiamo cominciato a costruire macchine semplici per lo sfruttamento dell’energia come quelle basate sul moto rotatorio: la macina, per esempio, ma anche e soprattutto la ruota. E intanto, piano piano nella nostra storia antica (che qui stiamo percorrendo a tutta birra), sono arrivate macchine sempre più complesse. La principale è stata il mulino ad acqua: una rivoluzione energetica dalle immediate ricadute sociali, perché il mulino ad acqua è costoso e ce lo avevano soprattutto i signori e i conventi, e quindi ha contribuito a rafforzare strutture sociali oppressive. E in qualche parte del mondo è arrivato anche il mulino a vento.
L’ultima importante fonte energetica a entrare nella nostra vita pre - Rivoluzione Industriale è stato il legno. Importante, perché come fonte di riscaldamento domestico si dovrà aspettare il Novecento per vederlo affiancato o superato da altre fonti (e tuttora sussiste in certe zone del mondo). Ma è importante anche perché il legno non è non soltanto una fonte energetica ma è diventato presto una materia prima quasi onnipresente, per esempio come materiale da costruzione.
Questo è quello che succede da quando la nostra specie vede la luce sulla terra fino a quello che lei stessa chiama il Cinquecento. Perché nel Cinquecento l’economia europea comincia a crescere e per le nostre attività produttive il legno comincia a scarseggiare. Lo abbiamo tagliato tutto, e quel che c’è costa troppo. È il momento della nostra (di noi europei) prima crisi energetica, a cui segue la nostra prima conversione energetica e soprattutto è il momento del nostro primo scontro coi limiti ecologici della crescita. La crisi energetica del Cinquecento, su cui gli storici più o meno concordano nei tempi ma non nelle modalità, si risolse con un superamento di quel limite, che avvenne grazie al carbone, quindi con un cambio di risorsa energetica principale. Ma questo significò anche passare (nel giro tre secoli, qui in poche righe) da un’economia a base organica con fonti energetiche rinnovabili, a un’economia a base inorganica fondata sulle fonti fossili.
Tre secoli per la transizione, e si arriva all’Ottocento
Il passaggio da fonti rinnovabili a fonti fossili esauribili e inquinanti è compiuto. E quella fonte inesauribile e inquinante è, prima fra tutte, il carbone. Anche il carbone continua oggi a essere largamente impiegato sulla terra (come i muscoli umani e il legno): la nostra fame di energia non ci ha mai permesso di dismetterlo.
Il passaggio al carbone permette di far crescere moltissimo e in maniera quasi improvvisa la nostra capacità di manipolare la natura e di produrre beni. Quindi l’energia del carbone diventa l’innesco di un cambiamento scientifico, culturale, sociale, che richiederebbe diverse pagine di trattazione. È a questo punto che inventiamo anche le prime macchine davvero complesse, quelle industriali e per la locomozione. Ed è importante: l’energia del carbone non si usa più solo per fare caldo ma anche per muovere oggetti. A bordo di una macchina a vapore entriamo nella modernità.
Ma carbone e suo impiego industriale significano anche inquinamento ed effetti sulla salute. Intanto, sempre per l’impiego industriale del carbone comincia ad aumentare l’anidride carbonica nell’atmosfera, e si verificano le prime piogge acide. Il primato dell’impiego del carbone nell’industria (soprattutto, in questo caso, siderurgica e tessile) e dei suoi effetti, compresi quelli nocivi, è dell’Inghilterra, che naturalmente possiede giacimenti importanti. Vedremo che nel giro di un secolo proprio in Inghilterra si arriverà a un evidente punto di rottura.
Ma anche il gas fa la sua rivoluzione: per esempio comincia a illuminare le città. Il gas naturale per uso industriale ha una storia tutta americana inizialmente concentrata a Pittsburgh, salvo per gli inizi italiani (fu scoperto da Alessandro Volta). E un’altra storia che comincia italiana è quella dell’elettricità (stavolta il merito è di Luigi Galvani, il primo inventore di una pila) che viene perfezionata fino a trovare applicazioni industriali più di mezzo secolo dopo la sua scoperta: stavolta però il primato è di Berlino.
Quindi Inghilterra, Stati Uniti, Germania: la geografia dell’energia che conta è per adesso soprattutto questa.
L'era del petrolio
Dopo carbone e gas naturale, arriva il momento di una nuova fonte energetica che sarà dominante da allora e fino a oggi, nel bene e nel male. È il petrolio: petrolio che in realtà era conosciuto dall’antichità, ma che nella seconda metà dell’Ottocento diventa cruciale per lo sviluppo di interi settori produttivi. Ecco perché si dice che l’Ottocento non è stato solo il secolo del carbone, ma più in generale il secolo dell’energia, quello in cui si è scoperto il maggior numero di fonti che usiamo ancora oggi. Nel Novecento, le sole grandi novità saranno il fotovoltaico e il nucleare.
Ma tornate all’Ottocento e aspettate a tirare il fiato: sta iniziando l’era dei trasporti. Spostarsi, spostare le merci e le materie prime, sta per diventare rapido ed efficiente. L’industrializzazione conosce una spinta fondamentale. Ma anche le vite private cambiano, cambia tutto, quando cominci a poter viaggiare. E adesso si comincia persino a volare. Perché nel corso del secolo si inventano, dopo il motore a vapore, anche quello elettrico e quello a benzina. Si entra nel Novecento a tutta velocità!