CULTURA

Il prossimo anno faremo le vacanze di Natale sulla Luna: il libro dell'Archivio dei quaderni di scuola

“Sta per partire il razzo che mi porterà a trascorrere le vacanze di Natale sulla luna... Ecco il razzo si stacca da terra, prende quota, vedo la terra rimpicciolire". Milano, 1969: un bambino di quarta elementare immagina una insolita partenza, l’inizio di un lungo viaggio che gli permetterà di trascorrere le feste natalizie in un luogo molto lontano. Il suo tema dà il titolo al volume Il prossimo anno faremo le vacanze di Natale sulla Luna, curato da Thomas Pololi, fondatore dell'Archivio dei quaderni di scuola, una raccolta partecipativa di materiali donati, catalogati e digitalizzati, dalla fine del Settecento ai giorni nostri. Riconosciuto nel 2019 dalla Soprintendenza archivistica e bibliografica della Lombardia come “archivio di interesse storico particolarmente importante”, oggi parte della Società italiana per lo studio del patrimonio storico-educativo, raccoglie circa 2500 tra quaderni, lettere e diari in forma cartacea - di cui 1500 quaderni storici italiani e circa 1000 da altri 36 Paesi del mondo -, e conta già 40mila pagine digitalizzate. L’Archivio, gestito dall’associazione Quaderni aperti, punta a valorizzare la cultura d’infanzia e adolescenza e costruire ponti tra culture e generazioni.

Il ricavato della vendita del libro contribuirà a finanziare la creazione del Museo dei Quaderni di scuola / Museum of Children’s Notebooks, il primo museo al mondo dedicato alle testimonianze dei bambini e delle bambine del passato, che inaugurerà a Milano nella primavera del 2023.

Il volume comprende scritti sul Natale che vanno dal 1898 al 1992, una selezione accurata che ci permette di esplorare la magia dei Natali passati, ritrovandone la potente eredità nel tempo (quasi) presente. La prefazione è affidata a Giovanna Zoboli, scrittrice ed editrice (ha fondato e dirige Topipittori), a sua volta in libreria con una raccolta poetica dedicata proprio a I bambini (Interno Poesia), piccolo gioiello in versi che propone anche le belle tavole di Enrico Pantani. "Io mi ricordo / che il freddo mi piaceva / - la terra più dura, più chiara / la città assonnata, lontana. / L'inverno sembrava una casa / di una sola stanza / piena di silenzio, di solitudine".

Zoboli è una osservatrice attenta dell'universo bambino e qui, nelle vesti di autrice della prefazione, in apertura dell'antologia, accoglie il lettore offrendo tre spunti di riflessione e di partenza, per intraprendere il viaggio di scoperta con adeguati strumenti: il primo si concentra sull'appeal che questa festa esercita su tutti i bambini, nessuno escluso, una fascinazione rimasta intatta, universale e senza tempo, la seconda questione riguarda il Natale oltre lo stereotipo e qui "l'armamentario natalizio – la festa di pace e di serenità, i buoni sentimenti, i caritatevoli propositi, le promesse di ubbidienza, i sacri affetti domestici, i deschi benedetti e le bontà premiate – si mescola senza soluzione di continuità, e con comica innocenza, a descrizioni di pranzi e cene pantagruelici, vagheggiamenti di giocattoli demenziali, eccentriche ossessioni". Infine, l'acuta constatazione della atemporalità dell’infanzia che emerge dagli scritti contenuti nel volume.

Anno nuovo, vita nuova! Questo vuol dire dimenticare le cose brutte e pensare alle belle. Capricci, bugie, disobbidiezi, niente più! 1939, buoni proponimenti, dettato a una bambina di seconda elementare

"Ben tornato, ben tornato / O Natal desiderato, / Colle chicche e i panettoni, / Con i candidi tuoi doni, / Dolci al labbro e cari al cuor! / Ma più dolci de’ torroni, / Ma più cari dei tuoi doni, / Son gli augurii che facciamo, / Sono i baci che stampiamo In sul viso ai genitor". Questa è la filastrocca che apre la raccolta: è il dettato scritto nel 1898 da una bambina di seconda elementare, a Milano, testo riportato anche nella sua versione originale e seguito dalla lettera al Caro fratello firmata da una bambina di Montefalcione, in provincia di Avellino, probabilmente nel 1918. "Noi credevamo di riabbracciarti nell’occasione di queste feste di Natale; invece, ieri mattina giunse al babbo il tuo telegramma, col quale avvertì che non hai potuto ottenere, come speravi, il permesso, e che rimandi la tua venuta a Pasqua, nella prossima primavera [...] La mamma ieri pianse un pochino, ma poi si consolò pensando che tu stai bene".

Caro diario, in questi giorni il tempo passa velocissimo come la neve di una tormenta che scende. Il Natale, ormai alle porte, mi provoca una gioia immensa: per me è un avvenimento grandioso 1990, testo di una bambina di quarta elementare, Roveredo in piano (Pordenone)

Anno dopo anno la calligrafia si fa sempre meno precisa (il volume propone anche le immagini degli scritti originali) - tanto che a un certo punto la scrittura sembra volersi liberare e concedere alla spontaneità di tratti meno curati, con qualche ripensamento definito da parole cancellate in fretta, con un segno della penna -, cambiano anche i doni attesi e i desideri (è il 1995 e una bambina di 7 anni di Milano si rivolge a Santa Lucia: "vorrei tanto vederti dal vivo e anche il tuo gatto nero mi piace molto il tuo asinello e il tuo bue insomma ti darei tutto"), si trasformano le parole scelte per rivolgersi ai membri della famiglia, ai genitori prima di tutto. Nel 1944 Pier Luigi, un bambino di terza elementare di Chieri, in provincia di Torino, si rivolge ai "carissimi genitori, incomincio a comprendere i molti sacrifizi che voi fate per me; io ben riconosco e ve ne ringrazio cordialmente [...] Gradite o cari genitori i miei sentimenti affettuosi con l’augurio di Buon Natale e di capo d’anno". E nel 1951 una bambina di seconda elementare di Borgo a Buggiano, in provincia di Pistoia, scrive: "Babbo e mamma tanto cari. In questo giorno tanto bello la vostra piccola tanto birichina vi augura tanti giorni come questo, pieni di tanta gioia".

Nonostante le differenze risultino evidenti da un'epoca all'altra, soprattutto per quel che riguarda il linguaggio, un filo rosso attraversa i testi e accomuna i piccoli cuori: il tempo non può alterare le caratteristiche tipiche dell'infanzia, il sentimento non cambia. Lo spiega bene Zoboli: "Che si tratti di un bambino nato alla fine dell’Ottocento o alle soglie del Duemila, per quanto lo spirito del tempo eserciti un’azione plasmante, il tempo della cronaca non riesce a intaccare la natura profonda dell’infanzia, costituita da caratteristiche di specie, si direbbe, inalterabili. L’energia desiderante, il demone del divertimento, la fascinazione del gioco, uno stato di perenne curiosità, il piacere della sorpresa, il bisogno di gentilezza e rassicurazione, un ardente bisogno di novità, certe puntigliosità nel racconto delle cose, la capacità di provare giganteschi sentimenti di bene, una fulminea disposizione alla sincerità, lo spirito di osservazione, il gusto del comico, una sconfinata fiducia, una disposizione verso la menzogna come costruzione fantastica della realtà".


Altri progetti

I bambini e Babbo Natale, niente e nessuno può separarli. Su Instagram esiste un profilo, con 160mila follower, dedicato ai diari dei bambini (#DiDiBi) che, proprio in questi giorni, sta pubblicando una divertente selezione di letterine a Babbo Natale, refusi inclusi. C'è Nicola che ha quattro anni, si comporta bene e per questo chiede un regalo speciale: un rinoceronte. E c'è chi, dopo aver steso un lungo elenco di richieste improbabili, dal boa constrictor al topo vivo (per nutrire il boa), invita Babbo Natale a leggere nella sua mente per scoprire altri desideri non ancora espressi, ma da inserire al più presto nella lista. Infine, c'è chi scrive "Gingobel" e chi esprime un desiderio e, fiducioso, lo appende all'albero: "vog(g)lio che mia sor(r)ella sparisca".

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