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Protesi mammarie: sono sicure?

Recentemente le protesi mammarie sono state protagoniste di una controversia, prima in Francia e poi in Italia, che si è risolta qualche giorno fa con la decisione di non ritirare dal mercato il tipo di protesi sotto accusa, quelle macro-testurizzate. Il Bo Live ha contattato il professor Franco Bassetto, che fa parte del Consiglio direttivo della Società italiana di Chirurgia plastica, per approfondire l'argomento.

Esiste una correlazione tra il tumore alla mammella e le protesi mammarie?

All'inizio degli anni '90, essendo le protesi fondamentalmente in silicone, si era ipotizzato che, per via di questo materiale, potessero indurre il cancro mammario. Ci fu una sospensione, per circa due anni, dell'uso delle protesi per poi avere dei dati scientificamente fondati: risultò che non c'era alcuna correlazione. Le protesi, quindi, vennero rimesse sul mercato. Il problema era che inducevano una reazione da corpo estraneo – come qualsiasi impianto introdotto nel nostro corpo, pensiamo, ad esempio, al pacemaker – questo comportava lo sviluppo di una sorta di protezione: la capsula. Questa capsula può essere semplice e non avvertita per tutta la vita o, come si è osservato in passato, si può formare una capsula patologica, cioè troppo spessa e indurita, che non dà una buona costruzione mammaria nel tempo, sia in pazienti mastectomizzate che in pazienti che utilizzano le protesi a scopo estetico.

Perciò venne introdotta la testurizzazione, cioè la possibilità di avere una superficie protesica irregolare. Le varie aziende crearono questo effetto con pori di diversa altezza, per cui si parla di macro-testurizzazione e micro-testurizzazione. Negli ultimi anni è emerso che ci sono stati alcuni casi, molto rari nel mondo, in cui le protesi, soprattutto macro-testurizzate, potevano indurre, a distanza di tempo dall'impianto, la formazione di un sieroma tardivo: una raccolta liquida all'interno della quale si sono identificate delle cellule compatibili con un linfoma a cellule anaplastiche. Questo allarme è stato dato tre o quattro anni fa. Attualmente il numero di pazienti nelle quali si è verificato questo caso è di circa 60 in Italia e di circa 3000 nel mondo, ma se andiamo a comparare questi numeri ai milioni di pazienti che portano le protesi, si capisce come l'incidenza sia minima.

Qual è la differenza qualitativa tra protesi macro-testurizzate e micro-testurizzate?

Col tempo c'è stato un grandissimo cambiamento qualitativo nel materiale protesico e le protesi macro-testurizzate, in particolare, sono quelle che avevano alzato il livello. Purtroppo sono state anche quelle ad essere sospese, perché sembrano quelle più implicate nella possibile formazione del linfoma, anche se con una percentuale bassissima paragonabile a quella di incorrere in avventi avversi, anche mortali, descritti nei bugiardini dei farmaci. Le protesi macro-testurizzate risultavano le migliori perché con la ruvidità della superficie, dovuta alla porosità della testurizzazione, creavano una sorta di discontinuità tra protesi e capsula che è dimostrato essere la migliore soluzione per ridurre la possibilità di formazione di una capsula patologica, nota come “rigetto”. Quando si forma una capsula, il seno cambia di dimensioni, diventa duro, dolente. Le protesi micro-testurizzate sono, invece, quelle che hanno i pori meno alti, quindi forse una minore capacità di proteggere dalla formazione della capsula, però si è visto che probabilmente hanno una minore incidenza nella formazione del linfoma.

Come viene trattato il linfoma anaplastico a grandi cellule?

Il linfoma anaplastico è curabile, l'importante è la diagnosi precoce: quando la paziente avverte qualche cambiamento che coinvolge l'ingrossamento del seno, possibile indice della formazione del sieroma, è facile fare la diagnosi con un esame radiografico e successivamente aspirare questo liquido e quindi individuare, con esame citologico, le cellule del linfoma. La cura consiste nella rimozione della protesi e della sua capsula e, naturalmente, in dei cicli di chemioterapia. Ci sono delle pazienti che sono arrivate troppo tardi alla diagnosi perché hanno trascurato questo cambio delle condizioni delle loro mammelle, perciò c'è stato anche qualche caso mortale. Uno, il primo in Italia, denunciato dal Ministero qualche settimana fa.

Noi, come Società italiana di Chirurgia plastica, siamo stati consulenti del Consiglio Superiore di sanità per elaborare il testo che il Ministero della Salute ha distribuito recentemente. È un testo tranquillizzante, che spiega queste cose e che, soprattutto, dice alle pazienti che non è assolutamente necessario provvedere all'espianto della protesi perché l'incidenza è veramente molto bassa: è però consigliabile un controllo annuale o presso il chirurgo istituzionale, che lavora in strutture dove è possibile fare una diagnosi dell'eventuale problema in tempi brevi, o eseguendo esami strumentali. In ogni caso, questa è stata un'occasione per il Ministero per attivare il Registro nazionale Protesi che finalmente esisterà in Italia, così le aziende potranno avere una correlazione tra gli impianti prodotti e distribuiti e il numero di avventi avversi. Io sono stato contattato dal Ministero per essere uno dei responsabili del registro protesi e sto facendo un corso proprio per poterlo attivare nella regione Veneto.

Perché gli interventi chirurgici al seno vengono visti come una frivolezza?

Quando si parla di protesi mammarie non si deve dimenticare che il numero maggiore viene utilizzato per la ricostruzione post-mastectomia, per ridare una forma al seno demolito dall'intervento chirurgico atto a rimuovere il cancro della mammella. Esiste poi la correzione con protesi di malformazioni o di seni ipoplasici, cioè per le pazienti che per ragioni estetiche vogliono migliorare l'armonia del proprio seno. La frivolezza dell'argomento è legata soprattutto al fatto che i media amano parlare di questi argomenti in questa chiave, in realtà non c'è nulla di frivolo: chi decide di sottoporsi a un intervento chirurgico di mastoplastica additiva sa che entra in una sala operatoria e sa che può anche morire durante questo intervento. Quindi né la paziente né il chirurgo serio e professionale, affrontano questo momento con leggerezza. Io opero tantissime giovani ragazze che sono completamente senza seno e che hanno delle problematiche di immagine corporea che incidono sulla loro stabilità psicologica. Se si vuole intendere la salute non come mancanza di malattia, ma come stato di benessere psico-fisico, allora la chirurgia estetica è la chirurgia dello star bene, che va affrontata con chirurghi seri in strutture serie.

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