SCIENZA E RICERCA
Il ritiro dei ghiacci in Norvegia rivela un'antica via di comunicazione percorsa dai vichinghi
Un gruppo di ricercatori ha ritrovato, conservate nei ghiacci della Norvegia, le tracce di una rotta utilizzata dai vichinghi per gli scambi commerciali, per i viaggi e per la transumanza, ovvero la migrazione di pastori che, con il loro bestiame, si spostavano in aree montane poco prima dell'arrivo dell'estate, per poi tornare, nelle stagioni più fredde, verso le loro fattorie permanenti a valle.
La scoperta è stata fatta sul passo di montagna di Lendbreen, in Norvegia, sulla montagna di Lomseggen, dove il ritiro dei ghiacciai dovuto al riscaldamento globale ha rivelato le tracce di questa antica via di comunicazione.
È compito dell'archeologia glaciale quello di recuperare e salvare i manufatti, i sedimenti e le tracce di materiale organico conservato per secoli dai ghiacciai ad alta quota, lo scioglimento dei quali rischia di far perdere per sempre reperti storici anche molto preziosi.
A partire dai resti archeologici conservati nel ghiaccio è infatti possibile ricostruire la storia e i movimenti dei popoli antichi che abitavano le Alpi, il Nord America e la Scandinavia, e di quei meccanismi sociali, economici ed ecologici che caratterizzavano la loro vita.
Il maggior numero di reperti di archeologia montana sono stati ritrovati proprio nella Norvegia centrale. Sono stati infatti recuperati, in quest'area, più di 3000 manufatti e 450 reperti provenienti da animali, come, ad esempio, ossa di renna e di cavallo.
In questa zona della Norvegia, uno dei siti più importanti è proprio quello di Lendbreen, un passo di montagna che era già stato indagato nel 2011 in seguito al ritrovamento di una tunica di lana risalente al IV secolo d.C.
Successivamente sono stati ritrovati, a Lendbreen, più di 800 manufatti, 100 tumuli e le tracce di un rifugio di pietra. Questo ha permesso di identificare il passo di montagna in questione come un luogo cruciale per gli spostamenti dei popoli del nord Europa sia per quelli intra-regionali, sia per viaggi a lungo raggio, a partire dall'età del ferro romana fino alla fine del medioevo.
Nella sua recente ricerca, pubblicata sulla rivista dell'università di Cambridge Antiquity, un gruppo di studiosi è riuscito a risalire al periodo in cui questa rotta montana veniva percorsa, datandone l'uso tra il 300 e il 1500 d.C., con un picco di tracce risalente al 1000 d.C., un periodo centrale nell'era vichinga, caratterizzato da grande mobilità, centralizzazione politica e sviluppo commerciale e urbano.
Grazie alla datazione dei singoli reperti, come resti di slitte, bastoni, ferri di cavallo, ossa di animali e anche capi di abbigliamento, come tuniche, guanti, scarpe e stracci tessili, gli studiosi sono riusciti a comprendere con che frequenza venisse usato questo passaggio montano nel corso della storia. Sembra che questa tratta fosse già conosciuta durante l'età del bronzo, ovvero tra il 1750 e il 500 a.C., come testimoniano i ritrovamenti di alcune punte di freccia. A partire dal 300 d.C., il percorso iniziò ad essere usato per la caccia e per il trasporto di merci. Successivamente, nel X secolo, le attività di caccia in questa zona diminuirono, mentre il trasporto delle merci raggiunse il suo picco attorno al 1000 d.C., e si interruppe in concomitanza con l'arrivo della peste nera in Norvegia, tra il 1348 e il 1349.
La tesi che il percorso fosse usato anche per la transumanza è avvalorata dal ritrovamento a Lendbreen di molti elementi archeologi legati al trasporto di foraggio per i cavalli. Per questo gli studiosi ipotizzano che questo passaggio venisse usato per la migrazione stagionale verso le fattorie estive (e ritorno), specialmente in epoca vichinga.
Lendbreen sembra essere stato quindi un nodo di comunicazione cruciale per gli spostamenti commerciali e non dei Vichinghi. Mentre nell'età del ferro romana in Norvegia si trovavano solo insediamenti rurali e traffici commerciali limitati alle zone circostanti, al contrario, il 1000 d.C. fu, per i vichinghi, un periodo di alta mobilità, durante il quale i mercati stavano proliferando dall'Irlanda, al Baltico, e oltre.
Dopotutto, i Vichinghi furono un popoli di viaggiatori ed esploratori. Poco prima del 1000 d.C., infatti, erano approdati sulle coste della Groenlandia, e successivamente, molto prima di Cristoforo Colombo, in America del Nord.
Fu durante il periodo caldo del Medioevo che un uomo di nome Erik il Rosso, costretto a lasciare l'Islanda, prese la rotta atlantica e guidò una spedizione verso la Groenlandia. Date le insolite condizioni climatiche che caratterizzarono gli anni dal 950 al 1250 d.C., per i Vichinghi fu possibile stabilirsi in quelle terre.
Per molto tempo, poi, fu considerata solo una leggenda quella del figlio di Erik il Rosso che, dalla Groenlandia, si spinse ancora più a occidente fino a raggiungere l'isola di Terranova, oggi territorio canadese, che battezzò Vinland.
Purtroppo, però, i tentativi dei Vichinghi di creare degli insediamenti stabili nel Nuovo Mondo non andarono a buon fine, e colui che per lungo tempo detenne la fama di primo europeo approdato sul continente americano fu Cristoforo Colombo. Infatti, fu solo negli anni Ottanta del secolo scorso che vennero ritrovate le tracce degli insediamenti vichinghi nell'antica Vinland.