SCIENZA E RICERCA

Il ruolo dei suoni nella tutela e per il ripristino degli ecosistemi

"Il declino dei suoni è un sintomo della perdita di biodiversità, ma non solo [...] Un ecosistema silenziato isola gli individui, frammenta le comunità e indebolisce la resilienza ecologica e la creatività dell’evoluzione", spiega David George Haskell, autore di Suoni fragili e selvaggi. Meraviglie acustiche, evoluzione creativa e crisi sensoriale (Einaudi). Biologo e scrittore, Haskell ha recentemente tenuto una conferenza online proposta come anteprima della ventesima edizione delle Giornate internazionali di studio sul paesaggio, rassegna di Fondazione Benetton studi e ricerche, intitolata Soundscapes. L’esperienza del silenzio e del suono nel paesaggio con un focus dedicato all'esplorazione sonora e alle questioni ad essa connesse come il rapporto degli esseri umani con il loro ambiente e le altre forme viventi. Tra ricercatori, esperti, sound artists e compositori, alla due giorni in presenza del febbraio scorso ha partecipato anche Almo Farina, professore onorario di Ecologia all’università di Urbino, ospite all'auditorium di Palazzo Bomben a Treviso con un intervento sul ruolo dell’ecoacustica nell’ecologia della conservazione, L'abbiamo intervistato. 

Disciplina emergente, "l'ecoacustica è lo studio del ruolo ecologico che hanno i suoni. Detta così sembra semplice ma, andando in profondità, cosa significa? Partendo dai paradigmi dell'ecologia, comunità, popolazione, habitat, il suono partecipa al funzionamento di queste entità definite da noi. Il suono modifica, altera le funzioni dei soggetti ecologici che noi chiamiamo ecosistemi". 

Dunque il suono può dirci qualcosa sullo stato di salute di un ecosistema?

"I suoni sono espressioni di energia in movimento. Quelli creati dall'uomo con le sue macchine, che chiamiamo rumori, sono dannosi per l'ambiente, questo è chiaro. Per quel che riguarda i suoni biologici, le specie - uccelli ma anche api, per esempio - usano i suoni attivamente, per comunicare. E se l'ambiente è pieno di suoni, si fatica a comunicare. Ecco che il rapporto tra ecosistema e suoni si mostra chiaramente: se i suoni biologici non riescono a essere intercettati, è un problema. C'è poi un altro aspetto, e ritorno così alla domanda: sì, i suoni sono indicatori della salute di un ecosistema. Come scrisse Rachel Carson, in Silent Spring - Primavera silenziosa, mancanza di suoni significa mancanza di specie. Oggi assistiamo a una riduzione, un decadimento, un impoverimento dei suoni nei nostri ambienti e i motivi sono diversi: il cambiamento climatico, lo sfruttamento del suolo, l'uso di pesticidi. Il suono diventa indicatore della funzionalità di un ecosistema".

Il problema risiede principalmente nelle interferenze generate dall'uomo?

"Ci sono due aspetti da considerare. Il primo è legato a un intervento attivo dell'uomo che, inserendo nuovi suoni nell'ambiente, ne maschera altri. Il secondo riguarda i suoni biologici, le prime espressioni a essere colte anche dall'essere umano quando un ambiente non sta bene. Se al risveglio, una mattina di primavera, non sento gli uccelli cantare, posso pensare di essere vicino alla fine del mondo".

Considerata la reattività sonora degli animali, l'ecoacustica si pone come strumento per valutare l'avanzamento del recupero ambientale

Per quanto riguarda la raccolta dei suoni/dati, come si svolge il lavoro sul campo?

"Ogni lavoro sul campo ha i propri strumenti: noi utilizziamo registratori autonomi acustici da collocare in campagna. Li sistemiamo in determinati luoghi, secondo criteri geografici o ambientali, li lasciamo accesi fornendo loro delle indicazioni, per esempio quando registrare e quali frequenze cogliere. Il suono viene registrato su schede, poi i dati vengono portati in laboratorio per essere processati. Il tempo di raccolta dei suoni dipende dall'obiettivo: se vogliamo studiare i cori mattutini, registreremo dalla mattina alle tre fino alle otto; se invece siamo interessati a studi più generali di fenologia giornaliera, registreremo tutto il giorno. I dati accumulati sono sempre tantissimi, quindi i software devono essere necessariamente potenti e i processori devono essere in grado di gestirli. I suoni possono anche essere riascoltati ma, in genere, in ecocustica si utilizzano le frequenze come indicatori: questo è il passaggio chiave".

Ci sono aree del pianeta particolarmente interessanti dal punto di vista ecoacustico?

"Non ci sono mai stato ma ho potuto analizzare dati raccolti ai tropici: mi sono stati forniti da altri colleghi, in alcuni casi provenienti anche da ambienti remoti. La maggior parte delle informazioni sono indecifrabili perché, dal punto di vista tassonomico, di specie, è estremamente difficile risalire all'origine, a chi ha emesso un suono, soprattutto perché spesso si tratta di insetti. Lo spettrogramma è pienissimo, tutte le frequenze sono occupate: in milioni di anni le specie si sono fatte spazio per garantirsi una nicchia acustica precisa. Tornando ai nostri ambienti, c'è una povertà assoluta rispetto ai tropici: abbiamo perso la maggior parte dei suoni, se mai ci fossero stati nel passato. Detto questo, però, un ambiente molto interessante è la faggeta di Sasso Fratino, già studiata da Gianni Pavan, collega e amico purtroppo scomparso: lì si possono ascoltare i suoni di una foresta che da almeno 500 anni non è toccata dall'uomo, la particolarità non sta tanto nella ricchezza di specie quanto nella densità". 

Maggior densità significa maggior biodiversità?

"Parlerei più di eterogeneità: nel caso di Sasso Fratino non vi sono molte specie in più, ma molti più individui a emettere suoni. La vegetazione, nella sua evoluzione, ha reso possibile la presenza di grandi quantità di risorse e quindi di organismi. Ho appena pubblicato un lavoro sulle foreste di faggio dell'Appennino, dove vi è una povertà assoluta di specie sonore perché vi è una povertà assoluta di diversità biologica: erano boschi utilizzati per il carbone, gli alberi venivano tagliati ogni dodici-quindici anni, quando si è smesso di fare carbone i boschi d'alto fusto hanno iniziato a trasformarsi in foreste. Qual è il problema? Che questi boschi sono stati impoveriti da secoli di taglio ed eliminazione di specie non adatte al carbone, pertanto esiste il faggio, che cresce molto stretto lasciando nulla al sottobosco. Abbiamo dunque il deserto. Nello stesso ambiente, ma a Sasso Fratino, la storia è completamente diversa: gli ambienti molto scoscesi, difficili da raggiungere, hanno impedito all'essere umano di intervenire, lì dunque si sono accumulati alberi marcescenti e grandi quantità di cespugli che si formano quando gli alberi cadono. Si tratta di un sistema neanche così bello da vedere, non è una cartolina con i boschi coltivati come un giardino".

Quali sono le condizioni ecoacustiche della campagna veneta?

"Non ci sono alberi o ce ne sono davvero pochi. Si sente quasi nulla, anche se qualcosa cambia in primavera ed estate. Ecco, troviamo rane e rospi che gracidano, perché i fossi sono puliti".

Accontentiamoci delle rane. 

"Non si può avere tutto (sorride, ndr). Io comunque sono interessato anche agli ambienti ibridi, l'importante è che non siano degradati. Purtroppo dal degrado sociale deriva quello ambientale. In pianura, per esempio, le aree non più considerate utilizzabili dall'uomo, in senso abitativo o di coltivazione, rischiano di andare verso il degrado: vengono piazzati depositi e si può insinuare la criminalità".

Il Parlamento europeo ha recentemente approvato la Nature Restoration Law che prevede misure di ripristino per il 20% delle zone terrestri e marine entro il 2030 e per tutti gli ecosistemi degradati europei entro il 2050. Come si inserisce l'ecoacustica in questo quadro di tutela e intervento?

"Considerata la reattività sonora degli animali, l'ecoacustica si pone come strumento per valutare gli stati di avanzamento del recupero ambientale. Non è invasiva ed è tecnicamente alla portata di tutte le amministrazioni. Diventa quindi possibile indirizzare il recupero ambientale sulla base di risultati freschi di un monitoraggio che non richiede anni di lavoro: con pochi strumenti si può seguire il progresso delle azioni di recupero e indirizzarle".


Di seguito il link per riscoprire la serie de Il Bo Live dedicata ai paesaggi sonori:

Il Bo Live - Paesaggi sonori: la serie in nove episodi


L'ecoacustica è una disciplina giovane, un territorio da esplorare. Proponiamo una selezione di studi del professor Farina per iniziare ad approfondire l'argomento:

Acoustic codes from a rural sanctuary: How ecoacoustic events operate across a landscape scale

The ecological role of sound in terrestrial and aquatic landscape: theories, methods and applications of ecoacoustics

Ecoacoustics and Multispecies Semiosis: Naming, Semantics, Semiotic Characteristics, and Competencies

Perspectives on the Ecological Role of Geophysical Sounds

The dynamical complexity of seasonal soundscapes is governed by fish chorusing

Editorial: Advances in ecoacoustics

Sonotopes reveal dynamic spatio-temporal patterns in a rural landscape of Northern Italy

Discovering ecoacoustic codes in beehives: First evidence and perspectives

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