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In Salute. Dalla pelle alla cornea, fino alle valvole cardiache: le banche dei tessuti

La notizia non è passata inosservata e anche Il Bo Live ne ha parlato. Un gruppo di scienziati della Tsinghua University di Pechino ha realizzato una pelle elettronica in 3D per protesi bioniche che riproduce il senso del tatto umano. Di pelle artificiale si parla ormai da diverso tempo, per la cura di ustioni o ferite difficili per esempio: si tratta per lo più di dispositivi che vengono applicati sulla zona interessata per due, tre settimane, prima di procedere con un innesto cutaneo vero e proprio in sala operatoria. L’ingegneria tissutale ha compiuto progressi importanti, ma la donazione e il trapianto rimangono evidentemente un passaggio cruciale, soprattutto in determinati contesti clinici. Nello specifico, le banche dei tessuti costituiscono una risorsa fondamentale. 

Negli ospedali ogni anno migliaia di pazienti ricevono un trapianto di cute, di cornea o sono sottoposti a interventi salvavita come nel caso delle valvole cardiache. Per ogni paziente che riceve un trapianto d’organo, più di 50 ne ricevono uno di tessuto. Il 2023 è stato un periodo senza precedenti nel campo delle donazioni e trapianti di organi, tessuti e cellule. Sono state effettuate 2.042 donazioni di organi, con un aumento dell’11,6% rispetto al 2022, e realizzati  4.462 trapianti, 586 in più rispetto all’anno precedente, il 15,1%. La crescita record delle donazioni ha avuto un impatto enorme anche sull’attività dei tessuti: sono stati registrati 14.912 prelievi, che si traducono in un incremento del 21% rispetto al 2022, e 24.949 trapianti, che corrispondono a un aumento del 16,7%. 

“Durante la pandemia – spiega Diletta Trojan, direttrice della Fondazione banca dei tessuti del Veneto con sede a Treviso e presidente dell’Associazione italiana banche dei tessuti – non riuscivamo a rispondere alle esigenze spesso urgenti delle sale operatorie, perché il personale sanitario negli ospedali e anche la nostra équipe erano assorbiti dalle emergenze del periodo. Non c’erano né il tempo, né le risorse umane per dedicarsi alle donazioni. Inoltre, con il minimo sospetto di infezione da Sars-Cov-2, il donatore ovviamente non era ritenuto idoneo per il trapianto. Le attività a livello nazionale sono riprese a partire dal 2022”. 

Intervista a Diletta Trojan. Servizio e montaggio di Monica Panetto

Quali tessuti donare? 

Le tipologie di tessuto che possono essere donate sono molte: “Le più richieste, perché spesso sono l'unica alternativa terapeutica, sono i tessuti cardiovascolari: noi, per esempio, estraiamo le valvole cardiache, il pericardio, le vene safene, le arterie iliache per i grandi bypass e una serie di altri tessuti, muscoloscheletrici, cutanei, oculari”. Ma si possono donare anche isole pancreatiche, tessuto adiposo, paratiroidi e, non ultima, membrana amniotica. L’obiettivo è fornire un tessuto umano per ripristinare una funzione persa nella persona che lo riceve: nello specifico, si parla di uso allogenico quando il materiale viene prelevato da una persona e utilizzato in un’altra; si definisce invece uso autologo l’impiego di tessuti nel medesimo soggetto da cui vengono asportati.

Le strutture sanitarie o le unità di un ospedale pubblico in cui vengono effettuate le attività di lavorazione, conservazione, stoccaggio o distribuzione dei campioni sono le banche dei tessuti. A livello europeo esiste un registro degli enti autorizzati, mentre le banche che operano in Italia sono censite dal Centro nazionale trapianti e sono attualmente 30. Possono esistere istituti deputati alla raccolta e distribuzione di un particolare tipo di tessuto, come la Fondazione banca degli occhi del Veneto, o la Banca del tessuto muscolo-scheletrico della Regione Lazio, o banche multitessuto, autorizzate dunque dal Centro nazionale trapianti a gestire e distribuire diverse tipologie di campioni. In Italia l’unica di questo tipo è la struttura trevigiana diretta da Trojan, che si distingue anche per un’altra caratteristica: a differenza di altre, si occupa di tutte le fasi relative alla donazione, dalla raccolta alla valutazione dei donatori, fino alla lavorazione, conservazione e distribuzione dei campioni. “I chirurghi e gli infermieri della banca di Treviso raggiungono fisicamente gli ospedali di competenza dislocati in quattro regioni, e cioè Veneto, Friuli Venezia Giulia, provincia autonoma di Trento e Marche. Entrano in sala operatoria ed eseguono personalmente il prelievo. Da quel momento, l’équipe della nostra struttura prende in carico il campione fino al termine del processo. Si tratta di un modello che funziona, anche in carenza di risorse negli ospedali, perché può avvalersi del personale specializzato della banca”.

Valutazione del donatore e lavorazione dei tessuti

“C'è una rigida selezione del donatore a monte”. Il colloquio per la valutazione dell’idoneità viene condotto con la persona interessata quando la donazione viene fatta in vita, e ciò può avvenire in caso di cute, placenta, segmenti osteo-tendinei, cordone ombelicale. “Quando il donatore è deceduto, abbiamo la possibilità di prelevare molteplici tipologie di tessuti. L’anamnesi viene condotta con i familiari più stretti, i cosiddetti aventi diritto, e viene poi accompagnata da evidenze istologiche, referti precedenti, pregresse certificazioni che si possono ottenere anche grazie alla collaborazione regionale tra ospedali”. La regolamentazione in Italia è tra le più restrittive proprio per garantire il massimo in termini di qualità e sicurezza del tessuto. 

Una volta prelevati dal corpo umano, i campioni vengono trasportati nel più breve tempo possibile nella banca. Per esempio, in caso di tessuto muscoloscheletrico, cutaneo, di vasi e valvole il prelievo deve essere effettuato entro 12 ore dalla morte. Per i tessuti oculari invece deve avvenire auspicabilmente entro le prime sei, otto ore, e comunque non oltre le 24 ore dal decesso.  

“A seconda della tipologia ci sono tempistiche differenti entro le quali si deve assolutamente iniziare la processazione – spiega la direttrice –, eseguita da personale altamente qualificato e in locali sterili (in termini tecnici di classe A), prive di possibili contaminazioni batteriche. C’è dunque un monitoraggio continuo. La nostra struttura è dotata di otto laboratori sempre attivi dove si processano i tessuti. Una volta lavorati, decontaminati e puliti, nella maggior parte dei casi vengono crioconservati in vapori d’azoto, quindi a circa -180 gradi, in una soluzione che ne permette il mantenimento per cinque anni”. Nel caso di mastectomie dovute a tumori della mammella per esempio è prevista la donazione autologa, cioè il prelievo di tessuto adiposo dalla paziente stessa per la ricostruzione del seno: “E’ evidente la necessità di mantenere la vitalità dei tessuti a livelli elevatissimi, per evitare che insorgano problemi nella paziente”. 

Non idonei per il trapianto? Tessuti per la ricerca

“Quando un tessuto non è idoneo per il trapianto può essere usato per scopi scientifici che ovviamente dovranno essere ben definiti (previo consenso del donatore o dei suoi familiari)”. Il materiale biologico viene raccolto in questo caso nelle cosiddette biobanche, a scopo dunque di ricerca e non ad uso clinico di trapianto. 

Trojan spiega che nella banca dei tessuti di Treviso è stato inaugurato pochi anni fa un Centro ricerche che ha all’attivo diversi progetti. È stato sviluppato, per esempio, un protocollo di rimozione della componente cellulare del derma che consente di mantenere inalterate le proprietà della matrice extracellulare del tessuto per utilizzarlo nell’ambito della chirurgia ricostruttiva e rigenerativa. La stessa tecnica di decellularizzazione viene utilizzata anche per il pericardio, la membrana che avvolge il cuore. Per il trattamento di pazienti con ustioni molto gravi, è stato invece trovato il modo di irrobustire la membrana amniotica che viene successivamente liofilizzata e dunque resa più resistente e maneggevole. “Stiamo studiando anche i nervi per capire se possono essere trapiantati; e analizziamo i criteri di esclusione dalla donazione, perché un’indicazione valida qualche decennio fa oggi potrebbe essere bypassata da nuove tecniche di indagine molecolare”.  

Secondo la direttrice è fondamentale che la ricerca sia finalizzata al trapianto. “Per questa ragione la nostra équipe si confronta spesso con i chirurghi che presentano le loro esigenze e illustrano i macchinari con cui lavorano nelle sale operatorie: non ha alcun senso che la banca esista se il tessuto non è all'altezza della strumentazione, dell'innovazione chirurgica e delle tecniche operatorie”.


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