SCIENZA E RICERCA

Fra colori e strisce: se il fumetto si fa scienza

Bruce Banner è uno scienziato, profondo conoscitore del mondo delle radiazioni. Grazie ad esse riesce a trasformarsi in quello che molti conoscono come Hulk, supereroe di dimensioni enormi che combatte il male grazie ai suoi superpoteri. Non è l’unico: anche Barry Allen, brillante studente di chimica meglio conosciuto come Flash, sfrutta i poteri della scienza per combattere il crimine; così come Tony Stark, ingegnere e supereroe noto come Iron Man, lo scienziato Ray Palmer e il suo alter ego Atom, che ha la capacità di rimpicciolirsi a livello subatomico. E, non ultimo, Spider-Man, personaggio nato dal morso di un ragno radioattivo.

Nell’universo del fumetto, la scienza è una presenza costante, perlomeno a partire dal 1945, anno dei bombardamenti nucleari ad opera degli Stati Uniti sul Giappone, che, oltre ad aver cambiato il corso della storia, ha segnato un punto di svolta anche per questo mondo fatto di strisce e colori. È un periodo, quello della Silver Age, in cui i fumetti iniziano a parlare sempre più di scienziati che mettono a disposizione le loro capacità per salvare il mondo.

Prima di allora nessun supereroe era uno scienziato. Basta pensare a Superman, o Batman, Wonder Woman o Capitan America: nessuno di loro si serviva della scienza per affrontare le sfide che ogni giorno gli si ponevano di fronte. Se qualche sporadico racconto riguardante i supereroi prendeva forma all’interno del fumetto, il personaggio veniva rappresentato come folle, isolato, con l'intento di distruggere il mondo o privo di relazioni sociali.

C’è, però, un supereroe che guida chi sceglie di avventurarsi con lui nell’impervio viaggio attraverso questi due mondi, quelli della scienza e del fumetto, per dimostrare come in fondo i suoi abitanti siano lo specchio di una società in continuo mutamento. Il Doctor Newtron è scienziato e professore e, nel tempo libero, anche un supereroe che, a partire dagli anni Quaranta, viaggia attraversando epoche differenti per salvare, grazie ai poteri della fisica, il mondo dalle ingiustizie. Così si ritrova a raccontare l’America dopo la Seconda Guerra Mondiale, il lancio dello Sputnik (il primo satellite russo), o la scoperta delle biotecnologie negli anni Novanta. A narrare le sue storie e avventure è stato Dario Bressanini, chimico, docente all’Università dell’Insubria e divulgatore scientifico, molto attivo anche nel mondo dei social media. Nel fumetto Il Doctor Newtron. La scienza del fumetto, illustrato da Luca Bertelè e edito da Feltrinelli (2023), la storia si ripercorre tramite colori e immagini e si racconta tramite la scienza, che cambia in concomitanza al periodo storico in cui si trova a prendere forma.

Cosa è cambiato, dal 1945 in poi, come spiega Bressanini in un’intervista a Il Bo Live, è la percezione della scienza non più come estranea alla società, ma come qualcosa di davvero radicato, capace di apportare cambiamenti significativi, soprattutto positivi. L’autore riporta un fenomeno, che funge da esempio, avvenuto negli Stati Uniti dopo il lancio dello Sputnik nel 1957. La promozione da parte del Paese, realizzata anche attraverso una nuova rappresentazione delle figure scientifiche all’interno di diverse produzioni culturali, dalle serie TV ai film, fino ai fumetti, ha portato a un massiccio aumento del numero di laureati e dottorati nelle discipline STEM in quegli anni.

Dario Bressanini spiega l'importanza di parlare di argomenti di carattere scientifico nei fumetti: “La scienza ci dà dei superpoteri, ovvero quelli di capire e interpretare il mondo che ci circonda e di comportarci di conseguenza.” Capire le diverse possibilità che porta con sé la scienza influenza anche sogni e prospettive per il futuro: “Quando ero bambino e ho preso inconsciamente Reed Richards come modello di quello che volevo diventare mi riferivo al suo essere scienziato non tanto al suo essere supereroe”. Bressanini rende esplicito fin dalle prime pagine del volume che questa formula narrativa è stata fondamentale per permettergli di avvicinarsi alla scienza. Avere un modello di riferimento come Reed Richards, membro dei Fantastici Quattro, vuol dire comprendere che i problemi più grandi possono essere risolti grazie all’intelligenza, invece che con “poteri e cazzotti”.

“In passato, era difficile che un bambino o una bambina volesse immedesimarsi in una figura del genere - continua Bressanini - Se vuoi convincere più persone a intraprendere facoltà scientifiche, devi iniziare dai giovani. Devi far capire loro che la tua professione è interessante e utile. Questo processo avviene in modo inconscio. I bambini cercano dei modelli di riferimento, per questo è importante parlare di scienza anche nei fumetti e presentare gli scienziati come eroi. In questo modo, si mostra che ottenere “superpoteri” attraverso la scienza è una via percorribile.”

In Italia, invece, sono ancora in pochi a scegliere un percorso di studi scientifici. Nel 2021, secondo il rapporto Istat sui livelli di istruzione e ritorni occupazionali, solo il 24% dei giovani adulti (25-34 anni) in possesso di una formazione post-diploma possiede una laurea nelle materie scientifiche. Istat mette in risalto anche il gender gap: la quota di uomini laureati in materie scientifiche è del 33,7%, mentre le donne che hanno optato per questo percorso di studi sono appena il 17,6%. La mancanza di modelli di riferimento femminili e non stereotipati in questo tipo di discipline è stato, secondo diversi studi, uno dei motivi che ha contribuito al disinteresse da parte di giovani donne nei confronti della scienza.

L'effetto Scully: un modello di ispirazione

Nel mondo delle serie TV, però, ci sono alcuni casi di modelli femminili che hanno fatto scuola dimostrando l’efficacia di queste scelte: “C’è stato un fenomeno abbastanza recente che, per antonomasia, ha acquisito il nome di effetto Scully, dal nome dell’omonimo personaggio femminile, Dana Scully, protagonista della serie televisiva americana X-Files - dice Bressanini - Qui gli agenti Fox Mulder e Dana Scully lavorano a casi particolarmente misteriosi, lasciati irrisolti e accantonati dall'FBI. Mentre il collega è meno razionale, accontentandosi di spiegazioni aliene per la risoluzione dei casi, l’agente Scully si distingue in una professione tradizionalmente dominata dagli uomini grazie alle sue competenze di patologa forense”. La dottoressa Dana Scully è stata una delle prime donne famose della televisione americana degli anni Novanta a rappresentare un modello positivo in quanto agente della polizia dell'FBI e laureata in materie scientifiche. “Diversi studi hanno dimostrato come la presenza costante di questo personaggio per dieci anni abbia ispirato molte ragazze a seguire percorsi di studio e carriera nei settori STEM, come matematica, informatica, scienza e tecnologia”, conclude Bressanini.

Nel 2018, il Geena Davis Institute, organizzazione di ricerca statunitense che studia la rappresentazione di genere sui media, ha approfondito il fenomeno nello Scully Effect Report, lavoro che si inserisce all’interno del progetto Gender In Media. Qui emerge che il 63% delle donne che lavorano nel settore STEM e che sono cresciute negli anni Novanta ha citato Dana Scully come modello, affermando che questo personaggio ha aumentato la loro fiducia nella possibilità di intraprendere una carriera scientifica.

Parlare di scienza significa anche affrontare tutti i territori ancora poco conosciuti e dunque anche argomenti su cui permangono dubbi e diffidenze: “Quando ho dovuto scrivere la storia finale del mio libro, ambientata ai giorni nostri, ho affrontato un dilemma su quale tematica trattare. Stavamo entrando in una nuova era pubblica, anche se dal punto di vista scientifico questa era iniziata già da un po' di tempo, specialmente riguardo alle intelligenze artificiali. Avevo pensato di scrivere una storia che avesse come filo conduttore l'evoluzione dei computer, dei robot e dell'intelligenza artificiale, magari ambientata nel futuro. Tuttavia, alla fine, mi sono orientato verso una narrazione più autobiografica. Il libro tratta di una storia che esplora il rapporto che gli esseri umani, compresi i supereroi, hanno con la malattia” continua Bressanini.

Anche se la scienza ha fatto enormi passi avanti, è indubbio che abbiamo ancora molte sfide da affrontare, come ad esempio la cura di diverse malattie. “Recentemente, siamo usciti da un periodo in cui siamo stati costretti a rimanere chiusi in casa per mesi, temendo le conseguenze di una pandemia. C'era il vaccino, ma anche molte polemiche attorno ad esso. Mi è sembrato interessante collocare la storia in questo contesto, rendendola così molto più personale. Il rapporto con la malattia è sempre più presente nella nostra società. Alcune malattie che erano temute in passato ora non fanno più paura perché le abbiamo sconfitte o controllate. Tuttavia, altre malattie, come il diabete e il cancro, continuano a spaventarci sempre di più.” A questi temi, Dario Bressanini dedicherà il prossimo volume delle storie del Dottor Newtron.

In un mondo in costante cambiamento, anche la scienza continuerà ad evolversi e lungo il suo cammino, la narrazione tramite un genere come il fumetto potrà contribuire ad avvicinare un pubblico variegato, che sarà incoraggiato a porsi ulteriori domande, grazie a questo strumento così potente per educare, ispirare e stimolare la curiosità scientifica.

© 2018 Università di Padova
Tutti i diritti riservati P.I. 00742430283 C.F. 80006480281
Registrazione presso il Tribunale di Padova n. 2097/2012 del 18 giugno 2012