SCIENZA E RICERCA

Sempre più alghe lungo le coste: una mappa delle fioriture nel mondo

Sempre più alghe nelle acque costiere, che proliferano con sempre maggiore frequenza. A dimostrarlo è un gruppo di ricercatori afferenti a università cinesi e americane che, servendosi di dati satellitari con una risoluzione spaziale di un chilometro, hanno mappato le fioriture algali giornaliere sulle coste oceaniche di 153 Paesi tra il 2003 e il 2020, rilevando una relazione con l’aumento delle temperature superficiali marine, ma anche con altri fattori come l’eccessivo apporto di nutrienti di origine antropica e l’intensificazione dell’acquicoltura in alcune parti del mondo. I risultati dello studio, che sono stati pubblicati recentemente su Nature, sono di particolare interesse in quanto le alghe, pur avendo indiscutibili effetti benefici, possono talora costituire un problema ambientale: se da un lato infatti producono ossigeno a partire dall’anidride carbonica e sono alla base di tutta la catena alimentare marina, con un ruolo importante per gli ecosistemi, dall’altro in certi casi possono produrre tossine in grado di causare malattie e morte di specie marine ed esseri umani. 

Si tratta di un lavoro molto valido – sottolinea Isabella Moro, docente di botanica all’università di Padova, esperta di biodiversità ed ecologia di alghe e piante acquatiche – , perché mette in evidenza come la tecnica della mappatura satellitare possa fornire informazioni utili in funzione dei cambiamenti climatici: il metodo consente infatti di creare dei modelli di previsione con cui, considerando le variazioni di temperatura e di nutrienti nell’acqua, è possibile prevedere quali potrebbero essere gli eventi che si potrebbero verificare in futuro. Un altro aspetto interessante è l’arco temporale preso in esame: non sono molti gli studi che si concentrano su periodi di 20 anni. A ciò si aggiunga che le analisi da satellite alleggeriscono il lavoro di chi esegue i monitoraggi con raccolta di campioni e osservazioni”.

Gli scienziati hanno utilizzato 0,76 milioni di immagini acquisite con frequenza giornaliera dal Moderate Resolution  Imaging Spectroradiometer (Modis) a bordo del satellite Aqua della Nasa nei due decenni indicati e hanno considerato gli accumuli di alghe microscopiche sulla superficie dell’oceano che mostravano segnali di fluorescenza rilevabili dal satellite. In 126 dei 153 Paesi considerati sono state osservate fioriture algali, per un totale di 31,47 milioni di chilometri quadrati, pari a circa l’8,6% della superficie oceanica. In Europa e in Nord America sono state rilevate le maggiori estensioni di fioritura, rispettivamente 9,52 milioni di km2 (circa il 30% dell’area totale) e 6,78 milioni di km2 (circa il 21%). Le fioriture più frequenti invece hanno avuto luogo lungo le coste dell’Africa e del Sud America (con una mediana di oltre sei all’anno). L’Australia ha registrato la minor frequenza ed estensione, con circa due fioriture all’anno e 2,84 milioni di km2 sul totale. 

Nel periodo considerato l’area totale interessata da fioriture algali è aumentata di 3,97 milioni di km2, cioè di circa il 13%, mentre la frequenza di fioritura mediana ha avuto un tasso di aumento di circa il 59% nell’arco di tempo preso in esame. Le fioriture si sono indebolite nelle aree tropicali e subtropicali dell’emisfero settentrionale. 

I ricercatori hanno cercato di dare una spiegazione a questo andamento e hanno riscontrato innanzitutto una relazione tra aumento delle temperature superficiali marine e comparsa di alghe. Osservano inoltre che i cambiamenti climatici possono influenzare le correnti oceaniche, alterando il trasporto dei nutrienti che guidano la crescita del fitoplancton. “Le fioriture si sviluppano quasi sempre nel periodo tardo primaverile estivo – osserva Isabella Moro – e dunque il fatto che vi sia un aumento delle temperature dovuto ai cambiamenti climatici può innescare un aumento delle fioriture. Non è detto però che ciò avvenga sempre, poiché se non è presente una certa quantità di nutrienti, gli organismi non riescono a svilupparsi massivamente: serve dunque una concomitanza di fattori per favorire la fioritura”. 

I ricercatori sottolineano infatti che i cambiamenti nell’apporto di nutrienti di origine antropica possono aver contribuito all’andamento delle fioriture: nel Mar Arabico, per esempio, il calo nella frequenza delle fioriture algali non ha una chiara associazione con una variazione delle temperature superficiali marine e dunque potrebbe essere dovuto alla diminuzione dell’impiego di fertilizzanti in Paesi limitrofi come l’Iran. Sul fronte opposto, invece, l’aumento delle fioriture in alcune zone asiatiche potrebbe essere stato determinato dall’aumento nell’uso di questi prodotti. Gli autori hanno trovato infatti correlazioni positive tra uso di fertilizzanti (azoto o fosforo) e frequenza di fioriture algali in Cina, Iran, Vietnam e Filippine. Questa regola tuttavia non vale in assoluto, sottolineano i ricercatori, dato che in alcuni Paesi nonostante la diminuzione nell’uso dei fertilizzanti, è stata rilevata comunque una maggior frequenza delle fioriture algali, segno che gli sforzi nel controllo dei nutrienti potrebbero essere stati controbilanciati dagli effetti del riscaldamento globale. 

Infine, collegata all’aumento delle fioriture è anche l’intensificazione dell’acquicoltura in Paesi come l’Algeria, la Cina, la Finlandia, la Guinea, il Vietnam, la Russia, l’Argentina e l’Uruguay. 

Se dunque a livello globale gli autori del paper rilevano una tendenza all’aumento della frequenza e dell’estensione di superficie delle fioriture algali, a livello regionale gli effetti combinati dei cambiamenti climatici, dell’eutrofizzazione antropica e dello sviluppo dell’acquicoltura determinano un andamento non sempre uniforme. 

“La nostra mappatura giornaliera degli eventi di fioritura – concludono gli autori nell’articolo scientifico – potrebbe contribuire allo sviluppo di modelli di previsione (su scala globale o regionale) utili a minimizzare le conseguenze di fioriture dannose. Tali modelli infatti potrebbero essere d’aiuto ai decisori politici nel controllo degli scarichi di nutrienti e di altri fattori che stimolano la produzione di questa tipologia di alghe. D’altra parte, molte fioriture sono benefiche, soprattutto per gli effetti positivi sugli ecosistemi e sulla pesca selvatica e d'allevamento, e dunque i risultati di questo studio potrebbero contribuire a politiche e azioni di gestione che sostengano tali fioriture”.

 

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