Pressioni sul budget e accuse incrociate: giorni difficili alla NASA

L'ingresso del Kennedy Space Center della NASA. Foto John Biehler via Flickr
C’era una volta la NASA-cartolina, simbolo di un Paese capace di coniugare ambizione scientifica, soft power e un’idea collettiva di futuro. Nelle settimane in cui a Washington si discute di bilanci e priorità, un documento circolato al Senato americano – frutto di testimonianze interne e carte riservate – racconta però un’altra storia: non soltanto una stagione di tagli, ma soprattutto un clima organizzativo e politico che rischia – se confermato - di compromettere la sicurezza, lo sviluppo scientifico e la stessa cultura istituzionale dell’agenzia. È il cuore del report The Destruction of NASA’s Mission, depositato, alla fine di settembre 2025, dal Partito democratico americano nelle mani della Commissione Commercio, Scienza e Trasporti. Un testo che mette in fila accuse pesanti: pressioni dall’Office of Management and Budget della Casa Bianca (OMB: è l’ufficio che si occupa di predisporre le proposte di budget dell’esecutivo) per anticipare l’attuazione della proposta di bilancio presidenziale 2026, istruzioni informali “non scritte”, una “cultura della paura” che – secondo i whistleblower – minerebbe anche le basi di sicurezza tecnica delle missioni dell’agenzia spaziale statunitense.
Dal bilancio al metodo: il punto non è solo “quanto” ma “come”
Che la NASA non navighi in buone acque è un fatto noto: abbiamo già ricostruito la portata dei tagli proposti per il 2026: un -24% sul totale dell’agenzia, con riduzioni particolarmente severe sulla ricerca scientifica e sulle tecnologie spaziali, mentre l’esplorazione umana con le missioni verso Luna e Marte sarebbero relativamente al sicuro. Come se non bastasse, ai paventati tagli si aggiunge anche la mannaia sui pensionamenti e licenziamenti, così come disposto dai piani dell’amministrazione Trump.
Il nuovo report getta nuova benzina sul fuoco: non soltanto “quanto” si taglia, ma “come” si sta cercando di imporre la cornice di bilancio ancor prima che il Congresso approvi qualsiasi legge. Secondo le testimonianze raccolte, dirigenti di vertice avrebbero indicato agli uffici della NASA di “fare come se” se la proposta di budget presidenziale fosse già vincolante, con la formula che ricorre in alcune delle carte citate nel rapporto: “Se non è nella proposta, non conta”.
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Certo, il documento è fatto soprattutto di testimonianze anonime e arriva dall’opposizione democratica ma se questa dinamica fosse confermata ci sarebbe non solo la conferma di un clima di caccia alle streghe interno all’agenzia, ma anche una possibile violazione delle normative che danno potere solo al Congresso USA di disporre del bilancio e del potere di spesa.
La catena corta della comunicazione e solo “a voce”
A rendere il quadro più spigoloso è il modo in cui – stando al report – queste indicazioni sarebbero circolate: poche tracce documentali, molti messaggi “a voce”, una consegna alla riservatezza che, nelle parole dei testimoni, avrebbe “chiuso tutti i canali” di comunicazione. È un elemento cruciale: nelle grandi organizzazioni che lavorano ad alti standard di sicurezza, la trasparenza dei processi e la tracciabilità delle decisioni sono parte integrante della sicurezza stessa. Se l’orientamento strategico si sposta su canali informali, a risentirne non è solo la responsabilità verso il Congresso, ma la capacità stessa di gestire rischio e complessità tecnica.
La “cultura della paura”: quando la sicurezza è un lusso
Il documento del Senato dà voce a ingegneri e manager che descrivono un cambiamento culturale: “Siamo incoraggiati a non far emergere le criticità”, “temiamo ritorsioni”, “stiamo spegnendo gli allarmi prima che suonino”. Un whistleblowerarriva a paventare “il rischio di un decesso di un astronauta entro pochi anni” se l’agenzia dovesse continuare lungo questa traiettoria. Si tratta di accuse che se confermate riporterebbe la NASA indietro di anni, alle inchieste che misero in evidenze molte lacune sui disastri delle missioni Challenger e Columbia: proprio in seguito a quei due incidenti mortali, l’agenzia aerospaziale americana introdusse norme molto più stringenti sugli apparati di sicurezza.
Programmi, persone, ecosistema: le due linee di frattura
La prima linea è programmatica: il report documenta come, in assenza di un bilancio approvato, siano già partite analisi e pianificazioni di riduzione del personale e di riallineamento delle risorse ai capitoli “compatibili” con le richieste della Casa Bianca, con ricadute su missioni scientifiche in corso e su pipeline di ricerca pluriennali
La seconda è organizzativa: i testimoni descrivono riunioni in cui la priorità è “adeguarsi” al profilo di spesa proposto, e non al profilo di spesa autorizzato. È la logica dell’impoundment evocata nelle note interne citate nel report: trattenere o ritardare fondi già stanziati per forzare, di fatto, la mano al Congresso. Un terreno scivoloso, perché riapre un contenzioso istituzionale che si pensava archiviato con la legislazione degli anni Settanta del secolo scorso e perché introduce in agenzia un “doppio binario” amministrativo difficilmente sostenibile.

Una foto della Luna dal modulo Orion della prima missione Artemis. Foto: NASA
Tra Luna e Terra: perché la scienza “di base” non è un lusso
Il paradosso più evidente resta quello messo in controluce dalle cifre: proteggere la bandiera dell’esplorazione umana senza alimentare il motore della scienza e della tecnologia rischia di consegnare ai programmi di esplorazione verso la Luna (Artemis, il cui primo lancio con equipaggio è previsto a febbraio del 2026) e verso Marte un’eredità monca. Il report insiste anche si questo aspetto: la leadership nello spazio si costruisce non solo finanziando i programmi che danno visibilità e potere ma dando fondi all’astrofisica), alle scienze planetarie e terrestri, alla sensoristica d’avanguardia per i satelliti meteorologici di nuova generazione (come GeoXO sviluppato con NOAA, la National Oceanic and Atmospheric Administration). Si tratta di finanziare studi e implementazioni tecnologiche in grado di salvaguardare vite umane, soprattutto per le emergenze climatiche e idrogeologiche sempre più esacerbate dal cambiamento climatico.
Non solo: il rapporto depositato al Senato mette in luce anche la possibile perdita economica derivante dai tagli NASA: il mancato indotto ammonterebbe a una perdita economica vicina ai 50 miliari di dollari e a una riduzione di circa 10.700 ricercatrici e dottorati in STEM.
Il nodo istituzionale: una contesa che supera la NASA
Al di là delle scelte tecniche, il documento mette in guardia su un precedente politico-amministrativo: se passasse l’idea che una proposta di bilancio possa essere implementata “per via amministrativa” prima del voto del Congresso, il perimetro del controllo parlamentare sulla spesa verrebbe compromesso. Tra l’altro, le bozze che circolano all’interno del Congresso indicano una volontà opposta a quella della Casa Bianca: i tagli ci sarebbero, ma sarebbero decisamente minori rispetto alle richieste del governo: di fatto, se passasse la linea espressa dalle commissioni parlamentari americane, il bilancio 2026 della NASA rimarrebbe sostanzialmente in linea con quello del 2025 (pari a circa 25 miliardi di dollari).
Che cosa può succedere adesso
Al netto del rapporto, c’è un dato di cronaca emerso in queste ultime ore: il braccio di ferro tra governo e Congresso e tra repubblicani e democratici ha portato alla mancata approvazione del bilancio 2026 nei tempi previsti. La conseguenza è stata la dichiarazione dello shutdown: da oggi e fino all’approvazione della legge finanziaria, tutte le voci di spesa dell'amministrazione federale non necessarie alla sopravvivenza sono congelate. Il meccanismo colpisce anche la NASA: tutte le attività non essenziali vengono ridotte, così come il personale. Rimangono attive le procedure che “sono utili a prevenire danni a cose e persone” con qualche eccezione: è prevista l’eccezionale esenzione per dei settori considerati rilevanti e non procastinabili. Potrebbe essere il caso proprio il caso della missione Artemis verso la Luna. Lo “spegnimento” amministrativo degli Stati Uniti durerà fino a quanto il Congresso non troverà un accordo sulla legge di bilancio. Solo allora, si saprà anche chi avrà avuto ragione sul budget della NASA e sul futuro delle sue attività di ricerca e sviluppo.