MONDO SALUTE
In Salute. Tubercolosi: nel 2023 ha causato più morti di Covid-19 e HIV/AIDS
La tubercolosi (TBC) è in aumento e ha nuovamente superato il COVID-19 come principale causa di morte al mondo per singolo agente infettivo. È questo il primo, chiaro, dato che emerge dal Global Tuberculosis Report. L’edizione 2024, pubblicata a fine ottobre, ci dice che nel mondo le persone che nel 2023 hanno ricevuto una diagnosi di tubercolosi sono 8,2 milioni
Ma facciamo un passo indietro. La tubercolosi, come ci ricorda l’introduzione del report dell’Organizzazione mondiale della sanità, è una malattia prevenibile e solitamente curabile. È causata dal bacillo Mycobacterium tuberculosis, che si diffonde quando le persone malate espellono i batteri nell'aria, ad esempio tossendo. Si stima inoltre che circa un quarto della popolazione mondiale sia stato infettato dalla tubercolosi.
La principale causa di morte al mondo per singolo agente infettivo
Nel 2023 quindi, la TB è tornata a essere la principale causa di morte al mondo per un singolo agente infettivo, dopo 3 anni in cui è stata sostituita dal COVID-19. Sempre nel 2023 ha causato quasi il doppio dei decessi dell'HIV/AIDS. Oltre 10 milioni di persone continuano ad ammalarsi di TB ogni anno e il numero è in aumento dal 2021.
Sono dati che rappresentano il numero più alto di casi di TB registrati dall'OMS dal 1995, cioè da quando ha iniziato il monitoraggio globale della tubercolosi. Segna anche un aumento significativo rispetto ai 7,5 milioni di nuovi casi di TB segnalati nel 2022. Inoltre, se consideriamo il numero totale di persone che hanno contratto la tubercolosi l'anno scorso, un numero cioè che include anche coloro i quali non hanno ricevuto una diagnosi ufficiale, si parla di circa 10,8 milioni di persone, rispetto ai 10,7 milioni del 2022 e ai 10,1 milioni del 2020.
Le morti per tubercolosi
Nel 2023 si stima siano morte 1,25 milioni di persone per tubercolosi nel mondo. Il dato è in calo rispetto agli 1,32 milioni registrati nel 2022 ed è in continua tendenza al ribasso rispetto al culmine della pandemia di COVID-19. Dati che, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, sono tendenze positive che suggeriscono che i servizi di prevenzione, diagnosi e trattamento della TB si sono ampiamente ripresi dalle interruzioni legate al COVID.
"Il fatto che la TB uccida e ammali ancora così tante persone è uno scandalo, quando abbiamo gli strumenti per prevenirla, rilevarla e curarla, - ha dichiarato il direttore generale dell'OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus - L'OMS esorta tutti i paesi a rispettare gli impegni concreti assunti per ampliare l'uso di tali strumenti e porre fine alla TB".
I dati mostrano anche che 30 paesi per lo più a basso e medio reddito sopportano l'87% del peso globale della tubercolosi, con cinque paesi (India, Indonesia, Cina, Filippine e Pakistan) che insieme rappresentano il 56% del totale dei casi registrati. Degli 8,2 milioni di persone a cui è stata diagnosticata, infine il 55% erano uomini, il 33% donne e il 12% bambini e giovani adolescenti.
I fattori di rischio
Secondo il rapporto, un numero significativo di nuovi casi di TB è causato da cinque principali fattori di rischio: denutrizione, infezione da HIV, disturbi da consumo di alcol, fumo e diabete.
Ci sono però anche alcune note positive. Leggendo il rapporti vediamo che il tasso di successo del trattamento per la tubercolosi sensibile ai farmaci rimane elevato, all'88%, e che il successo del trattamento per la TB multifarmaco-resistente o resistente alla rifampicina (MDR/RR) è salito al 68%. Ciò è in gran parte dovuto ai regimi di trattamento più brevi e meno tossici per la TB MDR/RR ora raccomandati dall'OMS. Ma delle 400.000 persone che si stima abbiano sviluppato la TB-MDR/RR nel 2023, solo il 44% ha ricevuto diagnosi e trattamento.
I dati italiani
In Italia nel 2023 ci sono stati 2.600 nuovi casi diagnosticati di tubercolosi, che corrisponde a un tasso di 4,4 casi per 100.000 abitanti. È un dato in calo, del 33% rispetto al 2015, ma sappiamo anche che uno degli obiettivi al 2025 è quello di ridurre del 50% l’incidenza rispetto al 2015 e del 75% il numero di morti totali. Al 2023 la riduzione delle morti è stata solo dell’11% rispetto al 2015.