SCIENZA E RICERCA

Specie aliene, non solo granchi: in Italia arriva anche la formica di fuoco

423 miliardi di dollari l’anno. È il costo delle specie invasive per l’economia globale: lo rivela il rapporto Invasive Alien Species Assessment: Summary for Policymakers, realizzato dall’ IPBES (piattaforma intergovernativa sulla biodiversità e servizi ecosistemici).

Un problema ben presente anche in Italia, come ci hanno ricordato quest’anno le notizie sull’invasione del granchio blu in Adriatico. Adesso poi ci si mettono anche le formiche: in uno studio di pochi giorni fa, pubblicato su Current Biology, infatti, alcuni ricercatori dell’Institut de Biologia Evolutiva (IBE) di Barcellona hanno confermato che la Solenopsis Invicta è arrivata in Italia.

Si tratta di una delle cento specie più invasive al mondo e, secondo uno studio pubblicato su Nature nel 2021, la quinta più costosa: tra il 1970 e il 2017 è costata all’economia globale circa 21 miliardi di dollari per cure mediche, danni e controllo delle aree infestate. Per un paragone, nella sola città di Brisbane, in Australia, i costi annui si aggirano attorno ai 12 milioni di dollari.

La S. Invicta è una specie originaria del Sud America che, nell’ultimo secolo, ha conquistato anche Nord America, Cina e Australia. Fino ad ora non era mai riuscita a stabilirsi in Europa anche se, in passato, qualche esemplare era stato intercettato in carichi merci arrivati in Spagna, Finlandia e Olanda. Lo scorso inverno, però, per la prima volta, i ricercatori hanno individuato 88 formicai sparsi su un’area di 4,7 ettari a pochi chilometri dal centro di Siracusa.

L’indesiderato imenottero è anche conosciuto come formica di fuoco o formica guerriera per via della sua aggressività e delle sue punture dolorose, che possono causare un intenso bruciore e perfino un pericoloso shock anafilattico nei soggetti sensibili. Preferisce insediarsi nelle aree urbane, specialmente in giardini privati, parchi, fondamenta e, curiosamente, vicino alle linee elettriche: i campi magnetici, infatti, stimolano il rilascio da parte delle operaie di particolari feromoni che attirano altre formiche sul sito. Questa loro caratteristica spesso le porta a divorare i cavi, creando così danni enormi per l’intera rete cittadina.

Tornando all’Italia, le indagini genetiche sugli individui trovati in Sicilia sembrano suggerire che questi provengano dagli Stati Uniti o dalla Cina. Non è ancora chiaro come la specie sia arrivata a Siracusa, ma si sospetta che la vicinanza con il porto di Augusta (13 km a Nord) abbia avuto un ruolo importante.

Una volta fondata la prima colonia, le nuove formiche regine tendono a seguire la direzione del vento durante i cosiddetti “voli nuziali”. Fortunatamente, nel siracusano il vento tende a soffiare verso il mare aperto (in direzione sud-est) e questo potrebbe rappresentare un fattore limitante alla loro espansione. Per tanto, i ricercatori hanno avanzato anche l’ipotesi che l’Invicta sia arrivata volando da nord-est, zona che quindi dovrà essere monitorata attentamente. A questo proposito si potrebbero rivelare utili le piattaforme di citizen science (letteralmente dall’inglese: scienza dei cittadini) come iNaturalist dove, tra metà agosto e fine ottobre, sono state segnalate delle nuove presenze nei comuni di Arenella (SR) e Avola(SR) rispettivamente a sei e venti chilometri dalla prima osservazione.

C’è però un’osservazione degna di nota nello studio spagnolo: la popolazione arrivata in Italia tende a effettuare voli nuziali anche in inverno e non solo in primavera-autunno come si osserva di solito,  elemento che potrebbe favorirne l’espansione.

Nello stesso studio i ricercatori catalani hanno cercato di valutare la porzione di territorio adatta ad ospitare l’Invicta, e le previsioni non sono promettenti: nelle condizioni attuali questa sarebbe già capace di stabilirsi in metà delle aree urbane e nel 7% del territorio europeo, percentuale che nel 2050 potrebbe salire al 25% a causa del cambiamento climatico.

Nella porzione oggi minacciata sono presenti molte città costiere altamente connesse da porti. A questo riguardo, occorre ricordare che la Sicilia è uno dei maggiori esportatori di arance, limoni, olivi ornamentali e altre piante mediterranee. Il rischio di espansione a tutta l’area mediterranea è dunque molto alto.

Tuttavia, sottolinea Gema Trigos-Peral, ricercatrice presso il Museo e l’Istituto di zoologia dell’Accademia nazionale delle scienze polacca, per quanto cupa, al momento, la previsione è basata solamente sulla compatibilità delle aree e non tiene conto dei fattori biologici che rallentano l'espansione della specie: competizione interspecifica, scarsità di risorse, infestazioni da parassiti (funghi, batteri...). La studiosa suggerisce che un tassello fondamentale per combattere l’infestazione potrebbe essere la conservazione delle specie native e del loro habitat: “Negli ecosistemi ben conservati con elevata biodiversità nativa, le specie invasive hanno meno successo nella colonizzazione, poiché devono affrontare più concorrenti”.

In ogni caso, con il cambiamento climatico in atto, la tropicalizzazione del nostro territorio è destinata ad aumentare. La situazione non può migliorare da sola e gli esperti concordano che sforzi coordinati per l’individuazione e l’eliminazione rapida di nuove colonie saranno fondamentali per la gestione della minaccia nel prossimo futuro.

Un esempio, da cui si potrebbe prendere spunto per sviluppare un piano efficace per il contenimento e la disinfestazione, potrebbe essere la Nuova Zelanda: l’unico paese al mondo finora che è stato capace di estirpare completamente la formica di fuoco. Nel corso di tre anni trattamenti regolari con insetticidi nelle aree difficilmente raggiungibili, controlli periodici in sito, ispezioni delle merci in uscita, trappole all’avanguardia e la collaborazione delle autorità con le popolazioni locali sono state la chiave del loro successo.

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