SCIENZA E RICERCA

Le specie marine migrano dall’equatore a causa dell’aumento delle temperature

Il riscaldamento globale sta minacciando la diversità di specie marine dell’equatore. Uno studio pubblicato su Pnas ha analizzato i dati di 48.661 specie diverse di animali marini dal 1955, al fine di valutare proprio se il gradiente latitudinale globale nella ricchezza delle specie sia già stato influenzato o no dai cambiamenti climatici. Il team internazionale di ricercatori, guidato dall’università di Auckland a prima firma di Chhaya Chaudhary, è giunto ad una risposta chiara in merito: per la prima volta ha dimostrato che la vita marina ha cambiato la sua distribuzione dall’equatore in risposta diretta ai cambiamenti climatici.

L’analisi ha diviso le 48.661 specie marine prese in considerazione tra bentoniche, cioè quelle che vivono sul fondo del mare, e pelagiche, cioè quelle che vivono in mare aperto.

 

 

Il riscaldamento globale sta minacciando la diversità di specie marine dell’equatore

Lo studio ha dimostrato che queste ultime, cioè le pelagiche, si sono spostate maggiormente verso i poli nell’emisfero settentrionale e di più rispetto alle bentoniche. La motivazione per cui lo spostamento è avvenuto in modo minore nell’emisfero meridionale è che il riscaldamento degli oceani è stato maggiore nell’emisfero settentrionale rispetto a quello meridionale. 

Insomma, a dirla con parole ancora più semplici, la migrazione delle specie verso i poli è risultata più marcata a nord dell’equatore perché gli oceani si sono riscaldati più rapidamente rispetto a quelli a sud. 

Lo studio del potenziale effetto del riscaldamento degli oceani è stato realizzato esaminando tre periodi diversi di tempo: dal 1955 al 1974, dal 1975 al 1994 e dal 1995 al 2015. Dal 1955 al 1974 è stato registrato un riscaldamento di 0,06 °C, di dal 1975 al 1994 di 0,10 °C e di 0,08 °C dal 1995 al 2015.

Prendendo in considerazione per un attimo solamente le specie pelagiche, lo studio mette in luce come la loro distribuzione, dal 1955 al 1974, fosse più preponderante nell'emisfero settentrionale. Dal 1975 in poi però i modelli sono cambiati notevolmente ed hanno evidenziato come la ricchezza, per le specie pelagiche, diminuiva all'equatore ed era relativamente più alta nelle regioni subtropicali. Per le specie bentoniche invece si è evidenziato un accenno di declino della ricchezza all'equatore dal 1975, ma un chiaro aumento nelle regioni subtropicali.

Lo studio quindi ha analizzato più di 7 milioni di dati relativi a 48.661 specie diverse ed ha dimostrato come la biodiversità marina è già stata influenzata dal riscaldamento climatico su scala globale. La ricchezza delle specie marine si livella o diminuisce nelle bande latitudinali con temperature medie annuali della superficie del mare superiori a 20° C e questo significa che intorno all’equatore esiste sempre meno ricchezza di specie, in particolar modo di quelle pelagiche. Lo studio si è basato sui dati rilasciati in modalità open dall’Ocean Biodiversity Information System (OBIS) ed è stato il risultato del dottorato di ricerca dell’autrice principale Chhaya Chaudhary che ha evidenziato come anche i tropici non siano così stabili e sono sempre più caldi, minacciando così molte specie.


LEGGI ANCHE:


Questo quindi è un ulteriore monito che fa capire come i cambiamenti climatici siano già in atto e quanto stanno già influenzando le nostre vite. La biodiversità marina è messa sotto forte stress dalle attività antropiche ed una sua perdita significherebbe anche un grande impatto sia sulla catena alimentare sia sull’economia su scala globale. Avere ecosistemi ricchi ed in salute significa anche sostenere la pesca ed inevitabilmente una perdita di habitat o uno spostamento delle specie influisce anche sul valore economico. 

Tra gli obiettivi dell’Agenda 2030 il numero 14, denominato Life Below Water, ha come mira finale proprio la protezione e la conservazione degli oceani e della vita marina. Queste sono risorse essenziali per le società umane e, come evidenziato dai ricercatori neozelandesi, sono già a forte rischio.

 

© 2018 Università di Padova
Tutti i diritti riservati P.I. 00742430283 C.F. 80006480281
Registrazione presso il Tribunale di Padova n. 2097/2012 del 18 giugno 2012