Il 24 settembre 2019 il presidente della Camera dei Rappresentanti statunitense, la democratica italoamericana Nancy Pelosi, ha annunciato pubblicamente l’avvio di un’inchiesta per un possibile impeachment di Donald Trump, accusandolo di tradimento alla sicurezza nazionale.
L’ultima vicenda che coinvolge l’attuale presidente americano risale al 25 luglio 2019, giorno in cui Trump ha un colloquio telefonico con l’omologo ucraino, Volodymyr Zelensky. Durante la telefonata, Trump esercita pressioni - almeno questa è la tesi - affinché sia riaperta l’inchiesta giudiziaria per corruzione riguardante Hunter Biden, figlio di Joe Biden, candidato alle primarie del Partito Democratico americano per la corsa alla presidenziali del 2020. In cambio, al presidente ucraino sarebbero state concesse forniture militari americane per fronteggiare l’avanzata russa nel Donbass. Considerando che l’inchiesta riguardante Hunter Biden era già stata archiviata dalla magistratura di Kiev con un nulla di fatto, è facile pensare che le richieste di Trump fossero mirate a fiaccare la corsa di Joe Biden per le prossime elezioni presidenziali.
Cos’è l’impeachment?
Negli Stati Uniti l’impeachment fu introdotto ai tempi di Benjamin Franklin, con lo scopo di dotare la Costituzione di una procedura in grado di arginare eventuali abusi di potere esercitati da alti funzionari governativi, incluso il presidente. Ad oggi, le principali motivazioni per le quali si può ricorrere a tale procedura sono corruzione, tradimento e, di più difficile interpretazione, high crimes and misdemeanors (gravi crimini e misfatti); pur restando nel merito di crimini a sfondo politico.
In Italia, come in altri Paesi europei, l’impeachment è un processo che assomiglia all’“alto tradimento”, espresso dall’articolo 90 della nostra Costituzione, e all’“attentato alla costituzione”, reato previsto dall’articolo 283 del codice penale.
I casi storici di impeachment
Due soli presidenti hanno subito un processo di impeachment nella storia americana: Andrew Johnson (1868) e Bill Clinton (1999). Johnson fu accusato di aver licenziato illecitamente un ministro; mentre Clinton fu investito dallo scandalo per la relazione con Monica Lewinsky, per il quale fu accusato di spergiuro avendo mentito pubblicamente sui suoi rapporti con la stagista. Entrambi i presidenti furono assolti al termine del processo di impeachment. Johnson si salvò per un solo voto, mentre le accuse verso Clinton non furono giudicate “gravi crimini o misfatti” di natura politica.
Da questo punto di vista ben diverso fu il caso del presidente Richard Nixon, contro il quale venne avviata una procedura di impeachment nel 1973 in seguito allo scandalo Watergate. Il 37esimo presidente degli Stati Uniti si dimise, però, nel 1974, prima di subire il processo.
Fabrizio Tonello, professore di scienza politica presso l’università degli studi di Padova, fornisce un’analisi del parallelismo Nixon-Trump alla luce di ciò che sta avvenendo oggi: “Trump è un personaggio politico opposto a Nixon. Nixon era un politico di carriera che per otto anni era stato vice presidente e faceva parte dell’establishment repubblicano. Oggi entrambe le classi dirigenti, repubblicani e democratici, sono considerate negativamente dagli americani; emerge dai sondaggi che i politici americani sono considerati al pari di avvocati e prostitute in quanto ad affidabilità. Trump ha raccolto i frutti di una lunga fase in cui una fetta cospicua di elettori, politicamente attivi, si è sentita abbandonata dal governo. Lanciando la campagna elettorale del 2016 con lo slogan “prosciugare la palude”, intendendo per palude quella di Washington, Trump ha conquistato il partito repubblicano dall’esterno ed è riuscito a vincere le elezioni presidenziali come outsider”.
Cosa accadrà se le indagini porteranno all’avvio della procedura di impeachment
Ad oggi, la maggioranza della Camera (228 deputati democratici su un totale di 435 deputati) è favorevole ad avviare l’inchiesta per la procedura di impeachment. Ad ogni modo, Tonello precisa che “formalmente la procedura di impeachment è ancora in uno stadio preliminare. Le varie commissioni della Camera dei Rappresentanti, cui spetta l’iniziativa di proporre la rimozione di qualsiasi carica istituzionale dell’apparato burocratico americano, stanno ancora lavorando. L’impeachment vero e proprio inizierà quando la Camera discuterà le varie mozioni. Le accuse contenute nelle mozioni riguarderanno molto probabilmente i rapporti che Trump ha avuto, ed ha, con i Paesi stranieri, a partire dalle interferenze russe nelle elezioni del 2016 fino ad arrivare al recente caso ucraino. La Camera presumibilmente approverà una o più di queste mozioni. Conseguentemente il processo, che si svolgerà davanti al Senato trasformato in Alta corte di giustizia, sarà presieduto dal Presidente della Corte suprema”. A questo punto, in Senato occorrerebbe la maggioranza dei 2/3 per rimuovere il presidente dalla carica; al momento i repubblicani hanno una maggioranza compatta (53 vs. 47), per cui sarebbero 67 i voti necessari affinché la procedura porti alla rimozione di Trump da presidente: il che appare al momento assai improbabile. “Presumibilmente – afferma Tonello – il processo si concluderà con l’assoluzione di Trump e la sua permanenza come presidente fino alle prossime elezioni. I senatori repubblicani americanisaranno interessati a difendere il presidente, oltre che se stessi. Per questo non mi aspetto alcun colpo di scena”.
Le elezioni all’orizzonte
Trump nel 2016 è riuscito a catalizzare il voto del 40% degli elettori americani risentiti verso alcuni temi fondamentali quali la globalizzazione, le spese militari, gli aiuti esteri, gli immigrati. Questa base elettorale, se pur minoritaria, è ancora oggi estremamente solida e “al momento, non è incrinata dalla vicenda ucraina, come altre, che sono percepite lontane dalla vita quotidiana”, afferma Tonello. “Quello che può accadere è una maggiore mobilitazione dei democratici e degli indipendenti, sospinti delle continue malefatte di Trump. I dem useranno l’impeachment come arma pre-elettorale per diminuire i consensi di Trump”. Una strategia che, ad ogni modo, si dovrà concludere in breve tempo poiché le elezioni presidenziali del 2020, che si apriranno con le primarie democratiche in Iowa, non sono distanti.