SCIENZA E RICERCA

Uomini e lupi, dalla Siberia al resto del mondo?

Forse è in Siberia che l'intesa tra uomo e lupo ha iniziato ad accadere. L’ipotesi arriva da una recente pubblicazione scientifica sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas), la cui prima firmataria è la zoo-archeologa Angela Perri della Durham University, Regno Unito. Lo studio di Perri e colleghi parte dall’osservazione dei primi cani americani per poi intrecciare la loro storia genetica con quella relativa ai primi umani americani. Nel Quattrocento, infatti, gli europei sbarcarono in Nord America e oltre ai nativi americani trovarono dei cani. Questi cani sparirono in breve tempo perché sostituiti da quelli che i conquistatori si portarono da oltreoceano. Grazie ai resti archeologici e genetici, è stato possibile capire che i cani americani erano sul territorio almeno 10.000 anni prima dell’arrivo degli europei.

Dalle ricerche sull’evoluzione dell’uomo e sulle sue migrazioni è emerso che 21.000 anni fa, ben prima di Colombo quindi, a scoprire l’America fu una popolazione originaria della Siberia. Gli autori della ricerca, quindi, hanno pensato di raccogliere i genomi di oltre 200 cani, proveniente da tutto il mondo e vissuti in archi temporali diversi, per creare la storia migratoria dei cani. La tecnica usata è quella dell’analisi del DNA mitocondriale, trasmesso per via materna alla prole. I risultati hanno portato alla scoperta che i cani americani non solo avevano alcune caratteristiche genetiche in comune, ma che discendono da un antenato che viveva in Siberia 23.000 anni fa. I cani americani si sono poi divisi in quattro gruppi, localizzati in zone diverse del Nord America. Le differenze sono databili a 15.000 anni fa e le zone corrispondono a quelle individuate nella storia genetica degli antichi americani. Per questi motivi i ricercatori hanno formulato l’ipotesi che la domesticazione del lupo sia avvenuta in Siberia almeno 23.000 anni fa e che l’uomo poi lo portò con sé durante la migrazione verso l’America avvenuta 21.000 anni fa. Insieme ai loro umani quindi, i cani si diffusero in tutto il continente e, sempre insieme, iniziarono a differenziarsi.

Quella di Perri e colleghi non è il primo tentativo di trovare un luogo e una data per la domesticazione del lupo: altri ricercatori avevano indicato la Cina di 30.000 anni fa, altri più tardi in Medio Oriente; sicuramente l’origine del cane è stata ampiamente dibattuta nel tempo e continua a essere studiata, ma la comunità scientifica continua a essere divisa. I resti fossili di cani si trovano in più continenti, per questo si pensava che la domesticazione del lupo fosse avvenuta più volte e in luoghi diversi.

Una considerazione che gioca a favore della teoria proposta da Perri e colleghi risiede nello scarso nomadismo che contraddistinse le popolazioni siberiane migliaia di anni fa. La regione a nord-est della Siberia era caratterizzata da un clima temperato e le popolazioni che vi abitavano erano isolate perché le zone circostanti presentavano climi più rigidi.

“Sicuramente la sedentarietà (delle popolazioni siberiane ndr) obbliga a una presa di coscienza dell’ambiente circostante in maniera più precisa e dettagliata rispetto al nomadismo, e a fare i conti sempre con gli stessi animali intorno, e nel caso del lupo con quei due, tre, quattro branchi che stanno nel circondario” sottolinea Luigi Boitani, docente di zoologia de La Sapienza di Roma, nonché autore di svariate pubblicazioni su lupi e cani. Che questo possa essere stato fondamentale per l’avvicinamento del lupo all’uomo non è certo, ma di sicuro può aver incentivato una certa conoscenza reciproca. Ma il professor Boitani ci tiene a sottolineare che, malgrado l’avanzamento degli studi e delle tecniche di indagine, la tesi proposta da Perri e colleghi è solo una delle tante ipotesi proposte sull’argomento.

Intervista al professor Luigi Boitani, servizio e montaggio di Elisa Speronello

La domesticazione del lupo, ovvero la sua trasformazione in un’altra specie, da canis lupus a canis lupus familiaris, e infine in canis familiaris, è un argomento vasto e lastricato di punti interrogativi, appunto. Secondo Boitani l’uomo ha scelto il lupo quasi per caso e perché, dopotutto gli somiglia: socialità, gerarchia sociale, territorialità, accudimento dei cuccioli, vocalismo e mimiche, adattabilità ai mutamenti ambientali. Questa somiglianza li ha portati quindi in competizione ma anche in fratellanza, fino a un vantaggio reciproco. I lupi hanno rimediato gli avanzi di cibo, mentre l’uomo ha ottenuto il cane, nelle sue varie e successive forme (guardiania, caccia, compagnia). La domesticazione però, avverte il docente, è un processo e come tale ha bisogno di tempo, quindi si esplica su più generazioni. L’inizio può essere stato invece l’avvicinamento da parte dell’uomo a una cucciolata di lupi che, attraverso il gioco e l’abitudine alla presenza reciproca, è diventata più docile. La docilità del lupo, quindi, potrebbe essere stata la chiave di volta verso la domesticazione.

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