CULTURA

Vita e fotografia di Inge Morath, la prima donna a lavorare per l'agenzia Magnum

“Sono particolarmente interessata a fotografare in paesi in cui una nuova tradizione emerge da una antica. Sono più attratta dall’elemento umano che dall’astratto”. Ci sono i viaggi e i luoghi e ci sono gli esseri umani che viaggiano e abitano quei luoghi. Tra i paesaggi e le città, per le strade, nelle piazze e nelle case emergono i volti e le vite delle persone (e degli animali), in ogni fotografia è custodita una storia. Fino al 9 giugno, la Casa dei Carraresi di Treviso ospita Inge Morath. La vita, la fotografia, una mostra dedicata alla prima fotografa della Magnum photos, la prima donna a essere inserita nel team dell'agenzia in cui, all'epoca, lavoravano solo uomini. “Si tratta di progetto espositivo che vuole descrivere, nel dettaglio e per la prima volta in Italia, la straordinaria vita di questa fotografa, una donna dalle scelte coraggiose, emancipata, che ha saputo nella fotografia inserirci la sua sensibilità verso l’essere umano”, ha spiegato Marco Minuz, curatore dell’esposizione trevigiana insieme a Brigitte Blüml–Kaindl e Kurt Kaindl.

È dunque la prima retrospettiva italiana su Inge Morath (Graz, 1923 - New York, 2002) con 150 scatti e una selezione di documenti riferiti al suo lavoro incessante e maniacale e alla sua vita pienissima, viaggiando per il mondo e restando accanto ad Arthur Miller, conosciuto sul set de Gli spostati (The Misfits), di cui era sceneggiatore, film diretto da John Huston e interpretato da Clark Gable e Marilyn Monroe, al tempo moglie dello stesso Miller (scomparsa l’anno seguente, nell'agosto del 1962). Morath e Miller si sposano nel 1962 (è il terzo matrimonio per lo scrittore, il secondo per la fotografa dopo il divorzio da Lionel Birch nel 1954) e vanno a vivere in una fattoria a Roxbury, a due ore di auto da New York. Qui, un granaio diventa appartamento per gli ospiti e atelier e un ex silos di legno viene trasformato in studio: alcuni scatti, realizzati dagli stessi curatori della mostra trevigiana, offrono il racconto per immagini di quegli spazi, veri e propri scrigni d'arte e vita domestica.

Fotografare è un fenomeno strano. Ti fidi dei tuoi occhi e non puoi fare a meno di mettere a nudo la tua anima Inge Morath

Dopo aver studiato lingue a Berlino e dopo l'esperienza come traduttrice e giornalista in Austria, nel 1951, a Londra, Morath inizia la sua attività fotografica e nel 1953 entra a far parte dell’agenzia Magnum, a Parigi, grazie a Ernst Haas (a cui in questi stessi giorni Bologna dedica la mostra Marilyn Monroe & The Misfits), di cui è amica e con cui collabora realizzando i testi per i suoi reportage, e all'attenzione di Robert Capa. Tra il 1953 e il 1954 è assistente di Henri Cartier-Bresson e ben presto comincia a collaborare con prestigiose riviste come Picture Post, Life, Paris Match, Saturday evening post e Vogue

Alle fotografie realizzate durante i tanti viaggi fatti in Europa, Nord Africa e Medio Oriente, favoriti dalla conoscenza di molte lingue (parlava tedesco, inglese, francese, spagnolo, rumeno, russo e cinese mandarino), seguendo un percorso a tappe che inizia dall'Italia, da Venezia per la precisione, e si conclude in Cina, si aggiungono gli scatti del progetto sulle maschere, ideato con il disegnatore Saul Steinberg,e la serie dei ritratti: oltre agli intensi e più noti del marito Arthur Miller e di Marilyn Monroe, sono esposti quelli di Pablo Picasso e di Philip Roth, Doris Lessing, Alberto Giacometti, passando per Igor Stravinsky, Alexander Calder, Audrey Hepburn.

È un ottimo periodo per la fotografia al femminile, sono numerose le mostre, allestite in questi giorni in diverse città italiane, che vedono come protagoniste fotografe talentuose, autrici di scatti iconici e di reportage dal mondo, donne che con il loro obiettivo sono riuscite a raccontare eventi, luoghi, vite. Alla retrospettiva trevigiana dedicata a Inge Morath, se ne aggiungono dunque altre degne di nota: se Venezia omaggia il talento di Letizia Battaglia, Parma sceglie gli scatti di Tina Modotti, Pavia quelli di Vivian Maier, Bergamo si concentra sulla produzione di Birgit Jürgenssen e Bologna celebra Lee Miller. 

Nel mio cuore voglio restare una dilettante, essere innamorata di quello che sto facendo, sempre stupita delle infinite possibilità di vedere e usare la macchina fotografica come strumento di registrazione Inge Morath

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