SOCIETÀ

Women, business and the law: un'economia è più sana quando tutti contribuiscono ugualmente

“Un’economia è più dinamica, forte e resiliente quanto tutti i cittadini possono contribuire ugualmente”. Basterebbe quest’affermazione per capire come una società patriarcale sia profondamente ingiusta e nuoccia a tutti e tutte. Basterebbero queste parole per capire che sono necessarie serie politiche per cercare di ridurre il gender gap. E invece, invece ci troviamo di fronte ad una situazione in cui serviranno quasi 300 anni per raggiungere la “piena” uguaglianza di genere ed un cui tale uguaglianza di genere è ancora troppo lontana anche in Europa.

La frase iniziale però è anche l’incipit del report Women, Business and the Law del 2023, in cui si mette in evidenza come siano solamente 14 i paesi che hanno ottenuto un punteggio di 100. Tale numero nell’indicatore della Banca Mondiale significa che in questi Paesi, tutti dell’OCSE, le donne hanno la stessa posizione giuridica degli uomini in tutte le otto aree prese in considerazione, cioè mobilità, posto di lavoro, retribuzione, matrimonio, genitorialità, imprenditorialità, patrimonio e pensioni. 

Vista dall’altro lato però, significa anche che 2,4 miliardi di donne in età lavorativa non hanno pari opportunità economiche rispetto agli uomini e che sono ben 176 le economie mondiali in cui esistono ancora barriere legali che di fatto impediscono la piena partecipazione economica delle donne.

 

Il Women, Business and the Law 2023 prende in considerazione 190 diverse economie analizzate dal 1970 ad oggi. Gli ultimi dati disponibili sono quelli del 2022 e sono presi inconsiderazione otto diversi indicatori: mobilità, luogo di lavoro, retribuzione, matrimonio, genitorialità, imprenditorialità, patrimonio e pensione. Abbiamo già visto come siano 2,4 migliardi le donne che non hanno gli stessi diritti degli uomini nel mondo, ma un altra statistica che non può restare in secondo piano è quella che, sempre a livello globale, in media, le donne godono solo del 77% dei diritti legali che hanno gli uomini. Insomma in molti dei paesi analizzati è quasi certo che, ad oggi, una donna che entra nel mercato del lavoro andrà in pensione senza aver avuto gli stessi diritti dei colleghi uomini.

Consapevoli che il 2022 è stato un anno particolare a causa delle diverse crisi globali già accennate, bisogna anche registrare come siano state solamente 34 le riforme legali legate al genere attuate nello scorso anno, divise in 18 diverse economie. Questo è il dato più basso dal 2001. Come abbiamo visto quindi, gli indicatori presi in considerazione sono otto, e vediamo di analizzarli con l’aiuto di alcune mappe interattive.

Il primo è la mobilità e su questo tema il report segnala in particolare le situazioni dell’Iran e del Sud Sudan, dove di fatto una donna non può vivere allo stesso modo di un uomo, non può uscire liberamente da casa, non può richiedere il passaporto con le stesse modalità degli uomini e quindi non può viaggiare fuori dal proprio Paese. Naturalmente il punteggio in questo caso è zero. Delle limitazioni alla mobilità poi si riscontrano anche in altre 53 economie in tutto il mondo. In 14 di queste una donna non può uscire liberamente di casa e in altre 10 economie una non può viaggiare all'estero come un uomo.

In 34 economie infine, una donna non può scegliere liberamente dove vivere allo stesso modo di un uomo.

L’indicatore “workplace” invece analizza la modalità con cui le leggi influenzano le decisioni delle donne di entrare nel mercato del lavoro. L’impossibilità di scegliere liberamente la professione infatti è associata in modo negativo alle successive possibilità occupazionali. 

Chiaramente poi, le disuguaglianze influenzano anche le possibilità di fare carriera. Su questo tema vediamo come sono quattro le economie mondiali che hanno ricevuto un punteggio pari a zero. Iran, Giordania, Quatar e Sud Sudan non offrono pari opportunità nella scelta del lavoro, non vietano le discriminazioni basate sul genere sul lavoro e non hanno nemmeno una legislazione sulle molestie sessuali sul lavoro. 

C’è poi il tema dei rapporti economici. L’indicatore sulle paghe infatti analizza l’esistenza o meno di leggi che garantiscono la parità salariale tra uomini e donne. Un indicatore che però andrebbe analizzato caso per caso. Anche i Paesi in cui il punteggio del Women, Bisiness and the law index è il più alto sappiamo avere ancora un gender gap a volte anche piuttosto evidente.

L’indicatore relativo al matrimonio invece mette in evidenza l’esistenza o meno di vincoli legali legati al matrimonio e al divorzio, vincoli che di fatto hanno poi effetti negativi sull'emancipazione economica delle donne. Problematiche di questo tipo la Banca Mondiale le riscontra in 89 economie. La situazione non è rosea nemmeno per quanto riguarda il divorzio. Sono 46 le economie mondiali che non permettono alle donne d’ottenerlo allo stesso modo rispetto agli uomini. Inoltre a livello globale, in 68 Paesi le donne hanno restrizioni su un eventuale nuovo matrimonio. Ad esempio, ribadisce il report, “una donna è tenuta ad osservare un periodo di attesa variabile tra 90 e 365 giorni o dimostrare di non essere incinta prima di risposarsi”.

Insomma, come vediamo anche delle altre rispettive mappe sottostanti, le situazioni critiche a livello globale sono molte. Dare gli stessi diritti a donne e uomini, oltre ad essere una scelta che è necessario definire di buon senso, permetterebbe all’economia stessa di quel Paese di progredire. Il filo conduttore di tutto il report della Banca Mondiale infatti è proprio il fatto di rendere le economie più produttive, e per farlo si deve necessariamente passare per una parità di genere. 







Un commento realizzato dalla stessa Banca Mondiale al Women, Business and the law index focalizza il tema con un’efficace metafora. “Se dovessi gareggiare in una gara di corsa, ti legheresti, accorceresti o appesantiresti una gamba? - si chiede la Banca Mondiale - No certo che no. Sicuramente perderesti. Anche le economie perderanno la corsa allo sviluppo se non permetteranno alle loro donne, che rappresentano praticamente la metà della loro popolazione, di avere gli stessi diritti degli uomini”. La parità di genere non è solo positiva per le donne, ma anche per la società e per l'economia stessa.

 

 

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