CULTURA

Le civiltà del Mediterraneo si incontrano in Sardegna

Il Mediterraneo, mare su cui si affacciano diverse realtà geografiche, quali l'Africa, l'Europa e l'Asia, per secoli ha rappresentato il punto d'incontro di diverse realtà storiche e sociali. Attraverso le sue acque si viaggiava, si commerciava, si andava alla scoperta o alla conquista di nuove terre. La Sardegna, al centro di queste antiche connessioni, dallo scorso 14 febbraio ospita la mostra Le civiltà e il Mediterraneo nelle sedi del Museo archeologico nazionale di Cagliari e di Palazzo di città.

Nel capoluogo sardo sono approdati ben 550 reperti, il nucleo centrale, composto da 120 opere, è incentrato sull'archeologia preistorica sarda. Gli altri pezzi rappresentano diverse aree del Mediterraneo e del Caucaso durante lo stesso arco temporale (dal Neolitico alla metà del primo millennio a.C.) e sono stati prestati da diversi musei, pertinenti per tipo di collezioni e per area geografica: l'Archeologico nazionale di Napoli, il Bardo di Tunisi, l'Archeologico di Salonicco, il Museo di Berlino e l'Ermitage di San Pietroburgo. Lo sforzo congiunto di questi luoghi di storia, scienza e arte punta a farci conoscere diversi aspetti del bacino del Mediterraneo e a rimetterci in contatto col nostro passato, che è parte del nostro presente.

Lo storico dell'arte Roberto Concas, direttore del Museo archeologico nazionale di Cagliari fino allo scorso dicembre (si è in attesa della nomina di una nuova figura direzionale ndr) ci spiega: "Si tratta di una mostra pensata per interrogarci, cioè per capire di più, non ci dà grandi verità, ma ci dà la possibilità di domandarci quanto siamo vicini ad altri popoli, come funzioniamo, che tipo di rapporti ci sono, quali assonanze o dissonanze. Le opere sembrano simili nella configurazione estetica, ma possono essere distanti cronologicamente e noi dobbiamo cercare di capire il perché, confrontandoci. L'obiettivo è quello di mettere la Sardegna, come di fatto lo era, al centro del Mediterraneo: questo non costituiva una condizione di isolamento, ma di collegamento e di condivisione. Il mare era la vera autostrada che ci permetteva la connessione col mondo".

La facilità e la possibilità di incontrarsi: rivediamo questi aspetti del Mediterraneo come un patrimonio comune, un denominatore comune. Siamo vicini grazie a questo mare Roberto Concas

Quanto ha influito e quanto influisce il mare nella storia sarda? Certamente tantissimo: un'isola ha una sua conformazione particolare che la costringe a una continua alternanza tra la chiusura e l'apertura. Nel tempo si sono persi i contatti con alcuni luoghi e civiltà, poi sostituiti da altre comunità e, forse, l'isola ha dimenticato il suo ruolo centrale cedendo alla sensazione di subalternità: "L'isolamento è una condizione mentale e culturale, non è una condizione oggettiva e storica. Dalla Sardegna esportavamo l'ossidiana già nel 2000-2500 a.C. questo significa che avevamo un grande collegamento e venivamo cercati per la vendita di questo prodotto" racconta Concas. Tra reperti litici, ceramiche, bronzi e mosaici, i sardi hanno l'opportunità di ritrovarsi, di ricordare le proprie centralità e ricchezza storica e gli altri cittadini del Mediterraneo possono riconoscersi in realtà solo apparentemente lontane. 

Una mostra di questa portata nasce da lontano, a partire dal 2015 quando, in occasione di Cagliari capitale Italiana della Cultura, venne instaurata una collaborazione col museo Ermitage di San Pietroburgo che diede vita alla mostra Eurasia - fino alle soglie della storia. La collaborazione della Regione autonoma della Sardegna, dell'Assessorato regionale al turismo, nella persona di Barbara Argiolas, e del Comune di Cagliari hanno dato vita a un progetto che fa dialogare diversi ambiti del Mediterraneo, curato da Yuri Piotrovsky del museo statale Ermitage, Manfred Nawroth del Pre and Early History-National museum di Berlino, in collaborazione con Carlo Lugliè, docente all’università di Cagliari e Roberto Concas

L'esposizione, che durerà fino al 16 giugno 2019, pone una sfida ulteriore per Cagliari: attrarre visitatori e curiosi durante la bassa stagione, rafforzando il suo ruolo di città d'arte e cultura. Infatti, La civiltà e il Mediterraneo è il prosieguo di quanto già avviato in passato, cioè la mostra dello scorso anno Efisio, dedicata al santo patrono di Cagliari, che ha permesso di sperimentare nuove tecniche di storytelling per il coinvolgimento del pubblico: "Ha avuto un grande successo, durante il suo svolgimento il numero medio dei visitatori è aumentato del 14,4% e abbiamo raggiunto picchi del 40%" ci racconta lo storico Concas e prosegue: "Nella mostra sul Mediterraneo sono presenti pezzi straordinari che si legano perfettamente con la mostra Donna o dea sulla figura della dea madre, inaugurata lo scorso dicembre e visitabile fino a maggio". La dea madre di Cuccuru is arrius e la dea madre di Turriga, inoltre, sono appena state alla mostra Idoli della fondazione Ligabue a Venezia, a dimostrazione del fatto che il Mediterraneo continua a connetterci

Che cos’è il Mediterraneo? Mille cose insieme. Non un paesaggio, ma innumerevoli paesaggi. Non un mare, ma un susseguirsi di mari. Non una cultura, ma una serie di culture accatastate le une sulle altre Fernand Braudel

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