CULTURA

"Dietro il paesaggio", la riedizione dell'opera d'esordio di Andrea Zanzotto

Dietro il paesaggio, l'opera d'esordio di Andrea Zanzotto, scritta tra il 1940 e il 1948 e pubblicata da Mondadori nel 1951, attraversa e, quindi, appartiene anche agli anni in cui il giovane poeta fu studente all’università di Padova (1938 – 1942). Così, ora, nel settantesimo anniversario della prima pubblicazione, a cento anni dalla nascita del suo autore e a dieci dalla scomparsa, in un 2021 segnato da importanti celebrazioni, la Padova university press offre a lettrici e lettori una preziosa riedizione.

A firmare la prefazione è Emanuele Zinato, critico letterario e docente di letteratura italiana contemporanea all'università di Padova. "La raccolta riunisce testi poetici redatti in gran parte durante la Seconda guerra mondiale. Si tratta di un esordio folgorante sin dal titolo: formidabile, enigmatico, che in qualche modo segna per sempre la vicenda poetica di Zanzotto", commenta Zinato. "In un'altra sua raccolta, il poeta scrive: Ho paesaggito molto, proponendo un neologismo che fa riferimento alla presenza fortissima del paesaggio di Pieve di Soligo, luogo natale che torna in maniera ossessiva e costante, in varie forme, in tutta la sua produzione. Questo titolo, dicevamo, è enigmatico, oltre che profetico, perché il lettore non sa cosa ci sia davvero dietro il paesaggio, e probabilmente neppure il poeta lo sa. Si tratta di una allusione a una ricerca che si manifesta con una forma araldica e oscura della poesia di quel momento e che invita il lettore ad attuare un approfondimento". 

Montaggio: Elisa Speronello

Risale al 2015 la pubblicazione, da parte della Padova university press, della edizione anastatica della tesi di laurea che il poeta dedicò all’opera di Grazia Deledda, anno accademico 1941-1942. Sei anni dopo esce la riedizione della sua prima raccolta di liriche: progetto che oltre alla prefazione di Zinato ospita un travolgente testo di chiusura dal titolo Dentro il paesaggio firmato dallo scrittore Francesco Maino (autore per Einaudi di Cartongesso, "opera - commenta Zinato - di furioso plurilinguismo"), l'arte del pittore coneglianese Giani Sartor, che fu studente e amico di Zanzotto e che, per questa edizione Pup, ha realizzato tre diverse sovraccoperte (a scelta del lettore). Infine, i contributi dell’Officina Grafica di Ronzani Editore e di Grafiche Antiga.

Entriamo, dunque, nel cuore dell'opera. "Si tratta di un libro molto coeso: le tre sezioni narrano, se così si può dire, un intero ciclo stagionale e si intitolano Atollo, Sponda al sole e Dietro il paesaggio [...] All'interno del testo, oltre al ciclo stagionale, compaiono continui riferimenti a luoghi, sia astratti, come colline e fiumi, che irreali, come Dolle e Lorna, toponimi poetici che Zanzotto sceglie per Rolle di Cison di Valmarino e Arfanta, due borghi esistenti della sua terra natale".

Bondì Dolle, bondì, quasi distrattamente / Eterna anche se come abbandonata, / e minata qua e là / da riflessi di un nostro aldilà

I luoghi della terra natale sono centrali nell'opera, tanto che Sponda al sole si apre con una citazione del poeta tedesco Hölderlin: "Ihr teuern Ufer, die mich erzogen einst". "Il riuso di Hölderlin, mediato dalla traduzioni (Leone Traverso, Diego Valeri, Giorgio Vigolo, Vincenzo Errante) - scrive Zinato nella prefazione - è soprattutto una risemantizzazione solighese della Heimat, parola connessa alla felicità e, insieme, alla perdita del luogo delle origini, che non ha un corrispondente nelle lingue neolatine o in inglese".

Come evolve la poesia di Zanzotto, quanto cambia nel tempo e quali invece le caratteristiche e i temi immutabili? "Il filo rosso che attraversa, dal punto di vista tematico, tutta l'opera di Zanzotto è il paesaggio, al quale il poeta riserva uno sguardo scopico e vorace. Così anche la compenetrazione tra esterno e interno, tra paesaggio lirico e paesaggio psichico, costituisce una costante che nasce nella prima raccolta e che, con varianti potentissime, attraversa tutta la produzione successiva". Per quanto riguarda l'evoluzione della poesia, invece, "dalla raccolta La beltà, si nota il passaggio da una scrittura più tradizionale, simbolista, ermetizzante, surrealista, a uno sperimentalismo, anche grafico, con linguaggio plurilingue, dell'inconscio e delle scienze. Un'altra grande svolta si osserva da Filò in poi, quando si immette il dialetto veneto: le radici dialettali, linguistiche, che erano state in qualche modo tenute sotto controllo fino a quel momento, emergono anche grazie al dialogo con Federico Fellini".

La lezione di Zanzotto è tutta da raccogliere, nella poesia e nella prosa, conclude Zinato, "ci sono oggi scrittori di area veneta che reagiscono di fronte a un territorio miracolato e devastato al tempo stesso. E questa devastazione antropologica lascia in eredità agli scrittori un compito critico, di coscienza vigile, irriducibile. In questo senso la lezione di Zanzotto si intravede maggiormente nelle prose di autori come lo stesso Francesco Maino o Vitaliano Trevisan, che hanno tentato di dar conto del trauma che il territorio ha vissuto e sta vivendo".

Proprio in queste ore si sta svolgendo il convegno dedicato ad Andrea Zanzotto, organizzato dal Disll - dipartimento di Studi linguistici e letterari dell'università di Padova. Oggi, 13 novembre 2021, gli interventi di Andrea Cortellessa, Giancarlo Alfano, Emanuele Zinato. La giornata si concluderà con la visione del Ritratto Andrea Zanzotto e un commento di Gian Mario Villalta.


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