SCIENZA E RICERCA

L'editoriale. Siamo tutti figli di migranti

Nei giorni scorsi un dibattito politico sui migranti ha visto protagonisti il ministro degli Esteri del Lussemburgo, Jean Asselborn, e il ministro dell’Interno, Matteo Salvini. 

Asselborn ha accusato di dimenticare i tanti migranti italiani che sono usciti negli anni passati dal nostro Paese. Salvini ha risposto che non è pensabile fare un paragone di questo tipo. 

Mi sembra strano: potremmo tranquillamente considerare i nostri migranti, quelli figli delle crisi della seconda metà dell’800, come emigrati economici. 

Ma in realtà noi europei quando parliamo dei nostri nonni emigranti dovremmo sempre pensare a quale epoca ci riferiamo. Il nostro continente fino a 45.000 anni fa non era abitato da esseri umani come noi: c’erano altri umani, i neanderthal, che erano i veri autoctoni europei. Poi a partire da 45/42.000 anni fa cominciano ad arrivare dall’Africa e dal Medio Oriente dei migranti appartenenti alla specie homo sapiens, che diventano gli antenati di tutti noi europei. Tra l’altro, dato che i geni legati allo schiarimento della pelle si sono sviluppati forse non più di 10/15.000 anni fa, vuol dire che tutti questi sapiens europei erano di colore

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