SOCIETÀ

L’estrema destra alle elezioni in Sassonia e Brandeburgo vince ma non può esultare

Da Sassonia e Brandeburgo arriva un segnale forte (l’ennesimo) alla Große Koalition, che traballa ma non crolla sotto la spinta di rabbia e protesta cavalcata dall’ultradestra dell’Afd. Il voto di ieri nei due principali länd dell’Est della Germania non lascia dubbi, in quanto a numeri: Alternative für Deutschland raddoppia i suoi voti in Brandeburgo (dal 12,2% del 2014 al 23,8%) e li triplica in Sassonia (dal 9,7% del 2014 al 27,8%). Un successo clamoroso e inoppugnabile, ma non sufficiente a ribaltare il tavolo, a cambiare assetti ed equilibri politici nel governo delle due regioni, come qualcuno s’era spinto a profetizzare alla vigilia del voto, immaginando un sorpasso degli ultranazionalisti che non si è realizzato. Cdu e Spd si leccano le ferite, ma restano in sella. Per andare avanti sarà sufficiente ampliare l’orizzonte delle loro alleanze, con i Verdi (in crescita) e con Die Linke, il Partito di Sinistra, che pure ha perso consensi.

L’Afd stravince, ma non può esultare

L’estrema destra di Afd si trova così nell’insolita, paradossale, situazione di chi ha stravinto, ma non può gioire. Jörg Urban, leader regionale dell’Afd in Sassonia, ha parlato di un «giorno storico», anche se non ha nascosto la delusione di non essere riuscito a sorpassare la Cdu. Alexander Gauland, uno dei leader storici di Afd, si è detto soddisfatto dei risultati e ha aggiunto: «Sono una dimostrazione dello scontento della popolazione di questi due stati verso l’operato del governo Merkel, soprattutto rispetto alle politiche sui migranti». Ma sono molti gli analisti che raccontano di malumori nel partito tra chi sperava di ottenere risultati migliori, in particolare in Brandeburgo, per tentare così di pretendere un qualche ruolo di primo piano. Anche se è compatto il fronte di tutti gli altri partiti che hanno giurato: mai alleanze con Afd.

Mai, dal 1945, un partito di estrema destra sopra il 20%

Resta il risultato numerico, potente, fragoroso. E quel numero, impressionante, che arriva dalla Sassonia: 27,8%. Mai, dal dopoguerra, una formazione di estrema destra aveva superato la soglia del 20% dei consensi in Germania. E il 23,8 del Brandeburgo non è da meno. «È un risultato scioccante, questi dati devono davvero scuoterci», ha commentato Armin Laschet, esponente della Cdu e primo ministro della Renania settentrionale-Vestfalia, in un'intervista rilasciata all'emittente televisiva tedesca Zdf. «Dovremo ascoltare, essere presenti ovunque, andare agli eventi più piccoli e cercare di catturare tutta questa rabbia, che esiste anche tra gli elettori, e di dare risposte», ha poi ribadito.

Cdu che in Sassonia riesce a perdere “soltanto” il 7,4% dei voti, fermandosi a quota 32,5%, sufficiente per lasciare sostanzialmente le cose come sono. La Spd perde ancora terreno, fermandosi all’8%. Crolla la Linke quasi dimezza i suoi consensi (è poco sopra il 10%), mentre i Verdi passano dal 5,7% all’8,5%. Un’alleanza Cdu-Verdi sarebbe possibile, ma assai risicata. Più probabile l’ampliamento a ciò che resta della Spd. In Brandeburgo le proiezioni confermano la leadership della Spd nonostante il calo di consensi (al 26,5%, aveva il 31,9). Il crollo della Linke (dal 18,6 al 10,7%) e della Cdu (dal 23% al 15,7 di ieri) completano il quadro. Bene i Verdi (al 10,5%), che saranno chiamati a puntellare l’alleanza Spd-Linke.

La chiusura delle miniere e il “prezzo” dei Verdi

Quindi saranno gli ecologisti, sia a Dresda (Sassonia) sia a Potsdam (Brandeburgo) a garantire continuità con i precedenti governi. E questo è un elemento politico di assoluta rilevanza, soprattutto per uno dei temi più dibattuti e controversi che stanno animando la politica in quelle regioni: la strategia di uscita dall’utilizzo del carbone entro il 2038 (il governo Merkel ha appena approvato un piano d’investimento di 40 miliardi di euro per limitare l'impatto dell'abbandono del carbone). E dunque, entro quella data, la chiusura della miniera di Lausitz, area mineraria che si trova a cavallo dei due länd.

I Verdi, divenuti indispensabili in entrambe le coalizioni di governo, hanno già annunciato che si batteranno per ottenere una maggiore rapidità nel passaggio all’utilizzo esclusivo di energie rinnovabili e che tenteranno di anticipare di un anno (2037) la chiusura della miniera. Potrebbe essere questo, per i partiti di governo, il prezzo da pagare per poter contare sull’appoggio ecologista.

Afd invece, nel tentativo di cavalcare i malumori, si è schierata all’estremo opposto: apertamente a favore di chi si oppone al progetto, arrivando a negare la veridicità dei dati degli studiosi che accertano gli effetti dei cambiamenti climatici. Da una parte chi aspetta la svolta energetica, dall’altra chi rifiuta la fine dell’industria che per decenni ha offerto lavoro e segnato, socialmente, quei territori. Sia chiaro, all’origine del clamoroso successo dell’Afd c’è anche altro: il rallentamento dell’economia tedesca, la parabola di Angela Merkel che sembra avviata verso il termine, la rabbia di quelle regioni dell’Est che ancora soffrono il fenomeno dell’emigrazione, alla ricerca ostinata di avere pari opportunità rispetto all’ovest: e questo a pochi giorni dalla ricorrenza del trentennale della caduta del Muro di Berlino, 9 novembre 1989. Il Muro è caduto, ma il voto in Brandeburgo e Sassonia riapre il solco che divide in due il paese.

Il pericolo di minimizzare

Insomma, il campanello d’allarme continua a suonare. In Germania, come in altri paesi d’Europa, i grandi partiti di massa sono in crisi profonda, non riescono a crescere al passo dei malumori di chi è stanco di promesse non mantenute, di rigidità economiche, di opportunità ridotte, di chi vede nell’opposizione più dura e nel restringimento dei confini la soluzione più semplice per risolvere i problemi. Il voto all’estrema destra (un gradimento che oggi arriva a sfiorare un terzo dell’elettorato), non può più essere relegato a fenomeno isolato e temporaneo. Non ha ancora la forza per arrivare (almeno per ora) a governare, ma trascurarlo, minimizzarlo, può trasformarsi in un peccato mortale.

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