SOCIETÀ

Luci e ombre sul PNRR

Pessimismo della ragione e ottimismo della volontà: anche senza voler scomodare Gramsci rimane complesso decifrare lo stato dell’applicazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, quale è stato tracciato Il 27 e il 28 aprile nell’Aula Magna di Palazzo del Bo nel corso del convegno organizzato dalla Corte dei conti e dall'Università di Padova. Per due giorni docenti, ricercatori, magistrati e funzionari si sono infatti dati appuntamento per fare il punto e confrontarsi sul grande piano europeo di investimenti, ideato nel corso della pandemia e approvato nel 2021 dall'Italia per rilanciare l'economia e favorire le transizioni green e digital.

Il PNRR come è noto fa parte di Next Generation EU, il fondo europeo da 750 miliardi di euro dei quali 191,5 sono stati assegnati all'Italia: 70 miliardi (36,5%) in sovvenzioni a fondo perduto e circa 121 miliardi (63,5%) in prestiti. Un’opportunità che dunque è anche una sfida, come è stato sottolineato da molti relatori, a cominciare dalla rettrice Daniela Mapelli e dal presidente della Corte dei conti Guido Carlino nei loro indirizzi di saluto: i fondi dovranno infatti essere completamente impiegati entro il 30 giugno 2026. Appena tre anni ancora per gestire centinaia di progetti, tra cui 110 opere pubbliche, ai quali dovranno essere accompagnate anche delle riforme: i tempi sono stretti e i dati (peraltro non aggiornati agli ultimi mesi) dicono che siamo in ritardo e rischiamo di perdere una fetta dei finanziamenti. 

I dati storici, è stato ricordato tra gli altri dal ministro Raffaele Fitto, intervenuto in collegamento, parlano di una storica difficoltà del nostro Paese nello spendere i finanziamenti comunitari: come quelli per la politica di coesione, che pure hanno importi minori dell’80% e un orizzonte temporale più lungo (in genere sei anni). Per questo il governo sembra mettere le mani avanti: se da un lato si sottolinea che l’obiettivo rimane quello di “mettere a terra” il maggior numero di progetti possibili per dare “attuazione piena al PNRR”, dall’altro si parla costantemente di “rimodulare” gli obiettivi, “modificando quelli intermedi per mantenere quello finale”. Il riferimento è ad esempio al recente confronto con la Commissione sull’utilizzo dei fondi per il rifacimento degli stadi di Firenze e di Venezia, che al momento appare sempre più difficile.

Di fatto al momento è stato utilizzato appena il 12% delle risorse finanziarie a disposizione: proprio per dare una svolta e cambiare passo il governo da una parte ha quindi riformato la governance, dall’altro appare impegnato sul fronte della semplificazione delle procedure. Anche se su quest’ultimo aspetto non mancano i dubbi, espressi soprattutto dai magistrati contabili e amministrativi, sul fatto che un eventuale abbattimento delle fasi istruttorie e soprattutto dei controlli possa veramente comportare una maggiore efficientamento della spesa.

191,5 i miliardi assegnati all'Italia: il 36,5% in sovvenzioni a fondo perduto e il 63,5% in prestiti

C’è comunque, secondo alcuni, la possibilità di far bene e condurre in porto i progetti preventivati, sfruttando anche la famosa capacità italiana di reagire e adattarsi nelle emergenze. “Drammatizzare una sfida può essere utile per interrompere quello che Tommaso Padoa-Schioppa chiamava il ‘declino relativo’ dell’Italia, che negli ultimi anni è sempre cresciuta un po’ meno rispetto al resto del mondo e ai partner europei – ha detto nella sua relazione Gilberto Muraro, docente emerito di scienza delle finanze all’università di Padova e presidente della Fondazione Cariparo – La posta è imponente ma andava accettata, anche nella parte riguardante i finanziamenti presi a prestito: siamo ancora in grado di farcela”.

“Quello che è emerso dal convegno è che il PNRR è una grande opportunità per il Paese – sintetizza Antonio Parbonetti, docente di economia aziendale e prorettore all’organizzazione e al bilancio dell’Università di Padova –. Ci sono degli ambiti su cui si fa fatica perché le complessità amministrative non sono banali e i tempi molto stretti, ma ci sono anche esempi molto virtuosi. La sensazione è che ci si sia messo molto per avviare tutte le attività, che adesso però dovrebbero procedere in maniera più spedita ed efficace”.

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