MONDO SALUTE

Nuovo ospedale: "Opera per la comunità. Tempi di esecuzione sono rilevanti"

Dopo la firma dell’accordo per il nuovo Polo della Salute a Padova lo scorso anno e la cessione dei terreni nella zona di san Lazzaro, ora arriva un importante finanziamento che permetterà di procedere con la realizzazione del nuovo ospedale. L’Inail infatti risponde  positivamente alla richiesta inviata a suo tempo dal Veneto di accedere a un finanziamento di 450 milioni di euro per la realizzazione del nuovo ospedale di Padova Est. Il contributo rientra nella programmazione 2019-2021, approvata da Inail qualche settimana fa, e questo di fatto costituisce una formale accettazione della domanda. Ora l’Azienda ospedaliera di Padova, che è stazione appaltante, dovrà approfondire e definire tutte le modalità tecniche e burocratiche per accedere al finanziamento. Entro il 28 giugno prossimo, infatti, l’Azienda dovrà comunicare all’Inail una relazione tecnica descrittiva dell’intervento in progetto; lo stato attuale dell’area edificabile; la tipologia di intervento in progetto; la consistenza degli immobili da realizzare; la descrizione sintetica delle opere architettoniche, strutturali e impiantistiche; lo stato attuale della progettazione, la tempistica ipotizzata per la completa elaborazione del progetto appaltabile; un aggiornamento della spesa complessiva. Si tratta sostanzialmente di una nuova formula di partenariato: dopo la collaborazione pubblico-privato, questo è un partenariato pubblico-pubblico.

Del finanziamento ha dato comunicazione Domenico Mantoan, direttore generale dell'area Sanità e Sociale della Regione del Veneto, nel corso del convegno Il nuovo Policlinico universitario di Padova. In 15 mesi, non 15 anni. E aggiunge che, oltre ai 450 milioni di euro che Inail ha messo a disposizione, la Regione Veneto aveva già accantonato altri 150 milioni di euro.

Per la realizzazione del nuovo polo ospedaliero si ipotizzano diversi anni dato che regole minuziose e complesse, controlli e possibili contenziosi si frappongono al raggiungimento celere dell’obiettivo cui tende un’intera comunità. Nel corso dell'incontro, relatori di riconosciuta esperienza scientifica hanno affrontato queste tematiche: accanto a medici e giuristi dell’università di Padova sono intervenuti, solo per citarne alcuni, i giudici costituzionali Luca Antonini e Daria de Pretis, Bruno Cherchi, procuratore capo della Procura della Repubblica al Tribunale di Venezia, Paolo Evangelista procuratore regionale della Corte dei Conti del Veneto, Renato Franceschelli prefetto di Padova.

“L’università – sottolinea il rettore Rosario Rizzuto – ha creduto fortemente nella necessità del nuovo ospedale, ha collaborato lealmente con le istituzioni, in primis con la Regione, e con altre istituzioni territoriali tra cui quelle sanitarie. Il documento di visione che l’università ha sviluppato è un momento di alta progettualità che ci ha messo davanti a una grande sfida e ha permesso a chirurghi, internisti e specialisti di immaginare, ognuno per la propria parte, una visione integrata della medicina che vede il paziente al centro della pratica medica e come tale in continua interlocuzione con le nuove tecnologie, con le diverse competenze e con il proprio territorio. Ora vogliamo vedere realizzato questo progetto. La partita non è conclusa, anzi siamo ancora più desiderosi e ansiosi di rendere il nuovo Polo della Salute uno strumento al servizio del nostro territorio e dei cittadini. Per questo i tempi di realizzazione dell’ospedale diventano un punto rilevante”.

A tal proposito Luciano Flor, direttore generale dell’Azienda ospedaliera di Padova, sottolinea che per contenere i tempi è preferibile piuttosto costruire ex novo che mettere mano all’esistente. “Inoltre non serve chiedere leggi speciali e neanche poteri speciali, ma bisogna lavorare con idee chiare e persone competenti”. Flor osserva che esistono anche modalità nuove per realizzare edifici in grado di accorciare i tempi e su queste si dovrebbe ragionare. Si pensi alla nuova ala dell’attuale Patologia e terapia intensiva neonatale dell’Azienda: si tratta di una struttura prefabbricata modulare in acciaio – già adottata anche per l’ospedale Figlie di San Camillo a Brescia e per l’ospedale universitario maggiore della Carità di Novara - smontata in singoli blocchi, con tutta l’attrezzatura e l’impiantistica già presenti al suo interno. Questa soluzione ha permesso di ridurre i tempi di realizzazione a soli tre mesi, contro i 9-12 mesi necessari per un edificio tradizionale.

Il documento di visione cui fa riferimento Rizzuto, dal titolo Il Polo della Salute a Padova, una nuova visione di medicina,  è stato presentato gli ultimi mesi dello scorso anno e delinea le caratteristiche di quello che dovrebbe essere il nuovo ospedale. Secondo quanto contenuto nelle 34 pagine, “il Polo della Salute sarà una struttura unitaria per concezione e operatività localizzata su due aree”, basata su quattro missioni: “clinica, educativa, ricerca e comunità”.  Viene concepito come un polo olistico, in cui il paziente viene posto al centro della pratica medica. Ma questo cosa significa?

“La logistica – osserva Mario Plebani, presidente della scuola di Medicina e Chirurgia dell’università di Padova – cioè come sono strutturati gli ambienti, ha un valore assoluto. Vogliamo dare un modello in cui le divisioni, i reparti siano sempre meno fissi e siano invece costruiti dei percorsi in cui i vari specialisti di cui ha bisogno un paziente possano lavorare insieme. Questo non si può fare nelle attuali strutture. C’è bisogno di una fisicità e di spazi che sono da disegnare in maniera innovativa. Oggi un ospedale costruito a multipadiglioni rende problematico il trasporto dei pazienti da un padiglione all’altro. Il nuovo policlinico è un’esigenza del cittadino, non si può lavorare in una struttura vecchia, perché questa non fa altro che reintegrare forme organizzative che non sono più attuali”.

Mettere il paziente al centro della pratica medica significa anche creare un ospedale che sia fortemente integrato con i servizi sul territorio . “I tempi di ospedalizzazione – osserva Alberto Avoli, procuratore generale della Corte dei Conti di Roma - devono essere ridotti, la sanità deve essere personalizzata il più possibile, adattata alle singole realtà del paziente. L’ospedale, dunque, deve essere visto come un luogo molto integrato nel contesto territoriale, anche nelle piccole cose (come ad esempio i collegamenti tra le due sedi). Questo significa mettere al centro il cittadino”.

Anche l’innovazione tecnologica deve avere un posto di riguardo. “Un tempo, mi riferisco agli anni Ottanta e Novanta – sottolinea Francesco Calabrò, vice-presidente della Associazione cardio trapiantati italiani, sezione di Padova – dopo la sala operatoria, ci si prendeva del tempo (extra) e ci si trovava con l’oncologo, il radioterapista per discutere del paziente posto virtualmente al centro di questi gruppi multidisciplinari. Oggi la necessità di ‘connettività’ può essere affrontata con tecniche assolutamente innovative e spero che le risorse previste per la realizzazione del nuovo policlinico comprendano anche questi strumenti di collegamento che aiutano medici e infermieri da un lato e pazienti dall’altro”.

L’innovazione tecnologica, cui già guarda il settore medico, esige adeguamento strutturale. In futuro le sale operatorie ibride, ad esempio, saranno la condizione standard per l’esecuzione delle moderne metodiche chirurgiche  e per la chirurgia di alta specializzazione sarà necessario disporre di sistemi di sale multimodali che permettono un approccio integrato di più forme di intervento.

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