CULTURA

Piccole pagine: I (veri) lupi delle Alpi

"In questo libro imparerai a conoscere il vero lupo fatto di pelo e ossa, il misterioso e affascinante carnivoro che vive sui monti e nella campagne intorno a noi. Scoprirai che i lupi non sono poi così diversi dagli esseri umani: anche loro vivono in famiglie ben organizzate, imparano dagli adulti, giocano e si azzuffano; poi, quando sono abbastanza grandi, partono per viaggi avventurosi, alla ricerca di un posto tutto loro e di qualcuno con cui formare un nuovo branco".

Realizzato in collaborazione con gli zoologi del Muse di Trento, all’interno del progetto europeo LIFE WolfAlps EUI lupi delle Alpi (Editoriale Scienza), illustrato da Irene Penazzi e scritto dalla zoologa Laura Scillitani, è un libro per piccoli lettori e lettrici (dagli 8 anni) che svela caratteristiche, comportamenti e abitudini di questi animali affascinanti e misteriosi e si concentra sui complessi ma possibili rapporti di coesistenza con gli esseri umani, tra divulgazione scientifica e illustrazione, oltre le favole e i falsi miti che si tramandano nel tempo. "Abitare negli stessi luoghi in cui vivono i lupi è un’esperienza a volte difficile, ma necessaria. È una palestra quotidiana che ci insegna come tutte le specie abbiano diritto di abitare questo pianeta". 

Le fake news sul lupo sono al centro anche del manuale Lupus in bufala, realizzato da LIFE WolfAlps EU e Facta.news, progetto di debunking che si occupa di bufale, notizie false e disinformazione.

Nel tempo sul lupo si è detto di tutto, gli sono state cucite addosso molte storie e identità, "ma la verità è che noi possiamo coesistere con un animale che conosciamo, non con un animale inventato - spiega Scillitani al Il Bo Live -. L’obiettivo di questo libro è presentare a bambine e bambini il vero lupo, partendo dalle conoscenze scientifiche, dalle informazioni raccolte dagli anni Settanta in poi. Sappiamo, per esempio, che è un animale con una biologia simile alla nostra ma, attenzione, non dobbiamo cadere nella trappola di umanizzarlo. Si tratta di un animale sociale con forme di comunicazione sofisticate, che costruisce legami profondi e duraturi e condivide con gli altri quello che ha. Il branco, termine che evoca qualcosa di oscuro e ci porta con la mente a turpi crimini, è in realtà una vera e propria famiglia, dove non c'è una scalata per il potere. Infatti, contrariamente a quanto si sia portati a pensare, quello della gerarchia è un falso mito: l'etologia è una scienza giovane, che si sta affinando, e piano piano sta smontando molte credenze, facendoci notare dettagli rimasti finora nascosti". E Scillitani continua: "Nel nostro immaginario un predatore esce sul campo e torna sempre a casa con una preda, ma i lupi non sono infallibili, la loro vita è attraversata da numerosi fallimenti e, ciononostante, da una costanza nell'andare avanti". 

I lupi giovani possono compiere veri e propri viaggi (anche se non tutti i soggetti lo fanno), coprendo notevoli distanze. Per cercare un posto dove vivere, il lupo è disposto ad affrontare pericoli e fatiche anche da solo, pur restando il branco un grande vantaggio. Spostandosi, i lupi non conoscono confini perché, “per loro, contano solo le forme del paesaggio e i segnali lasciati dai propri simili". 

La popolazione di lupo, estinta sulle Alpi nei primi del Novecento, è in espansione naturale a partire dagli anni Novanta. Oggi ha raggiunto ogni Paese alpino e le prime aree a bassa quota, in collina e in pianura, si legge nel sito del progetto LIFE WolfAlps EU a cui partecipano Scillitani e altri appassionati ricercatori. "Il lupo entra in conflitto con le attività umane", questa è la realtà e va tenuta in considerazione. Proprio per questo è nato il progetto europeo. L'obiettivo è quello di migliorare proprio la "coesistenza fra il lupo e le persone che vivono e lavorano sulle Alpi costruendo e realizzando soluzioni condivise insieme ai portatori di interesse [...] per garantire la conservazione a lungo termine del lupo sulle Alpi".

Abbiamo chiesto a Laura Scillitani di descriverci le azioni concrete messe in atto dai venti partner coinvolti tra Italia, Francia, Austria e Slovenia. "Si punta a una collaborazione internazionale perché, per tutti gli animali, e in particolare per quelli vàgili come il lupo, non ha senso pensare ai confini amministrativi: la popolazione di lupo alpina è condivisa da sette stati. Lavoriamo molto sulla prevenzione, non limitandoci a fornire strumenti, ma attraverso vere e proprie squadre di pronto intervento, per gli allevatori che ne fanno richiesta, con lo scopo di individuare la migliore strategia. Ogni pascolo è a sé, ogni bestiame è a sé e, a volte, solo un recinto non basta. Inoltre, una delle maggiori difficoltà riscontrate dagli allevatori è la burocrazia: le squadre aiutano anche a districarsi nel mare di carte da compilare".

“Oggi si parla molto della ripresa e dei circa tremila individui contati dal monitoraggio nazionale su tutta la penisola, ma il lupo è ancora un animale minacciato: pensiamo al rischio di ibridazione con il cane domestico e al problema del bracconaggio. Nel nostro Paese, in particolare, è ancora diffuso l'utilizzo del veleno che provoca una morte dolorosa e subdola. Cibandosi del boccone avvelenato, l'animale diventa a sua volta fonte di avvelenamento con un effetto a cascata sull'ecosistema. Noi interveniamo con vere e proprie unità cinofile antiveleno, ovvero binomi conduttore-cane addestrati per prevenire e bonificare”. 

Alla base di tutto ci sono la ricerca scientifica e una corretta divulgazione: “Abbiamo attivato piattaforme con i portatori di interesse - allevatori, ambientalisti e cacciatori - attraverso le quali proponiamo incontri e comunicazioni mirate per una corretta conoscenza del lupo basata su dati scientifici. Restituiamo il lupo per quello che è: un grande carnivoro opportunista, né buono né cattivo, che può attaccare un allevamento non adeguatamente protetto. Dobbiamo imparare le regole per saperci comportare con questo animale, seguendo buone pratiche per evitare il condizionamento positivo che, in particolare per i grandi carnivori, rappresenta un’arma a doppio taglio". Coesistere vuol dire rispettarne la natura e gli spazi dell’animale, restando alla giusta distanza.

L'obiettivo: migliorare la coesistenza fra il lupo e le persone che vivono e lavorano sulle Alpi costruendo e realizzando soluzioni condivise insieme ai portatori di interesse Progetto europeo LIFE WolfAlps EU

"Un progetto funziona se le buone pratiche vengono portate avanti nel tempo - spiega Scillitani -. Per questo motivo dialogare con le persone è importante, soprattutto con un allevatore per il quale il lupo rappresenta davvero un grosso problema. Il lupo crea emozioni forti, in tutto il mondo. Parlando con Douglas Smith, zoologo che si è occupato della reintroduzione del lupo nel Parco nazionale di Yellowstone, ci siamo resi conto che i problemi son sempre gli stessi: qualcuno è a favore della reintroduzione, altri si oppongono". A tal proposito, si legge nella pagina del Muse dedicata al recente incontro con Smith:

La popolazione di lupi di Yellowstone è tra le più studiate e conosciute, anche dal grande pubblico, e la sua storia si intreccia strettamente con quella umana. Nel parco nazionale, i predatori sono stati vittima di una persecuzione sistematica fino al 1933. Negli anni Settanta si ha un cambio di passo grazie all’emanazione dell’Endangered Species Act, la legge federale sulle specie minacciate di estinzione, che rende il lupo una specie protetta. Venti anni dopo, nel 1955, 14 lupi provenienti dal Canada sono stati reintrodotti nello Yellowstone. Un’operazione che ha animato reazioni contrapposte nella società. Oggi i lupi sono più di 500 e vivono in un’area che si estende oltre il parco: il Greater Yellowstone Ecosystem. Le ricerche hanno contribuito a conoscere la biologia del predatore: la socialità, le tecniche di caccia, il modo in cui utilizza lo spazio e, non ultimo, la sua importanza nella regolazione degli equilibri ecosistemici.

Il progetto, che si concluderà a settembre prossimo, propone numerosi interventi nelle scuole. Il percorso sulla coesistenza ha coinvolto tutte le fasce di età, "dai piccoli delle primarie agli universitari. Abbiamo messo a punto il kamishibai L'albero dei lupi, con Artebambini, e un kit didattico per attività all'aria aperta, che abbiamo chiamato A wolf in a backpack. Abbiamo realizzato un gioco di ruolo, con l'università di Lubiana, e il programma Young ranger, ispirato al modello dei parchi americani, con una serie di attività in parchi e altre aree protette per guadagnarsi un distintivo e più timbri nel passaporto. Si parte dal lupo, consapevoli che questo animale è un componente dell'ecosistema: il giuramento dello young ranger prevede un impegno di tutela della natura in senso ampio. Questo progetto è piaciuto e per questo speriamo resti un focus per nutrire la consapevolezza ambientale delle giovani generazioni".

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