CULTURA

Raffaello in sette opere: Ritratto di Baldassarre Castiglione

Siamo di fronte a un'opera sobria ed elegante. Il modello si mostra a tre quarti di profilo, dalla vita in su, è seduto con le mani giunte appoggiate sul grembo, assume una posa che ricorda quella della Monna Lisa di Leonardo da Vinci: si chiama Baldassarre, o Baldassar, Castiglione (1478-1529), è poeta, umanista e ambasciatore, ed è autore de Il Cortegiano, il manuale del perfetto uomo di corte, pubblicato nel 1528.

Conservato oggi al Museo del Louvre di Parigi, il Ritratto di Baldassarre Castiglione è un olio su tela dipinto da Raffaello Sanzio tra il 1514 e il 1515, in occasione della nomina di Castiglione ad ambasciatore di Papa Leone X, da parte del duca di Urbino.

Ma che tipo di rapporto c'era tra l'intellettuale e l'artista? "Difficile descrivere la relazione che lega Castiglione e Raffaello - racconta lo storico dell'arte Costantino D'Orazio a Il Bo Live - Il primo si muove tra le corti italiane con l’obiettivo di formare i giovani signori, impartendo loro consigli e precetti che raccoglierà nel suo celebre saggio Il Cortegiano. Il secondo è protagonista di un’ascesa sociale per la quale si servirà del suo talento, ma soprattutto del suo carattere affabile e determinato. Il pittore diventa l’allievo prediletto per Castiglione, quello su cui proietterà il suo ideale di gentiluomo. Tra i due nasce una vera e propria alleanza: Castiglione scriverà per Raffaello i testi di alcune lettere fondamentali, lo aiuterà a elaborare il suo pensiero filosofico, la sua poetica. Sanzio si comporterà da perfetto cortigiano, praticando soprattutto l’atteggiamento più complesso e ambito dal suo complice: la sprezzatura, la capacità di far sembrare semplice e leggero ogni gesto o impegno, anche se richiede una indicibile fatica".

In Raffaello, il giovane favoloso (Skira), D'Orazio fa parlare proprio Baldassarre Castiglione, immaginandolo impegnato in un monologo dal sapore teatrale, una lunga riflessione sul rapporto di amicizia e stima che lo legava a Raffaello: "Oggi posso affermare con certezza che Raffaello è stato il mio miglior allievo. Un amico, un complice, certo, ma soprattutto colui che saputo interpretare nel modo più autentico ed efficace le raccomandazioni che ho raccolto nel mio libro più celebre: il Cortegiano, il manuale per il perfetto gentiluomo di corte. Lo dimostra la sua carriera fulminante, conquistata non soltanto grazie a sublimi pennellate, ma anche ad una sagacia usata nelle relazioni fuori dal comune".

Riferendosi poi al ritratto, Castiglione continua: "Avrei meritato un ritratto degno del mio prestigio e del mio rango, magari a cavallo o seduto nel mio studio alle prese con la scrittura dei miei mirabili testi. E invece Raffaello capì che avrei preferito un’espressione più mite e dimessa. Con quella fronte rilassata, le mani nascoste l’una nell’altra, il braccio avvolto sulla sedia e quello sguardo che sembra pietire comprensione. Non c’è nulla di trionfale in questa espressione, eppure par di cogliere la stima che Raffaello mi ha sempre riservato. I miei occhi azzurri si stagliano sul viso rischiarato da una luce calda, che rivela persino le pieghe dell’abito e fa vibrare il grigio castoro della pelliccia, che scivola nelle asole a cingere il petto e le maniche a sbuffo [...] È un ritratto all’insegna della sobrietà, non c’è traccia di malinconia o inquietudine, i contorni del volto morbidi e i colori sfumati. Raffaello evitò qualsiasi accentuazione drammatica e lasciò quasi in superficie ogni tentativo di scavare dentro la mia anima. Eppure l’ha descritta come meglio io non avrei saputo fare: sembro timido, ma allo stesso tempo consapevole della mia autorità, mi giro verso di voi senza pensarci. Tutto appare pervaso da una certa noncuranza, eppure è chiaro che ogni dettaglio sia stato studiato con grande attenzione e cura".

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