SCIENZA E RICERCA

Sonde aliene di passaggio?

In una calda estate della Catalogna, nel 1993 a Barcellona, ho incontrato uno degli “irriducibili” della vita aliena, il prof. Papagiannis, a un congresso sull’Origine della vita. Per circa un quanto d’ora mi parlò del suo progetto di cercare tracce di trizio nel Sistema Solare. Il trizio, un isotopo dell’idrogeno fatto da un protone e due neutroni, sarebbe il residuo di motori nucleari di veicoli spaziali che passano tra i pianeti a nostra insaputa. Papagiannis faceva parte di un gruppo di scienziati come Fred Hoyle che allora venivano chiamati scherzosamente “eretici”, convinti che la Galassia sia piena di forme di vita batterica e intelligente. Questa ricerca non ha portato successivamente risultati eclatanti, ma si è aggiunta al dibattito tra entusiasti e scettici dell’Astrobiologia, la scienza che cerca tracce di vita extraterrestre. Il dibattito è ancora acceso, ventotto anni dopo quella calda giornata di luglio, e in questi mesi l’astrofisico Loeb ha raccolto quasi 2 milioni di dollari da donatori privati per cercare astronavi aliene in transito nel Sistema Solare. Loeb si è basato sul passaggio vicino al sole dell’asteroide 1I/‘Oumuamua (in hawaiano “primo messaggero”) nel 2017, che lui considera come un oggetto artificiale di tecnologia aliena.

Oumuamua, di cui abbiamo già scritto su Il Bo Live, è un corpo allungato grande come una nave traghetto che oggi si trova a una distanza tra l’orbita di Urano e quella di Nettuno, in uscita dal Sistema Solare. Questo asteroide dall’aspetto bizzarro proviene da fuori del nostro sistema planetario, e ha mostrato variazioni di velocità che sono state attribuite alla sublimazione dei ghiacci presenti alla sua superficie oppure, dagli entusiasti della vita aliena, alla propulsione del veicolo spaziale. Inutile dire che un oggetto così piccolo durante il suo passaggio più vicino alla Terra, 80 volte la distanza Terra-Luna, appariva come un puntino anche nelle foto dei telescopi più potenti, e che nulla si poteva dire sul suo aspetto. Tuttavia non emetteva onde radio e la sua riflessione della luce e il suo colore erano simili a quelli di alcuni asteroidi.

Con i fondi raccolti, Loeb vuole finanziare una ricerca, detta “Progetto Galileo”, che utilizzerà il grande telescopio USA da 8,4 metri denominato Simonyi Survey Telescope, in completamento sul Cerro Pachón, una montagna di 2680 metri nella regione di Coquimbo, nel nord del Cile, a 10 km dall’osservatorio di Cerro Tololo da cui dipende. La particolarità di questo telescopio risiede nell’essere un “grandangolare” che permette di fotografare una zona di cielo grande 40 volte la dimensione apparente della Luna e genererà ogni notte circa 40 mila Gbyte di immagini e dati!  Il progetto prende spunto anche dal recente rilascio da parte della National Intelligence USA di un ennesimo dossier sugli oggetti volanti non identificati (UFO), ora denominati UAP (Unidentified Aerial Phenomena, fenomeni atmosferici non identificati). Nel dossier si dichiarano “non identificati” alcuni avvistamenti, non escludendo che siano aerei sperimentali di potenze straniere, come lo erano nel passato gli aerei spia USA in molte identificazioni di UFO dei dossier Blue Book, partito nel 1947, e Rapporto Condon, del 1969. Il progetto Galileo vuole fornire fotografie ad alta risoluzione di nuovi UAP (se mai passeranno nel suo campo di vista) o rivelare mini-satelliti da 1 metro di diametro in orbita terrestre, o ancora fotografare altri oggetti extrasolari come ‘Oumuamua che passeranno vicino alla Terra. Se ci sono alieni intelligenti di passaggio o che ci stanno spiando con mini-satelliti, il progetto li scoprirà. Ma potrebbe anche scoprire che le varie potenze militari terrestri, a reciproca insaputa, stanno studiando con mini satelliti o veicoli nell’atmosfera le informazioni sensibili di ogni nazione: basi militari, risorse energetiche o altro. Non sarebbe una novità. Il progetto potrebbe studiare anche il nuovo arrivato dallo spazio esterno, la gigantesca (100-200 km) cometa periodica Bernardinelli-Bernstein avvistata nel 2014, che si avvicinerà al Sole nel 2031 alla distanza di Saturno e poi si allontanerà per tornare tra 800 mila anni.

Sebbene partiti e finanziati per scopi diversi dall’Astronomia, questi progetti sono i benvenuti perché nelle foto di tutto il cielo che il telescopio Simonyi farà, verranno scoperti oggetti a luminosità variabile come stelle pulsanti o supernovae, nuovi asteroidi anche molto piccoli ma vicini alla Terra, e le mappe del cielo verranno pubblicate su Google come un nuovo, grande atlante del cielo.  Essa si affiancherà ad altri progetti di agenzie spaziali che cercheranno oggetti di passaggio tra i pianeti, per avvistare nuove comete e asteroidi. Tra essi, Comet interceptor, dell’ESA e JAXA, le agenzie spaziali di Europa e Giappone. Dotato di tre sonde interagenti, il Comet interceptor andrà a caccia di comete provenienti direttamente dallo spazio esterno, come 1I/‘Oumuamua o la recente cometa 2I/Borisov, perché fatte di materiale extrasolare “fresco” non modificato dalla radiazione del Sole. La caccia di oggetti in transito vicino alla Terra non si esaurisce in questi progetti; telescopi di allerta come il PANSTARR nelle Hawaii o il WFMT (Wide field Mufara Telescope) sulle Madonie scrutano il cielo per scoprire nuovi asteroidi, anche potenzialmente pericolosi per la Terra, comete o supernovae. Il WFMT in Sicilia sarà gestito dal Centro GAL Hassin, le cui attività sono coordinate da un’astronoma, ex allieva dell’Università di Padova, la dr.ssa Sabrina Masiero, che è Responsabile delle attività divulgative e scientifiche.

Non sappiamo se il Progetto Galileo, il PANSTARRS o il WFMT scopriranno nuovi oggetti interstellari di passaggio nel Sistema Solare o contribuiranno all’annosa discussione sulla natura di nuovi UAP. L’importante è che la Natura venga esplorata con osservazioni ed esperimenti, come vorrebbe Galileo. Aspettiamoci tante novità.

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