CULTURA

"Comandante": il film che rompe un tabù

15 ottobre 1940, Oceano Atlantico: il sommergibile della Regia Marina Comandante Cappellini, guidato dal capitano Salvatore Todaro, affonda un piroscafo belga, il Kabalo. Siamo all'inizio della Seconda guerra mondiale e si tratta di un’operazione tutt'altro che straordinaria; «Straordinario è quello che succede subito dopo – spiega nella sua video recensione Marco Mondini, storico della guerra e docente di storia contemporanea presso l’università di Padova –.  Il comandante italiano raccoglie i superstiti della nave affondata, poi li traina su una lancia di salvataggio, li ospita addirittura a bordo del sommergibile e infine li porta in salvo fino alle isole Azzorre rischiando la vita, quella dell’equipaggio e il proprio sommergibile».

Riprese e montaggio di Barbara Paknazar

Dall’episodio è stato tratto quest’anno il film Comandante, coproduzione Italo-belga diretta da Edoardo De Angelis: un film che hafinora ha incontrato un buon successo nelle sale ma ha anche destato un certo numero di critiche, riguardo sia l’accuratezza storica che il presunto messaggio. «Il film è storicamente molto attendibile – risponde sul primo punto Mondini –. Certo nei titoli di coda non si nota la presenza di un consulente storico, ma per la lavorazione è stata chiamata in causa la marina militare. La ricostruzione della vita nel sommergibile, dei combattimenti e della navigazione è ineccepibile. Il regista De Angelis si è certamente preso qualche piccolissima libertà, ma questo in definitiva non inficia il fatto che si tratta di un magnifico film di storia della Seconda Guerra Mondiale, e questo è probabilmente l'aspetto più interessante della pellicola».

Dopo il ’45 infatti, secondo lo storico, la guerra ha rappresentato una sorta di tabù per il cinema nazionale, «a meno che gli italiani non fossero delle vittime, oppure che non ci si affidasse al registro della commedia. Di tutto questo in Comandante non c'è traccia». Per questo, nell’analisi di Mondini, si tratta di un film complesso e a più livelli, dominato dalla figura di un Todaro magistralmente interpretato da Pierfrancesco Favino. Un film complessivamente non politico né ideologico, ma che può farci riflettere su alcuni aspetti della storia italiana.

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