foto facebook Melusia
I fiumi sono da sempre luoghi prediletti dalle comunità umane: lungo i loro corsi si sono sviluppati insediamenti e città, e rappresentano una delle principali vie di comunicazione e di commercio. Ma come viviamo, in questo momento storico, la “relazione fluviale”?
Alberto Salvetti è un artista, scultore e performer, che si è inventato una nuova maniera per esplorare i fiumi: con il suo progetto “Le voci nel fiume” sta organizzando una carovana fluviale, lunga con 118 chilometri, che parte da Vicenza e arriva a Venezia. L’idea è di percorrere ad una velocità “dolce” i corsi d’acqua che collegano le due città – passando anche da Padova – per raccontare e per capire come stiamo trattando queste antiche vie di comunicazione.
“Da sempre ho una grande passione per la biodiversità – racconta Alberto Salvetti – e l’acqua rappresenta l’essenza stessa della vita: spesso ce ne dimentichiamo, e la usiamo solamente come veicolo per allontanare da noi la spazzatura e le cose che non ci piacciono. Con questo progetto voglio concentrarmi sul racconto fluviale per fare un ragionamento sull’acqua all’interno della nostra società”.
Durante la navigazione la carovana di rematori esplorerà le rive del fiume e raccoglierà campioni di acqua e di sporcizia, anche grazie all’aiuto dei volontari. “L’arte è funzionale alla creazione di rapporti sociali – continua Alberto – oltre che utile per far emergere spunti di riflessione. Per questo ho scelto di navigare per cinque giorni, lentamente, assieme a un gruppo di esperti, politici, imprenditori e creativi con i quali costruiremo un dialogo e un racconto utile a far capire la situazione dei fiumi”.
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Una volta arrivati a Venezia la performance si concluderà con uno scambio. I rifiuti raccolti durante il percorso verranno raccolti in speciali cassonetti-acquario, gli stessi cassonetti che contengono alcuni esemplari di pesci autoctoni, che a loro volta verranno liberati nelle acque della laguna. Questo particolare tipo di acquario fa parte dell’installazione “C’è vita ancora”, sempre a cura di Alberto Salvetti: lo scopo di questa azione non è quello di mostrare gli animali in cattività, ma far conoscere alcune delle specie che popolano questi fiumi, spesso difficilmente individuabili anche a causa della torbidità delle acque.
Nessun tipo di crudeltà verso gli animali: le anguille – ovvero i pesci che diventeranno attori durante la performance – sono tipiche delle zone della laguna, e che una volta tornate nel loro habitat naturale faranno esattamente il percorso inverso rispetto a quello della carovana fluviale, risalendo il fiume. Si tratta tra l’altro di una specie molto resistente, rustica e anossica, che per riprodursi compie un viaggio lunghissimo per raggiungere un solo luogo del mondo, il mar dei Sargassi.
“Anch’io come molte persone avevo il rifiuto dei rifiuti del fiume – aggiunge Alberto – mi dava fastidio arrivare e vedere un ambiente contaminato. Sono partito da questo per poi accorgermi di come in realtà tutto sia collegato, dai piccoli torrentelli che scoprivo in montagna, alla flora e alla fauna che ritrovavo in città”.