SOCIETÀ

La grande migrazione prossima ventura

Il mare è calmo, le altre condizioni al contorno sono favorevoli ed ecco che sono ricominciati i viaggi della disperazione. In ottocento, nelle ultime ore, partiti dal Nord Africa sono giunti a Lampedusa.  Li chiamano “migranti clandestini” senza accorgersi che sono persone. Persone che preferiscono mettere a repentaglio la loro vita per sfuggire a un’esistenza nei loro paesi che considerano insostenibile. 

Eppure queste persone in condizioni di bisogno suscitano paura. Anzi, addirittura panico, che rileva la giornalista americana Sonia Shah nel libro che ha da poco pubblicato con la Bloomsbury Publishing, The Next Great Migration. Un libro da leggere perché la scrittrice di origini indiane – i suoi genitori sono medici trasmigrati dall’India agli USA – ha il grande merito di proporre una visione naturalistica delle migrazioni. Lei parla di tutti gli esseri viventi che si muovono per il pianeta. E rileva che, negli ultimi decenni, i flussi migratori di animali, di piante, di funghi e di microrganismi sono decisamente aumentati, soprattutto a causa dei cambiamenti climatici. Sonia Shah cita studi che hanno preso in esame alcune migliaia di specie, trovando che negli ultimissimi decenni dal 40 al 70% hanno modificato la loro distribuzione areale con una direzione univoca: tutti si dirigono verso nord. 

Verso luoghi più freschi. Lo fanno, per esempio, le farfalle tanto in America del Nord quanto in Europa. Anche le creature marine si muovono verso nord, spostandosi in media verso aree fresche al ritmo di settantacinque chilometri per decade. Alcuni si spostano con maggiore velocità: i merluzzi nell’Atlantico migrano con una velocità quasi tripla: duecento chilometri per decade. Altri sono più lenti. Anche i polipi che formano i coralli, ritenuti specie pressoché immobili, sono in marcia verso acque più fresche: gli Acropora hyacinthus e gli Acropora muricata, lì nelle acque del Giappone, si stanno spostando verso nord a una velocità di quattordici chilometri per decade. Lo fanno anche gli organismi più piccoli. Alcuni cacciatori del nordovest dell’Alaska hanno trovato sotto la pelle degli uccelli selvaggi catturati dei parassiti che sono tipici della British Colombia, che si trova oltre 1500 chilometri più a sud.

Si muovono le piante, che tendono a scalare le montagne nel tentativo di trovare un po’ di refrigerio. Sull’Himalaya, per esempio, alcuni alberelli, i rododendri e i meli, dal 1880 a oggi sono saliti di diciannove metri per decade, trascinandosi dietro gli insetti che vivono tra i loro rami e le loro foglie. 

Lo fanno gli umani, in modalità diverse. In questo momento, secondo l’UNHCR, l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di rifugiati e migranti in genere, ci sono 80 milioni di persone forzate a vivere lontano dalle loro case. Quasi tutti in paesi a basso reddito. Quasi la metà di questo enorme numero di persone si è spostata all’interno del suo stesso paese. L’85%, la quasi totalità, si è spostata in paesi in via di sviluppo. Solo il 15% ha raggiunto i paesi ricchi, tra cui il Nord America e l’Europa. 


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Sì, è vero: le migrazioni umane non sono caratterizzate dagli stessi vincoli, biogeofisici, degli altri esseri viventi, ma anche da vincoli culturali e politici. Il che provoca una differenza con il resto della natura. Le migrazioni degli altri esseri viventi possono causare rottura, talvolta catastrofiche, di equilibri. Ma la reazione del resto della natura è l’adattamento: la costruzione di nuovi equilibri. Le migrazioni umane, invece, suscitano molto spesso paura. Anzi, panico, come scrive e documenta Sonia Shah in un intero capitolo del suo libro, il secondo, intitolato per l’appunto Panic.

Ma è un panico non giustificato, documenta Sonia Shah. Non è vero, infatti, che i migranti che raggiungono i paesi più ricchi dell’Europa e del Nord America determinano una diminuzione della sicurezza. Non è vero neppure che costituiscono un rischio sanitario: non c’è alcuna prova che i migranti umani abbiano portato malattie sconosciute in occidente provocando serie conseguenze sanitarie. Quanto al rischio economico, non è vero che i migranti sono un costo per chi li ospita. È vero invece il contrario: i migranti apportano ricchezza. Fanno più ricchi i paesi dove arrivano. Sono un’opportunità.

Ecco, dunque, il succo del lavoro di Sonia Shah, figlia di migranti. Le migrazioni nell’ambito della biosfera costituiscono un’opportunità. In genere, nel medio e lungo periodo generano un aumento della biodiversità. In ogni caso le migrazioni sono un carattere costitutivo della vita.

Anche le migrazioni degli umani costituiscono un’opportunità. Basta osservare la storia profonda dell’umanità per rendersene conto. Homo sapiens, la nostra specie, è nato in Africa e si è diffuso in meno di centomila anni in tutto il pianeta, con una capacità di migrare che ha superato ogni confine naturale. Non solo i sapiens, altre specie del genere Homo hanno mostrato un analogo impulso a migrare, con una capacità incredibile di superare ogni tipo di ostacoli. È proprio nei giorni scorsi che un gruppo di genetisti ha trovato le prove che i Polinesiani hanno attraversato il Pacifico per intero e sono arrivati fino in Sud America, “scoprendo” quel continente alcuni secoli prima di Cristoforo Colombo. E hanno avuto rapporti, anche sessuali, con i nativi americani. Con una doppia contaminazione, dunque: genetica e culturale.

La civiltà umana è frutto di queste migrazioni e di queste contaminazioni. D’altra parte, basterebbe studiare la storia della “città creative” del mondo, passate e attuali, da Alessandria d’Egitto in epoca ellenistica alla California attuale, per rendersi conto che quasi sempre si tratta di luoghi ove si sono incontrate popolazioni diverse con culture diverse. Il mix ha generato creatività. E la creatività ricchezza. Spirituale e materiale. 

D’altra parte, sostiene infine Sonia Shah, non c’è da farsi soverchie illusioni, per chi le nutre. Le migrazioni di microrganismi (virus compresi), funghi, piante, animali e umani continueranno. Dunque, attrezziamoci a governare al meglio e a trarre tutte le opportunità dalla grande migrazione prossima ventura.

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