SOCIETÀ

Vaccini&Politica. “Sui brevetti andare oltre il modello liberista”

Si può contare sui vecchi strumenti legali per far fronte a una pandemia che non è più solamente un problema sanitario, ma mette a rischio la tenuta dell’intera società? E come conciliare gli interessi dei colossi della biomedicina con le esigenze della salute pubblica? È una riflessione a tutto campo quella che Renzo Guolo, sociologo dell’università di Padova oltre che autore ed editorialista noto a livello nazionale, affida a Il Bo Live a proposito della campagna vaccinale in corso.

Da parte dell’Unione Europea c’è stata una grossa sottovalutazione dei rapporti di forza rispetto alle grandi compagnie farmaceutiche – spiega Guolo –; non si tratta però di un fatto casuale, considerato che nella Commissione attualmente prevalgono le forze conservatrici, popolari e liberali, che in qualche modo hanno dato per scontato che una situazione eccezionale come questa potesse essere risolta dentro una dinamica di mercato”. Con il risultato che oggi l’Ue non riesce neppure a esigere il rispetto degli accordi presi: “eppure dietro al problema sanitario, pure importante – pensiamo agli oltre 100.000 morti in Italia – c’è anche la distruzione del tessuto sociale e produttivo e l’aumento delle disuguaglianze. Problemi che esigono risposte rapidissime”.

Intervista di Daniele Mont D'Arpizio; montaggio di Elisa Speronello

Intanto, mentre i piani nazionali di vaccinazione arrancano in molti Paesi europei a causa della scarsità delle forniture, i colossi farmaceutici fanno affari d’oro: per i big anti Covid nel 2021 si attendono profitti raddoppiati a 71 miliardi di dollari, mentre già oggi la loro capitalizzazione è aumentata di 160 miliardi rispetto a prima della pandemia. A brillare, più ancora di colossi come AstraZeneca, Johnson & Johnson e Pfizer (che pure vedono impennare i loro utili) sono soprattutto imprese più giovani e performanti come BioNTech (che ha più che triplicato il suo valore azionario da 7,6 a 24,7 miliardi di dollari), Moderna (che l’ha quasi decuplicato da 6,5 a 56,2 miliardi) e Novavax, che sta sviluppando un nuovo vaccino e che è addirittura passata da 93 milioni di dollari a 13,7 miliardi, con un rialzo del 4.600%.

Cifre enormi che, a fronte di oltre due milioni e 660 mila morti in tutto il mondo, spingono più di qualcuno a interrogarsi, soprattutto se intanto la gente continua ad ammalarsi a causa della scarsità dei preparati vaccinali. Tanto che Cina e Russia stanno avendo buon gioco ad usare i vaccini di loro produzione come strumento di proiezione della propria influenza: “Dietro la partita dei vaccini si gioca anche un contenzioso geopolitico – prosegue lo studioso –. Anche da questo derivava la necessità di pensarsi in una logica non meramente di mercato. Il paradosso è che oggi proprio i fautori della ortodossia mercatista, percepita come ideologia fondativa dell’Occidente, stanno fornendo spazio a quelli che vengono percepiti come competitor strategici, in primo luogo Cina e Russia”. In questo senso è comprensibile la decisione del governo Draghi di bloccare l’esportazione di vaccini: “non si tratta di una mossa ‘sovranista’, perché pone in qualche modo la questione del rispetto dei vincoli di mercato. Sarebbe però totalmente da ridiscutere anche l’impostazione di fondo”.

Si doveva lavorare sulla cessione dei brevetti, per produrre localmente e rispondere alla domanda di salute e di tutela sanitaria della coesione sociale proveniente da i territori Renzo Guolo

I farmaci salvavita devono dunque essere considerati bene comune? “Sì, in questo caso sì. C’è sicuramente la questione della tutela della proprietà intellettuale, anche se spesso si tratta di ricerche condotte con input importanti di fondi pubblici, ma è altrettanto ovvio che di fronte a una pandemia mondiale si dovrebbe affrontare il tema da altro un punto di vista. Le aziende che hanno prodotto ricerca non vanno penalizzate, le forzature rischiano sempre di diventare un boomerang, ma fin dall’inizio si doveva lavorare sulla questione della cessione del brevetto, per produrre localmente e rispondere alla domanda di salute e di tutela sanitaria della coesione sociale proveniente dai territori”. Un tema che potrebbe riproporsi anche in futuro: “Di fronte a un’altra o ad altre pandemie mondiali di questo tipo, che speriamo eccezionali ma che potrebbero ripetersi, possiamo permetterci un’altra recessione mondiale di questo tipo?  Non stiamo parlando di pericolose misure messe in piedi da nostalgici di altri sistemi: è la stessa Organizzazione Mondiale del Commercio ad aver legittimato con il protocollo di Doha la possibilità che queste cessioni vengano effettuate. Con un po’ di fantasia creativa anche i vaccini potevano rientrare pienamente in questa previsione”.

“Credo che la proprietà privata, anche quella dei brevetti, vada giustamente tutelata fino al limite in cui non entra in conflitto con l’esigenza della collettività alla propria salvaguardia – conclude Renzo Guolo –. Le due cose non sono necessariamente contradditorie; si tratta solo di capire che la torta va ridisegnata in maniera che non vi sia il superprofitto da una parte e dall’altra gli Stati costretti ad attendere le decisioni del mercato. Bisogna ogni tanto rivendicare un sano primato della politica, che non significa tornare a vecchi schemi”.

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