SCIENZA E RICERCA
L'editoriale. Virus nei ghiacci? Il riscaldamento climatico è "tornato"
Virus intrappolati nel ghiaccio e pronti a uscire a causa del riscaldamento climatico. Nei giorni scorsi si è diffuso questo tema, a tratti fantascientifico e a tratti con elementi interessanti. Rappresenta, perlomeno, un modo per trovare connessioni tra il climate change (di cui nessuno parlava più da mesi) e le pandemie.
All’inizio di quest’anno è uscito un paper (in pre-print, cioè senza la peer review) dove si dà conto di una scoperta fatta in Tibet dove, con un carotaggio, si è studiata una porzione di ghiaccio con all’interno organismi di 15mila anni fa. Cosa c’era all’interno? Molti microbi, batteri e anche dei virus. In particolare, hanno trovato tracce genetiche di 33 ceppi virali di cui solo 4 appartengono a generi noti. Una grande biodiversità: ma non ci deve stupire. La notizia è stata ripresa e diffusa perché si paventa la possibilità o il timore che alcuni di questi bacilli possano riattivarsi, tornando in vita. Ci si preoccupa perché questi micro organismi sono appunto nel permafrost e nel ghiaccio, minacciati dallo scioglimento a causa del cambiamento climatico. Si tratta dell’ultima di numerose notizie che negli anni si sono accumulate. Al di là della plausibilità o meno del rischio, è interessante parlarne perché è ennesima riprova che le perturbazioni ambientali possono dare pericoli anche per la salute umana. Ci suggerisce che per il riscaldamento globale non c’è un vaccino. C ricordiamo che nei luoghi in cui avviene lo scioglimento dei ghiacci e del permafrost ci sono interessi economici umani impressionanti per le riserve di giacimenti petroliferi e di gas naturale. Prendiamo spunto da ricerche come queste non tanto per i messaggi catastrofistici ma per ricordarci come – anche sei nei media non se ne parla più– il cambiamento climatico è ancora in atto e l’attenzione deve rimanere alta.