SCIENZA E RICERCA
Luna (e Marte) all'orizzonte: nuovi ruoli per gli astronauti del futuro
Foto: Adobe Stock
L’attesa è alta e i preparativi fervono. Il momento in cui l’essere umano toccherà di nuovo il suolo lunare, nei prossimi anni, segnerà una tappa importante che aprirà la strada, sul lungo periodo, all’esplorazione planetaria umana. Gli occhi ora sono puntati sul programma Artemis, frutto di una cooperazione internazionale che, insieme alla Nasa, vede in campo l’European Space Agency, la Japan Aerospace Exploration Agency e la Canadian Space Agency. Dopo il successo di Artemis I, che ha permesso di testare la navicella spaziale Orion, il razzo Space Launch System (SLS) e i sistemi di terra al Kennedy Space Center di Cape Canaveral in Florida, ora è la volta di Artemis II che nel 2024 porterà una donna e tre uomini intorno al nostro satellite. I quattro astronauti selezionati e presentati negli scorsi mesi sono Christina Hammock Koch, Victor Glover, Reid Wisemane della Nasa e Jeremy Hansen della Canadian Space Agency. La loro missione sarà quella di confermare che tutti i sistemi della navicella funzionino come progettato con l'equipaggio a bordo, nell'ambiente reale dello spazio profondo. Il test di volo aprirà la strada alla fase successiva del programma, Artemis III, destinata al vero e proprio allunaggio. La Luna costituirà il banco di prova per testare le tecnologie alla base della colonizzazione ultima dell’uomo, che è quella di Marte.
Va da sé che in questi nuovi ambienti gli astronauti, come operatori sul campo, avranno ruoli nuovi e di primo piano: dovranno effettuare indagini geologiche, recuperare campioni e raccogliere dati per raggiungere obiettivi scientifici specifici. Per tale ragione l’addestramento sulla Terra diventa un passaggio importante. Anche di questo si è parlato nei giorni scorsi a Padova in occasione dell’European Lunar Symposium, che ha riunito oltre 200 scienziati, scienziate e rappresentanti di agenzie spaziali di tutto il mondo per discutere della futura esplorazione robotica e umana della Luna. Durante la conferenza è stata data particolare enfasi alla scienza e alla tecnologia delle future missioni esplorative, all'utilizzo delle risorse in situ e alla presentazione dei risultati degli studi di missione preparatori alla futura esplorazione umana della superficie lunare.
L'astronauta dell'Esa Matthias Maurer, presente a Padova per l'European Lunar Symposium, durante il corso Pangaea nel 2019. Foto: Esa–S. Sechi
Come anticipato, non poteva mancare una riflessione sulle nuove competenze che saranno richieste in futuro agli astronauti. Proprio in questa direzione, negli ultimi anni l’European Space Agency ha puntato a formare una nuova figura di esploratore spaziale, in grado di comunicare efficacemente con gli scienziati e gli ingegneri sulla Terra, e di porsi come interlocutore nella progettazione di future missioni. Una volta che gli astronauti iniziano ad andare su altri pianeti – e quel momento ormai non è lontano – devono saper essere autonomi nelle decisioni e consapevoli di ciò che uno scienziato si aspetta da loro. Devono essere in grado di esaminare la geologia e la topografia di ambienti alieni. Fino a non molto tempo fa questi professionisti avevano una formazione soprattutto ingegneristica per vivere e lavorare nella stazione spaziale ed erano privi di conoscenze di lettura geologica del territorio, dato che finora questo era un aspetto secondario. Ma ora le necessità sono cambiate.
Per questo nel 2016 l’Esa, in collaborazione con il Centro di ateneo di studi e attività spaziali “Giuseppe Colombo” e il Dipartimento di Geoscienze dell’università di Padova, ha avviato il corso Pangaea che fornisce agli astronauti nozioni di geologia terrestre, lunare e marziana alternate a escursioni sul campo durante le quali vengono illustrati campioni simili a quelli che gli esploratori spaziali potrebbero incontrare sulla Luna o su Marte. Imparano, inoltre, come muoversi su una superficie planetaria: guardando l’immagine da satellite devono “leggere” il territorio e la sua geologia, esaminare sul campo gli affioramenti rocciosi e stabilire le priorità di campionamento, seguendo il metodo classico di lavoro di un geologo di terreno. Tra gli allievi di questi anni astronauti dell'Esa come Luca Parmitano, Matthias Maurer, Samantha Cristoforetti, Alexander Gerst, Andreas Morgensen, e della Nasa come Kathleen Rubins e Stephanie Wilson.
Dell’argomento abbiamo parlato con Matteo Massironi e Riccardo Pozzobon, geologi dell’università di Padova, referenti scientifici del programma Pangaea e membri del comitato organizzatore del congresso, che hanno raccontato a Il Bo Live l’esperienza di questi anni. Il programma di addestramento dell’Esa è stato recentemente oggetto di una pubblicazione scientifica su Acta Astronautica di cui i due docenti sono coautori.
Servizio di Monica Panetto, riprese e montaggio di Barbara Paknazar