CULTURA

"Luoghi destinati a suscitare meraviglia". Andare per orti botanici (in Italia)

"Cos’è oggi un orto botanico? Nei secoli i loro curatori e i loro prefetti (così si chiamano i direttori negli orti botanici) avrebbero risposto senz’altro cose molto diverse tra loro: è luogo di insegnamento e farmacia en plein air, giardino di acclimatazione di piante esotiche e di studio delle loro caratteristiche, Wunderkammer botanica pensata per stupire il visitatore, insieme di piante catalogate e divise in base alla famiglia di appartenenza, raccolta di collezioni scientifiche strutturate in ordinamenti, museo, luogo di conservazione della biodiversità e di divulgazione scientifica. Comunque e sempre spazio in cui si amano le piante, tutte, indistintamente, ognuna per le sue specifiche caratteristiche".

Andare per Orti botanici (il Mulino), libro della giornalista e divulgatrice scientifica Alessandra Viola e del botanico e agronomo Manlio Speciale, curatore dell’Orto botanico dell’università di Palermo, offre una mappa dei più importanti giardini botanici universitari, raccontati con cura e approfondimento storico e scientifico, e in chiusura propone una selezione di altri gioielli verdi presenti in tante città italiane. Gli autori ci accompagnano in un viaggio di esplorazione tra alberi secolari e piante rare, fatti storici e leggende: il risultato è un libro che si presenta come una guida ricca e agilissima, da leggere tutta d'un fiato o saltando da un capitolo all'altro per esplorare i diversi luoghi narrati, assecondando gusti personali e umori di passaggio.

Padova, Torino, Bologna, Pisa, Firenze, Roma, Napoli, Palermo, a cui si aggiungono altre “pepite verdi” nelle città di Genova, Pavia, Milano-Brera, Ferrara, per citarne alcune, “dove passeggiare con poeti e fantasmi, cercare tesori, rubare ricette segretissime, avvistare pianeti, entrare in palazzi da favola e naturalmente lasciarsi ammaliare dai colori, dalle forme e dai profumi delle piante”.

"Gli Orti botanici sono luoghi destinati a suscitare meraviglia […] Suscitare stupore è una delle missioni non scritte (ma connaturate) di queste istituzioni", spiegano gli autori. Quelli italiani sono i più antichi del mondo, strettamente legati al territorio in cui sorgono, nati nel Cinquecento con lo scopo di "piantar, disponer et conservar li semplici", da simplicia ovvero "i rimedi semplici, le stesse piante utilizzate come medicamenti base, in contrapposizione ai composita prodotti mescolando più piante". 

Luoghi di studio e al tempo stesso giardini dalla seducente bellezza Andare per orti botanici

"Ho vissuto per qualche tempo a Palermo e lì ho conosciuto Manlio Speciale. Sono tornata anni dopo per una visita all'orto botanico e ci siamo rincontrati, proprio in quell'occasione è nata l'idea di questo libro - spiega Alessandra Viola al Bo Live, giornalista e autrice con Manlio Speciale di Andare per Orti botanici -. Condividiamo una grande passione per il verde e abbiamo pensato di proporre un'opera che, a nostra avviso, nel panorama editoriale ancora mancava: una guida rigorosa dal punto di vista scientifico ma anche piacevole da leggere. A Manlio è stata affidata tutta la parte di revisione scientifica, io mi sono occupata della narrazione. Infine, attraverso un lavoro di paziente mediazione, ogni capitolo è stato rivisto anche dal direttore (prefetto) dell'orto botanico corrispondente. Ognuno ha riletto il proprio, volevamo che tutti fossero soddisfatti e si sentissero orgogliosi del risultato finale". 

Immaginiamo un tour ideale alla scoperta degli orti descritti nel volume: da quale possiamo iniziare e quale potremmo consigliare per il gran finale? 

"Io chiuderei in bellezza con Padova, non per piaggeria, ma perché iniziare dall’orto padovano significherebbe forse rischiare di rimanere un po’ delusi continuando il viaggio. Il punto è che a Padova si intrecciano antico e moderno, tutto è ben organizzato, ci sono tantissime piante particolari e storie. Gli altri orti sono più piccoli e con meno varietà, pur restando bellissimi: diciamo che Padova può offrire sicuramente il gran finale. Si dovrebbe iniziare da qui, ma io scelgo di chiudere. Aprirei invece con Palermo, per soddisfare un mio gusto personale: in questo orto mi sono piacevolmente persa un paio di volte, perché ti regala la sensazione di essere totalmente immersa in un mondo sconosciuto, bello e straniante, tra viali di ficus e frutti cotonosi. È un libro aperto di botanica pieno di leggende di piante, fantasmi e uomini. Proprio a Palermo scopriamo una bella storia di ingegno umano: quella che racconta del prefetto Francesco Bruno che, negli anni Cinquanta del Novecento, riesce a salvare l’orto dallo smembramento, programmato per far spazio a una strada larga 32 metri destinata ad attraversarlo, costruendo in quel punto di passaggio, in una notte, il finto portale di una chiesa. Il giorno dopo ne segnala la presenza all’università e chiede subito l’intervento della Soprintendenza per tutelarlo come bene di interesse storico-artistico”.

Storie avvincenti e rocambolesche di successi e fallimenti, salvataggi e cadute… 

"Oltre a quella di Palermo, nel libro ne raccontiamo tante altre. Mi piace anche quella legata all'orto botanico di Napoli, una storia in realtà tremenda e decadente, soggetta ad alterne vicende: a un certo punto, durante la seconda guerra mondiale, lì vengono aperte le cosiddette colture di guerra e gli stessi napoletani ci fanno i loro orticelli a scopi alimentari, dimenticando vincoli e tutele per la protezione di piante antiche e di pregio. Tra il 1944 e il 1945 l’orto viene occupato dagli alleati che fanno strage di quello che doveva essere preservato, usano gli spazi verdi per giocare a pallone, strappano gli antichi codici degli erboristi. A un certo punto l’orto riesce a rinascere dopo lo sfacelo per tornare, ahimè, a soccombere con il crollo, all’interno dell’orto stesso, di una parte della facciata del grande Albergo dei poveri, a causa di un terremoto. Gli orti botanici sembrano luoghi sospesi, ma nel bene o nel male, hanno attraversato il loro tempo. Sono legati strettamente all’epoca e al luogo in cui si trovano”.

Questi luoghi custodiscono ciò che abbiamo al mondo di più prezioso: la biodiversità vegetale. Per loro tramite si celebrano le piante, madri e regine dei viventi Andare per orti botanici

Esiste un modo corretto di visitare gli orti botanici? Una regola, un ordine, una disciplina che ci permettano di godere pienamente di questi musei verdi? Spesso, visitando una galleria d'arte, ci ritroviamo a vagare smarriti tra le sale, senza coordinate. Il rischio di non comprendere davvero quello che si sta ammirando è ancora più alto in un orto botanico.

“Senza togliere nulla alla spontaneità e al piacere che si può provare esplorando questi luoghi in maniera libera, mi sembrerebbe in effetti utile affrontare la visita con una certa consapevolezza, magari arrivando preparati dopo aver letto qualcosa, un saggio, un articolo di divulgazione: altrimenti, si rischia di farsi incantare i sensi, passeggiando nel verde, senza però aver riconosciuto la pianta più antica o quella più curiosa. Alcuni orti botanici custodiscono delle vere e proprie chicche, che difficilmente si possono ammirare altrove. L’orto botanico è un giardino e al tempo stesso è un museo che ospita delle opere tutte da scoprire, ma che possono passare inosservate”. 

Quale sarà il destino di questi luoghi? Cosa accadrà nel prossimo futuro?

"Sono destinati a diventare sempre più importanti, ad aumentare nel numero e a incrementare la ricerca al loro interno. Punti di riferimento lo sono già, ma lo saranno sempre di più: luoghi in cui sostenere e, a volte, ricreare un rapporto tra la popolazione e il mondo vegetale, una relazione perduta che dobbiamo recuperare. E poi ci aiuteranno sempre di più a capire come tutelare e proteggere la natura in questi tempi di cambiamenti climatici. Un grande lavoro in questo senso già viene fatto, per esempio con lo scambio dei semi, una pratica fondamentale”.

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