CULTURA

La matematica e le sue anime

Matematica dell’anima, anime della matematica. Tra tutte le scienze – ammesso che di scienza si tratti – da sempre la matematica è quella più affine a una dimensione più spirituale. Sarà che rimanda a concetti come quelli di infinito e di nulla e che – unica tra le scienze – permette di distinguere definitivamente tra proposizioni vere e non vere, con la sua eterea purezza e la sua perfezione ha affascinato menti di tutte le epoche. Se sulle proporzioni e l’armonia Pitagora fondò addirittura una setta pseudoreligiosa, Galileo ne Il Saggiatore scrisse che “questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi agli occhi, io dico l’universo […] è scritto in lingua matematica”, mentre dal canto suo Gödel cercò addirittura la dimostrazione logica dell’esistenza di Dio.

E si potrebbe continuare a lungo. Perché allora, si dirà, spesso fin dai banchi di scuola la matematica è percepita come la più arida e ostica delle materie? Un “mistero” sul quale indaga Vincenzo Vespri, matematico e docente presso l’università di Firenze con oltre 120 pubblicazioni scientifiche all’attivo, nel suo ultimo libro Le anime della matematica. Da Pitagora alle intelligenze artificiali (Diarkos 2024). “La verità è che la matematica è fondamentale, ma anche difficile – spiega a Il Bo Live lo studioso, che è anche consigliere presso il Ministero dell’istruzione e del merito per quanto riguarda il potenziamento dell’insegnamento delle materie STEM –. Può però essere resa appassionante, interessante e affascinante, ad esempio partendo dalle applicazioni concrete per arrivare in un secondo momento alla parte teorica: questo ad esempio è l'orientamento delle nuove linee guida ministeriali delle discipline Stem”.

Intervista di Daniele Mont D'Arpizio; montaggio di Barbara Paknazar

Del resto già alla fine degli anni ‘50 il matematico Jean Dieudonné, esponente di punta del cosiddetto gruppo Bourbaki, proclamava provocatoriamente ‘Abbasso Euclide!’ per denunciare l’inadeguatezza delle metodologie tradizionali di insegnamento. Un modo per provare a interessare più studenti a un ambito fondamentale non solo per il progresso per la conoscenza, ma anche per la crescita dell’economia e della società nel suo complesso. È quasi banale, infatti, sottolineare come la matematica sia determinante in tutti i maggiori progressi scientifici e tecnologici, dai computer alle telecomunicazioni, passando per la genetica e la finanza.

I padri della rivoluzione digitale, von Neumann, Shannon e Turing, erano matematici; oggi inoltre, grazie ad algoritmi sempre più precisi raffinati, siamo in grado di sequenziare l’intero dna umano in poche ore e a costi irrisori. Vespri nel suo libro ripercorre dalle origini la storia della matematica, evidenziando con stile chiaro ma profondo le tante umanissime vicende che stanno dietro a formule e teoremi. Alla ricerca appunto delle tante ‘anime’ che fin dall’inizio si agitano nella matematica, la più pura e astratta delle conoscenze ma anche potentissimo strumento per plasmare l’ambiente che ci circonda.

Un giorno i computer quantistici potrebbero permettere di simulare anche l’emisfero destro del cervello, quello delle emozioni e della creatività

Fino ai giorni nostri, nei quali con l’intelligenza artificiale vediamo addirittura la creatura sfidare i suoi artefici. Arriveremo mai all’algoritmo della coscienza? “È certamente una sfida – risponde Vespri –. Attualmente l’intelligenza generativa riprende gli aspetti della parte sinistra del cervello, quella che sovrintende al calcolo e al linguaggio; è probabile che un giorno i computer quantistici permettano di simulare anche l’emisfero destro, quello delle emozioni e della creatività: questo però richiederà nuova matematica, nuova informatica e nuova fisica”. 

Possibile dunque, ma anche auspicabile? “Ma sì! Non bisogna aver paura del futuro: dobbiamo saperlo gestire, non subirlo! Anche a scuola non si possono più proibire certi tools come chatGTP: dobbiamo piuttosto far sì che i ragazzi li sappiano usare in maniera intelligente. Si immagini anche che in uno dei programmi scolastici del 1895 c'era scritto che il pallottoliere poteva far male all'intelligenza!”.

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