SCIENZA E RICERCA
New data for new challenges. L’incertezza e l’impatto sulle scelte della vita.
Seconda puntata della nostra serie di interviste alle demografe e demografi che apriranno con le loro keynotes le diverse sessioni della Conferenza internazionale “New data for the new challenges of population and society” organizzata dal dipartimento di Scienze Statistiche dell’Università di Padova.
Oggi vi raccontiamo l’impatto della globalizzazione sul percorso e le scelte di vita delle generazioni più giovani. A riflettere su questo tema è Fausta Ongaro, demografa dell’Università di Padova.
Lo sviluppo delle politiche di globalizzazione economica a partire dalla fine degli anni ‘90 ha cambiato in modo molto sostanziale il mercato del lavoro, nel nostro paese come in molti altri. La precarizzazione sempre più diffusa nella condizione lavorativa ha comportato mutamenti anche radicali rispetto ai tradizionali percorsi di vita dei giovani adulti, che nel nostro paese sono piuttosto conservativi. L’incertezza economica ha generato un impatto anche sul fronte psicologico, su quello delle percezioni sociali e culturali. Di fronte a lavori precari e poco pagati o anche ben pagati ma a tempo determinato e con prospettive spesso ridotte, le persone giovani si trovano a dover operare delle scelte in condizioni di incertezza ben diverse da quelle della generazione precedente. I dati raccolti negli scorsi decenni confermano che l’incertezza in uno specifico ambito di vita, come quello lavorativo, familiare o della salute ad esempio, finiscono con l’influire sulle scelte a tutto tondo, dunque determinando anche l’intero percorso di vita delle persone.
I dati raccolti a partire dai primi anni 2000 raccontano, in particolare per quanto riguarda il percorso di transizione allo stato adulto da parte dei giovani e dunque le loro scelte di autonomia, di uscita dalla famiglia d’origine, di formazione di un nucleo proprio o della scelta di avere dei figli, raccontano di una generazione rimasta sospesa e in difficoltà rispetto alle generazioni precedenti. Con il rischio di trovarsi a operare delle scelte adulte quasi oltre il tempo massimo, soprattutto per quanto riguarda la scelta genitoriale.
I dati indicano differenze tra uomini e donne ma soprattutto tra contesti sociali e culturali diversi e tra paesi, che applicano misure di correzione, di welfare, di sostegno differenti. Nel caso dei paesi più improntati a un sistema liberale, dove non ci sono molte politiche di sostegno, la differenza la fa invece un mercato del lavoro più vivace, che se non dà necessariamente più sicurezza offre perlomeno più opportunità e possibilità di trovare impiego remunerativo. In un contesto più rigido e conservatore come quello italiano, al contrario, l’uscita dalla famiglia e il passaggio alla vita adulta sono spesso associate alla possibilità di avere in mano carte sicure, come una casa di proprietà o un lavoro più o meno sicuro, e dunque la precarizzazione e l’aumento dell’incertezza sul piano lavorativo hanno avuto e hanno effetti molto consistenti.
Guardando alla generazione dei millennials, dunque dei nati tra fine anni ‘80 e anni ‘90, i dati indicano ulteriori cambiamenti ma di segno diverso. L’uscita dalla famiglia sembra anticipata, anche se non è possibile ancora capire se questo sia un trend consolidato e per quale ragione. Potrebbe esserci la disponibilità e la spinta a cercare lavoro anche lontano da casa e dunque il fatto di uscire dalla famiglia sia associato alla ricerca di una opportunità economica migliore in un altro luogo. O potrebbe indicare una qualche forma di adattamento delle generazioni più giovani alla situazione di incertezza o una transizione in atto verso modelli familiari e scelte di vita più improntate allo stile dei paesi del Nord Europa. Una transizione simile sembra essere in atto anche in Spagna il che evidenzierebbe degli elementi in comune tra due paesi con modelli familiari ancora molto tradizionali e conservatori.
In ogni caso, lo studio di questi trend di cambiamento richiedono molti più dati di quanto sia possibile averne nell’arco di due decenni e dunque sono, al momento, solo indizi interessanti che aprono a possibili evoluzioni e cambiamenti che sarà necessario studiare nei prossimi anni.
Qui le altre interviste di questa serie:
Guido Alfani - La lunga storia delle disuguaglianze